A tu per tu con… Lars Kepler

Uno degli appuntamenti che abbiamo organizzato durante il Festivaletteratura di Mantova è stato con “i” Lars Kepler. Già “i” non è un errore, per chi non lo sapesse Lars Kepler è lo pseudonimo scelto da Alexandra Coelho Ahndoril e Alexander Ahndoril, rispettivamente marito e moglie, per scrivere a quattro mani. Intervistare due autori di un romanzo devo dire che è stato insolito, ma davvero piacevole. E’ curioso vedere come due persone si completino così, non solo nella vita, ma anche nella scrittura. Il nostro “botta e risposta” ve lo dimostrerà. Apparentemente una coppia comune, ma i numeri ottenuti da Lars Kepler sono da scrittore di primo piano. In Italia “L’ipnotista”, il libro d’esordio degli autori svedesi nel nostro paese, ha totalizzato oltre 250.000 copie vendute e 14 edizioni, i diritti di traduzione sono stati venduti in ben 37 paesi, ma non è finita. “The Hypnotist” è diventato un film con la regia di Lasse Hallstrom (regista di “Chocolat” e “Le regole della casa del sidro”), che debutterà nelle sale svedesi il prossimo ottobre. 

Come è organizzato il vostro modo di scrivere in coppia? Avete stili e idee differenti, come riuscite a conciliare e coniugare tutto questo in un unico libro?

Alexander: Certamente abbiamo stili differenti, sia io che mia moglie prima lavoravamo come scrittori indipendenti l’una dall’altro, poi abbiamo deciso di creare Lars Kepler ed è stato implicito che avremmo dovuto trovare un compromesso, io credo che abbiamo creato uno scrittore ex novo. Noi scriviamo tutto insieme, come vedere due pianisti che suonano tutto a quattro mani, è una costante fonte di ispirazione, un continuo processo creativo.

Ma sono davvero curioso, cosa succede praticamente quando scrivete? Come vi gestite?

Alexandra: Noi discutiamo e parliamo sempre delle nostre idee, scriviamo quello che realmente abbiamo nel nostro cuore. Nella pratica abbozziamo dei piccoli appunti che distribuiamo sul tavolo della cucina, come se stessimo creando un vero e proprio film, e poi Alexander scrive una parte, io ne scrivo un’altra per poi terminare scambiandoci email anche se siamo seduti alla stessa scrivania. Diciamo che non siamo sempre d’accordo, discutiamo ma non litighiamo nè ci lanciamo piatti per sostenere le nostre idee.
Alexander: Continuando a scambiarci email e post-it alla fine perdiamo di vista la nostra discussione, avendo creato Lars Kepler siamo più uniti che mai.

Da dove traggono ispirazione le vostre storie? Quale lavoro di studio sui vari argomenti che trattate c’è dietro ad ogni libro?

Alexandra: La nostra fonte di ispirazione è costituita principalmente dai film, ne guardiamo almeno uno al giorno. Dobbiamo stare però attenti avendo dei bambini piccoli, ai quali la visione diciamo che è vivamente sconsigliata. Una volta alla settimana andiamo in videoteca e noleggiamo un’infinità di dvd, poi li guardiamo insieme. Per quanto riguarda la ricerca ne facciamo molta, soprattutto su tecniche di investigazione e sulle ultime scoperte in ambito di medicina legale. Ma tutto ciò non ci basta, noi facciamo anche vere e proprie interviste a esperti e persone competenti.

Nella vostra ultima opera pubblicata in Italia, “La testimone del fuoco”, si tratta anche in parte dell’argomento medium, presentandolo poi come una finzione, un meccanismo psicologico instauratosi in uno dei protagonisti. Qual è la vostra opinione in merito all’ambito del paranormale, metafisico e religioso?

Alexander: Il paranormale è sicuramente un argomento difficile da trattare, certo è tutto possibile, ma nei racconti è necessario che vi sia una spiegazione logica degli eventi.
Alexandra: Per quanto riguarda la religione, io sono stata cresciuta come cattolica e ora faccio parte della chiesa svedese, io mi considero una persona religiosa, credo che questa caratteristica sia qualcosa con cui si nasce. Nel caso della medium, una delle protagoniste del romanzo, inizialmente cerca di fare soldi ma alla fine riesce a salvare molte persone.

