Albert Espinosa i Puig è nato in Spagna (Barcellona) nel 1973. E’ uno scrittore, regista e sceneggiatore. Adolescente gli è stato diagnosticato un osteosarcoma a causa del quale ha subito l’amputazione di una gamba.Successivamente, qualche anno dopo, sono state necessarie l’asportazione di un polmone e parte del fegato. Ha trascorso in totale 10 anni entrando e uscendo dagli ospedali, esperienza da cui ha tratto ispirazione per la sua produzione teatrale, letteraria e cinematografica.A 19 anni ha iniziato gli studi di ingegneria industriale. In questo periodo ha cominciato anche a interessarsi al teatro. In Italia è conosciuto per la fiction “Braccialetti rossi”.
Nel libro “El mundo Amarillo” (Il mondo giallo) presentato in Italia con il titolo di Braccialetti Rossi, Lei racconta molti episodi e da tutti trae una lezione. C’è un momento, una situazione, che le è rimasto maggiormente nel cuore?
I momenti sono diversi, ma ricordo maggiormente quelli ricchi di umorismo. Quando ho saputo che mi avrebbero amputato una gamba, il medico che mi curava mi ha consigliato di fare una festa d’addio e di invitare le persone che mi sono state vicine e così ho fatto. Una cosa buona è che non ho sofferto della sindrome dell’arto fantasma, cioè la sensazione di avere la gamba quando non ce l’hai più. Forse ho dato alla mia gamba un addio così bello che il suo fantasma è scomparso. Un’altra cosa bella è successa quando mi hanno chiesto se volevo donare la mia gamba alla scienza. Volevo farlo, ma per un motivo al quale la scienza non era interessata, e così ho preferito seppellirla. E mi lasci dire che forse sono l’unico che possa azzardare una simile affermazione con assoluta certezza, visto che sono l’unico qui che ha un piede nella fossa. Questo credo significhi affrontare la vita con umorismo, anche nei momenti difficili.
Ha scritto che il sottotitolo del libro potrebbe essere “Come sopravvivere alla vita grazie al cancro”. È un messaggio molto forte…
Credo che il cancro ti tolga tante cose dal punto fisico: a me ha portato via un polmone, una gamba e una parte di fegato, ma ti regala anche molto dal punto di vista spirituale e questo è rappresentato dalle lezioni di vita che ti dà in cambio di ciò che si è preso. Qualunque perdita può essere una conquista: ho perso una gamba, ma ho acquisito un moncherino, ho perso un polmone, ma mi sono abituato a vivere con quello che ho e mi hanno tolto una parte di fegato, ma quella che è rimasta ha curiosamente la forma di una stella, così amo pensare di avere dentro di me uno sceriffo. Queste sono le lezioni che la vita ti insegna.
Ciò di cui parla nel libro è difficile da raccontare, eppure Lei lo fa con ironia e positività. Come ci riesce?
Dico sempre che l’ottimismo è fondamentale nella vita perché serve a spiegare tutto e ci è d’aiuto in ogni situazione. Per esempio le persone pensano sempre che le gambe artificiali come la mia siano fatte di legno come quelle dei pirati. Ma sono sempre stato convinto che le migliori barzellette siano basate sulla realtà. Per esempio, prima avevo una protesi idraulica che spesso si rompeva e perdeva olio. Una volta stavo camminando per strada e una piccola e anziana signora mi ha detto: “Stai perdendo olio”, ed era vero: c’era una scia di olio che mi seguiva lungo la strada. Ecco un altro esempio: ora ho una protesi elettronica e ho lo stesso problema che tutti coloro che hanno un arto artificiale si trovano ad affrontare. Di notte devi ricaricarla. Così negli hotel, dove c’è solo una presa elettrica, devo decidere se ricaricare il PC, il cellulare o la gamba artificiale.Quando eravamo in ospedale, l’unico giorno in cui ci comportavamo davvero da ragazzini malati era Natale. Tutti noi sapevamo che quello era il giorno in cui i giocatori del Barça venivano a trovarci e regalavano sempre un pallone firmato al bambino in condizioni più gravi. Quindi quel giorno restavamo tutti a letto con le coperte tirate fin sotto il mento, cercando di apparire più deboli che mai. Penso che la mia più grande conquista non sia stata sconfiggere quattro tipi di cancro, ma fare la faccia più malata del mondo per farmi dare un pallone da Gary Lineker.
La serie “Pulseras Rojas” (Braccialetti rossi) tratta dal libro ha ottenuto risultati eccezionali in Spagna ed i diritti sono stati venduti in 14 Paesi. Steven Spielberg ne farà un adattamento per la rete americana ABC. Si aspettava questo successo? Cosa ne pensa della serie italiana andata in onda su RaiUno?
Non mi aspettavo questo incredibile successo della serie TV in Spagna e in Italia. Mi ritengo molto fortunato perché sono potuto passare da una piccola camera di ospedale al grande schermo. Ho avuto anche la fortuna di poter andare in Puglia ad assistere alle riprese della versione italiana di Braccialetti rossi. Ho avuto la fortuna di conoscere il regista Campiotti e gli attori, persone straordinarie che mi hanno trasmesso molta gioia e felicità e sono convinto che questo si senta nella serie Rai che lascia trasparire grande tenerezza.
Quale messaggio/saluto vorrebbe lasciare a “Gli Amanti dei Libri”?
Vi auguro di credere nei sogni perché sono convinto che si creeranno. Vi auguro di credere nell’anima dei libri perché si può concretizzare nella vita reale. Come si dice in spagnolo: c’é poca differenza tra credere e creare.
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