Basta compiti! Non è così che si impara – Maurizio Parodi

Titolo: Basta compiti! Non è così che si impara
Autore: Parodi Maurizio
Casa Editrice: Sonda editore
Genere: saggio
Pagine: 150
Prezzo: 14.00 €

 

Basta compiti non è un libro provocatorio, né una facile ricetta per la scuola di oggi. È una riflessione seria, confortata da autorevoli metodi pedagogici, non solo sull’opportunità di un carico di lavoro a casa per gli studenti, ma anche e soprattutto sui metodi e gli obiettivi della scuola di oggi.

L’autore, Maurizio Parodi, è un  dirigente scolastico che da anni si batte per introdurre nella scuola nuovi metodi e concezioni. Si parte infatti da una sezione intitolata “compiti della scuola” in cui si richiama all’alto valore educativo dell’istituzione muovendo critiche anche feroci. Non si parla solo di compiti a casa, infatti, ma del modo in cui intendere l’esperienza educativa. Si vuole esortare gli insegnanti a rivedere il proprio lavoro per viverlo in modo più soddisfacente, creando un clima gratificante a beneficio di tutti, cercando di uscire dai vecchi cliché e dagli schemi ereditati dalla scuola del passato e mai superati.

La critica più forte che viene mossa è l’impermeabilità del sistema, la sua rigidità e nel contempo si sottolinea l’attenzione che deve essere data al bambino, al ragazzo. Un’asserzione interessante su cui riflettere è scritta a pagina 9: “i minori non godono degli stessi diritti degli adulti, sono meno uguali”. In effetti si danno per scontati tanti comportamenti nei confronti dei figli o degli allievi, ma non ci si riflette sopra abbastanza.

La seconda sezione è dedicata ai commenti in rete, nell’anno scolastico 2009/2010 sul network Ning,  effettuati anche da voci autorevoli ” tra insegnanti di diverso orientamento o parere, accomunati dalla medesima tensione etica e sociale”. Questa parte del libro, oltre ad essere un confronto tra pareri, fornisce anche altre indicazioni metodologiche.

Nel terzo capitolo vengono prese in considerazioni le posizioni di due grandi maestri della pedagogia: Gianni Rodari e Antoine De La Granderie. Del primo riporto questa citazione, che evidenzia come nella scuola la creatività sia una qualità ampiamente misconosciuta: “Non c’è poi da meravigliarsi se l’immaginazione, nelle nostre scuole, sia ancora trattata da parente povera, a tutto vantaggio dell’attenzione e della memoria; se ascoltare pazientemente e ricordare scrupolosamente costituiscano tuttora le caratteristiche dello scolaro modello; che è poi il più comodo e malleabile” (pag.103). Del secondo si evidenziano invece le indicazioni sul metodo di studio, di cui tanto si parla, che risulta fondamentale per il successo scolastico.

Infine un classico argomento: la scuola dell’accoglienza e dell’inclusione, un concetto  che nonostante sia dibattuto da anni è ben lungi dall’essere messo in pratica  ed evidenzia un reale paradosso: la scuola viene ritenuta valida quanto più è selettiva, in altre parole quanto più boccia allievi. Una contraddizione per qualsiasi istituzione che si rispetti: vantarsi dei propri insuccessi. Questo non vuole affatto dire che la scuola non deve puntare all’eccellenza, anzi. Si tratta di stabilire come, con quali mezzi e finalità. Il dialogo finale tra l’autore e Maurizio Maggiani è un sipario anche sull’Italia, sul suo rapporto con l’istruzione e la cultura.

Il libro di sicuro vuole esortare  gli insegnanti ad impegnarsi  in prima persona e non pensare che una volta raggiunta l’abilitazione e la cattedra si è a posto e si può riprodurre in modo meccanico e per tutta la vita un cliché, lamentandosi per gli scarsi risultati.

Mi permetto di aggiungere che non sarebbe male sentir dire a livello politico e istituzionale che la cultura è fondamentale, anche per “dare da mangiare” perché consente di interpretare il mondo e dare delle risposte adeguate e più efficaci. Certo non contribuisce a creare masse facilmente manovrabili… Gli insegnanti quindi dovrebbero essere trattati da professionisti, adeguatamente retribuiti, pretendendo da loro professionalità. Però: astenersi perditempo. Chi non è in grado di raccogliere la sfida educativa e sociale di questa epoca dovrebbe starne fuori, semplicemente.

Un saggio da leggere, anche per dissentire se è il caso, ma per non lasciar  passare in sordina occasioni preziose per un cambiamento e una ridefinizione necessari.

 

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Milanese di nascita, ha vissuto nel Varesotto per poi trasferirsi a Domodossola. Insegnante di lettura e scrittura non smette mai di studiare i classici, ma ama farsi sorprendere da libri e autori sempre nuovi.

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