Oltre duemila studenti universitari tra i diciotto e trent’anni hanno partecipato al concorso è-book, indagine AIE, in collaborazione con Anvur, Cun e Crui, presentata oggi a Roma. Metà degli studenti di questa ricerca vogliono approfondire, mentre la restante parte si accontenta di studiare slides e formati digitali col solo fine di passare l’esame piuttosto che imparare. Se vogliono imparare davvero, cercano dappertutto, tra i libri e sul web. Se sono interessati a minimizzare gli sforzi rispetto all’esame, usano quel che è più funzionale. Le slides di lezione e le risorse web consigliate dal docente sono le uniche norme di studio che sono (almeno in parte) sostitutive e non integrative dei manuali, che restano comunque lo strumento principale per lo studio.
E’ disponibile da oggi inoltre un ebook a cura di AIE e Marina Micheli, Stili di studio degli universitari italiani tra carta e digitale sulle principali piattaforme online per la collana tutta digitale dei Quaderni del Giornale della Libreria.
La presidente del Gruppo accademico professionale di AIE Mirka Daniela Giacoletto Papas afferma “I dati e l’indagine ci confermano che è venuto il momento di smettere di discutere se i libri di studio devono essere di carta o digitale per tornare a parlare dei contenuti e dei modi migliori per stimolare i ragazzi ad approfondire, a non accontentarsi del minimo, perché “Il futuro è nei libri che leggi” come ci dice lo slogan bellissimo del vincitore dell’edizione 2013 di è-bookMatteo Zocchi. E, aggiungo, possono benissimo essere libri digitali. Carta e digitale appaiono come elementi naturali del paesaggio in cui i nativi digitali si muovono. Non li vedono in contrasto. Li usano entrambi, secondo le occasioni e le finalità del momento. Per gli editori è forse questo il messaggio principale che viene dall’indagine: come gli studenti “onnivori” delineati dalla ricerca, dovremo utilizzare tutte le possibilità che le tecnologie ci offrono. Ragionando su ciò che più è utile agli studenti. Approfondendo”.