
Autore: Nicola Vacca
Data di pubbl.: 2018
Casa Editrice: L'ArgoLibro Edizioni
Genere: Poesia
Pagine: 70
Prezzo: 14 €
Il dramma è l’altruismo/di chi non sa più ascoltare.
Voglio cominciare da questi versi per raccontare Almeno un grammo di salvezza di Nicola Vacca. Una raccolta poetica che squarcia la materia divina; e da questa ferita fuoriesce sacralità, non intesa come santità, ma come riappropriazione di una dimensione cardine che l’essere umano abita da sempre. E proprio questo punto è ribadito in maniera sopraffina nella prefazione di Gianfrancesco Caputo. Questa raccolta è già uscita nel 2011, ma il poeta e critico letterario pugliese la riconsegna al pubblico arricchita anche da altri versi. Dietro questa riedizione c’è l’esigenza di continuare un dialogo a cavallo tra fede e ragione, tra credulità e incredulità, tra misticismo e poiesi da cui nessun uomo può escludersi.
Se i corpi affamati urlano giustizia/la voce dell’anima ha bisogno di bellezza/di un significato ultimo/perché la carne è ferita/e troppo sangue è stato versato.
Come Giobbe, Nicola Vacca cerca la bellezza come ancora di salvezza alla quale solo l’anima può aggrapparsi. È questa entità che non tocchiamo, ma che percepiamo in tutta la sua potenza, in quanto guida ed essenza, che ci introduce alla visione privata ed eterna del bello e quindi del senso, senza il quale ogni nostro giorno diventerebbe inutile. E allora, davanti a questa confusione che gli occhi vedono, lo sguardo si rivolge verso l’interno, laddove tutto è puro. Di qui il bisogno di versi duri e oscuri, tutt’altro che salvifici, perché in essi si nasconde la necessità di una pulizia dell’anima e degli occhi della mente.
Quello di Vacca è il cammino di un pellegrino laico che non chiede a Dio di scendere sulla Terra, ma di rimanere al suo posto, per il semplice fatto che Egli abita ovunque. Non c’è una separazione tra sacro e profano, perché questa divisione non esiste. Tutto è già qui, in questo momento. L’alfabeto di Dio/ è davanti a noi/nessuno lo legge/ eppure è già rivelato.
Pertanto, cos’è la salvezza? Per Vacca è il ritorno al verso poetico lucido e scevro da ogni enigma. È la composizione di proposizioni elementari, mai tautologiche, mai del tutto vere, ma sempre frutto dell’intuizione. Il suo linguaggio aderisce alla sacralità della riflessione, che è vedere Dio nella sua forma pura. Egli compare davanti all’uomo nei silenzi, nel dolore, nel tormento, nella misteriosa sofferenza. Nessuno può dirsi ateo, perché nessuno si è mai salvato. Pertanto, anche un grammo di questa sostanza salvifica, buona come la manna e, proprio per questo, di cui non si può fare incetta per i giorni a venire, rinnova lo spirito e lo redime alla speranza di un attimo: un verso veloce, una poesia simile a un grido d’allarme.
La luce e le tenebre/si attraversano con l’amore/spiegazione di tutto/che dona un senso all’Universo.
Così la salvezza s’agita nel tormento; nel senso di appartenenza a quell’Uno dal quale siamo stati temporaneamente separati.