Il personaggio principale di questo filone è l’ispettore Joona Linna, un personaggio dal cuore grande e caratterizzato da conoscenze e abilità fuori dal comune. E’ testardo e determinato, forse a volte irritante per queste qualità e per il suo modo di fare. Come è nato questo protagonista?

Alexandra: Nei gialli svedesi c’è sempre stato un personaggio alcolizzato, divorziato, tormentato, di mezz’età… noi volevamo allontanarci da questo clichè.
Alexander: Desideravamo creare un vero eroe, le nostre storie violente lo richiedevano.
Alexandra: Forse rispecchia un po’ anche le paure che abbiamo noi, io per esempio quando scrivo mi accerto sempre che la porta sia chiusa, mentre il nostro ispettore è impavido, non ha paura di nulla.

Una  curiosità, Joona è di orgine finlandese, quindi un immigrato in Svezia. L’immigrazioone è un tema importante e sempre attuale, come è considerata nel vostro paese?

Alexander: Per quanto riguarda l’immigrazione da parte dei finlandesi, non è un fatto nuovo, è sempre accaduto (Svedesi che si trasferivano in Finlandia e finlandesi che si trasferivano in Svezia).
Alexandra: Certo è una discussione molto attuale, basti pensare che nelle ultime elezioni per la prima volta ha ottenuto dei voti un partito razzista, penso sia terribile. Ci si accorge proprio del fatto che i confini invece di aprirsi si stanno chiudendo. In Svezia c’è molto spazio, siamo solo 9 milioni e abbiamo la superficie più estesa tra gli stati europei.

Aspettando di pregustare le cinque storie che ancora ci accompagneranno al fianco di Joona, potete darci qualche anticipazioooone sul prossimo capitolo?

Alexander: Naturalmente il prossimo libro riprenderà dove questo termina. Per Joona sarà un periodo molto duro, l’atmosfera sarà quasi infernale, ma non sarà il solo. Anche Sarah infatti avrà momenti molto difficili.

Voi vi “occupate” solo di crimine o vi piace leggere anche altri genere?

Alexandra: sì, ne abbiamo, ma ora Lars Kepler si è impadronito delle nostre vite e non ci lascia molti spazi.

In futuro tornerete a scrivere singolarmente o continuerete con Lars Kepler?

Alexander: Non lo sappiamo, è talmente bello scrivere insieme che non riesco più ad immaginarmi come scrittore indipendente.
Alexandra: E’ così divertente scrivere insieme, da soli è monotono e anche un po’ noioso. A noi piace condividere anche questo aspetto della nostra vita.

Con questa intervista avete l’opportunità di rivolgere un messaggio ai lettori, cosa vorreste dire loro?

Alexandra: Oh, wow! Per noi i lettori sono importantissimi, ci piace comunicare con loro. Vogliamo scrivere libri piacevoli da leggere, che intrattengano il lettore ma che siano anche spunto di riflessione su cose importanti. Sappiamo che i nostri libri sono spaventosi, ma vi promettiamo che tutto si aggiusterà e che ci sarà un lieto fine.

(Intervista realizzata con la collaborazione di Andrea Micheli)

Leggi anche la nostra recensione de “La testimone del fuoco” di Lars Kepler

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Riccardo Barbagallo

Lavoro da qualche anno nell'editoria, mi occupo di comunicazione per editori e autori e sono un digital addicted. Al contrario di altri, non mi posso definire un lettore da sempre, 'La coscienza di Zeno' in prima media è stato un trauma troppo forte da superare per proseguire serenamente la relazione con la lettura. Più avanti ho deciso di leggere un libro per piacere, e non per obbligo, ed è stato lì che ho capito quale sia la vera forza della lettura: la capacità di emozionare. Credo che sia questo il segreto, se così possiamo definirlo. Non ho più smesso.

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