Autore: Matteo Grimaldi
Data di pubbl.: 2017
Casa Editrice: Camelozampa
Genere: Romanzo per ragazzi
Pagine: 143
Prezzo: 11,00
Mi sarebbe piaciuto potere incontrare faccia a faccia Matteo Grimaldi, libraio e scrittore di talento, e avere molto più tempo a disposizione per porre le molteplici domande che mi sono sorte durante la lettura del suo primo libro per ragazzi, La famiglia X, ma mi devo accontentare (per ora!) di un’intervista telefonica. Il libro, adatto a partire dai 13 anni, racconta di Michael, un ragazzino che vive in una famiglia disfunzionale e viene di conseguenza portato via dai servizi sociali, che provvedono ad affidarlo a una coppia…di papà. Le vicende si svolgono in un paesino di provincia in cui il diverso e il nuovo fanno paura, ma grazie a Michael – involontario oggetto di contesa e discussione – i numerosi protagonisti del libro si troveranno a dover cambiare prospettiva.
Domanda d’obbligo: perché hai scritto questo libro, com’è nata l’idea?
La sfida l’hanno lanciata le mie due editrici, Sara e Francesca di Camelozampa, che mi hanno chiesto di pensare a una storia per ragazzi. Io venivo dalla narrativa per adulti. Allora ho letto molto e ho riscoperto la magia e la bellezza delle storie che avevano riempito di avventura le mie giornate a tredici, quattordici anni. E poi mi sono imbattuto in un articolo. Raccontava l’esperienza di due donne che avevano avuto un ragazzino in affido. L’affido è un’esperienza diversa dall’adozione, perché sai già che si tratta di un rapporto a termine per sua stessa definizione. E quindi per scegliere di mettersi a disposizione di un minorenne “a tempo determinato” bisogna essere delle rocce. Inoltre mi colpiva il percorso emotivo che aveva fatto lui: inizialmente era molto scontroso – se la prendeva persino con il loro cane! – perché le vedeva come due estranee. Poi, un passo alla volta, si è invece instaurato un bellissimo rapporto. Ecco, ho pensato che quel ragazzino meritasse una voce. Naturalmente la storia è diventata tutt’altra.
Parlaci del protagonista, Michael. Chi è all’inizio del libro, e come cambia?
Michael vive con il papà e la mamma a Girone, un piccolo paese della provincia. La sua sembra una famiglia normale, ma tutti in fondo sanno che c’è qualcosa che non va. La storia parte immediatamente con l’irruzione nella sua vita delle forze dell’ordine che arrestano i genitori e da lì ha inizio la trasformazione del protagonista. Gli eventi lo costringono a cambiare, a cercare prima nella matematica, la materia che ama, e poi nelle persone che incontra l’equilibrio e la volontà di aprirsi agli altri e fidarsi. Gli incontri risultano determinanti: la signora Guerra, che lo tiene in casa per qualche giorno e ha più di un segreto da nascondere, Davide ed Enea, i due papà affidatari che ce la mettono tutta, pur non essendo perfetti, e Zoe, una nuova amica con un carattere incontrollabile.
Michael non è l’unico personaggio a vivere una trasformazione. Nel libro, le vicende sono trattate da vari punti di vista, e il lettore è invitato a calarsi nei panni dei personaggi, seguendone l’evoluzione. Chi è, secondo te, il personaggio il cui punto di vista cambia maggiormente?
Li ho fatti cambiare tutti, i punti di vista! La vita a volte gioca, ti prende come una pedina e ti appoggia in uno scenario nuovo, completamente stravolto. E allora devi metterti in gioco. È quello che succede a Zoe, per esempio, convinta che ci sia un momento in cui si debba accettare la resa, il fallimento. Succede alla signora Guerra, che custodisce un passato doloroso, di quelli che ti lasciano un buco incolmabile. Lei più che cambiare dovrà abbattere un muro per tornare a vedere dall’altra parte le sorprese che può riservare la vita. A volte può cambiare punto di vista anche un’intera cittadinanza.
Nel libro, emerge un chiaro invito a non lasciare che paure e pregiudizi ci impediscano di conoscere a fondo una persona perché pensa diversamente da noi. Quale credi possa essere un antidoto a questo problema, del quale capita a tutti prima o poi di fare esperienza?
Nel caso specifico di questo libro si tratta di un pregiudizio molto radicato, quello secondo cui una coppia omogenitoriale non sia idonea a crescere un figlio. Per combatterlo, il primo strumento è l’informazione, che bisogna aver voglia però di andare a cercare. Se non c’è davvero il desiderio di informarsi, è difficile cambiare idea.
Alla fine del libro, Michael trova la sua risposta alla domanda “cos’è una famiglia?”. Prova a descrivere cos’è secondo te una famiglia usando tre parole.
Domanda difficile! Direi sicuramente: comprensione, vicinanza, generosità. E se posso ne aggiungo un’altra: infinito. Perché la famiglia non ha limiti numerici, ma è composta da tutte quelle persone che incontriamo per caso o per destino, per chi al destino ci crede, e ci cambiano la vita.