Autore: Romano de Marco
Casa Editrice: Feltrinelli
Genere: Noir, thriller
Pagine: 348
Prezzo: 15.00
“Come ci si arriva a questo tizio?” “tramite il mio avvocato. È stato lui a mettermi in contatto. Era al corrente della mia predisposizione per un certo tipo di frequentazioni”. Bene. Ho un nome. Ora la seconda parte del programma. Dal terzo livello di queste brande non è difficile cadere e rompersi l’osso del collo. Decido di rendermi il compito ancora più facile. “sai, volevo chiederti…”dico mettendomi seduto e voltandomi verso di lui, “quando ti hanno arrestato, cosa facevi di preciso con quei bambini?” (Marco Tanzi pag 242)
Non c’è pace per la Milano contemporanea, dove la criminalità organizzata ha allungato i suoi numerosi, invisibili tentacoli fino a penetrare, indisturbata, perfino nelle alte sfere della polizia. Senza alcun tipo di ostacolo, i clan mafiosi sono i padroni indisturbati del mercato della droga e della prostituzione, finchè un giorno un piccolo commando indipendente rapina una banca privata, sottraendo dalle casse di quest’ultima una discreta somma di denaro appartenente a uno dei signori della droga. Lo scopo è quello di indebolire i clan e appropriarsi del mercato della droga. Il clamoroso gesto innesca una serie di violenze e ritorsioni tra entrambi i gruppi, che rischia di sfociare in una vera e propria guerra per le strade di Milano, dove anche i singoli cittadini possono diventare nuove vittime mentre la polizia brancola nel buio a causa di una serie di fughe di notizie che impedisce di arrestare i colpevoli. Ma il procuratore Enrico Salvemini ha dei sospetti su chi stia facendo il doppio gioco, aiutando i clan a mantenere il controllo della città. La mancanza di prove lo costringe ad agire per vie traverse, tuttaltro che limpide. Perchè la strada della giustizia può essere percorsa in molti modi e non tutti sono legali. Toccherà all’ex poliziotto Marco Tanzi scendere nuovamente in quell’inferno in terra che è il sistema carcerario italiano, per raccogliere le informazioni giuste e fermare definitivamente la guerra della droga. Un gioco pericoloso la cui posta in palio è la vita di sua figlia.
Bisogna conoscere il male per poterlo affrontare. Un vecchio adagio che è sempre vero. Solo che alla malvagità e alla crudeltà umana non c’è mai fine, specie se questa è il solo strumento per mantenere un potere. Romano de Marco, nelle pagine del suo ultimo giallo, città di polvere, mostra come al peggio non ci sia mai un limite aumentando sempre di più la perfidia di alcuni personaggi tanto da arrivare, ad un certo punto, a colpire il lettore fino nelle sue viscere. Un libro molto bello ed intenso che avrei apprezzato maggiormente se l’autore avesse evitato di passare, in alcuni capitoli, dalla forma narrativa in terza persona a quella in prima. Non perchè siano poco efficaci, sia chiaro è bello avere un contatto più intimo con i pensieri e le sensazioni di chi la vicenda la sta vivendo “per davvero”, ma perchè spezzano troppo con il ritmo narrativo. Tolta questa piccola pecca, contestabilissima da chiunque, ritengo che il nuovo romanzo di De Marco sia inquietantemente affascinante, ottimo per chiunque sia in cerca di un bel libro in grado di trasmettere emozioni davvero forti.