La vita è tutta una questione di variazioni ritmiche.
Ci sono giorni in cui il tuo corpo suona una batteria jazz, giorni in cui accenna una ritmica blues, giorni in cui si scatena in un assolo rock, giorni in cui batte un unico, fondamentale colpo, un po’ come i piatti di un’orchestra.
Oggi mi sono svegliato seduto in un treno, un treno italiano. Un treno con picchi di calore e di freddo. Un treno mezzo vuoto e mezzo pieno, come il famigerato bicchiere. Un treno sporco, ma anche no.
Mi sono svegliato su questo treno mentre tutti gli altri dormivano. Fuori dal finestrino scorreva un ampio e suadente paesaggio. Completamente nero. Nere le gallerie, nero il mondo accovacciato sotto le coperte di una notte senza luna. Nere le luci della città, per una volta, fortunatamente, silenti.
Mi sono svegliato qui, su questo vagone, su questo treno e mi sono reso conto di essere preda di variazioni ritmiche.
È solo questione di ritmo, bellezza!
Mentre il treno va, il ritmo è costante, il cuore si sintonizza con i binari, il sonno sale, le palpebre scendono. Poi una stazione, un attimo di fermo. Un vuoto nel rumore, un fragoroso silenzio. Ed ecco che il cuore accelera, le palpebre si alzano, i sensi si allertano. Un vero controtempo!
Ora il treno è ripartito e con esso le mie elucubrazioni. Non so perché oggi voglio parlarvi delle variazioni ritmiche, ma sento che è fondamentale..
Sì, perché la vita è una variazione ritmica, una variazione ritmica in cui il ritmo non varia mai. Una variazione ritmica che ha smesso di variare, ma che accelera e accelera e accelera!
Abbiamo perso il controllo… Dove sono finite quelle belle pause? Quei bei momenti in cui tutto si fermava e noi improvvisamente ci svegliavamo, i sensi all’erta, l’introspezione a mille. Dove sono finite le stazioni, insomma?
Ma secondo voi, è un caso che i nuovi treni, le fiammanti frecce rosse, hanno praticamente eliminato le fermate?
Una volta si diceva: non è importante la meta, l’importante è il viaggio.
Oggi invece, l’unica cosa che conta è spostarsi da A e B nel minor tempo possibile. Niente paesaggi, niente fermate, niente via vai di gente. Niente pause, niente variazioni ritmiche.
Solo un incessante procedere, sempre più veloce, veloce, VELOCE verso la meta finale.
Ma non preoccupatevi… Che lo vogliate o no, il punto B, la meta finale, si avvicina comunque. E a gran velocità! E’ lì che ci aspetta al termine di quel folle viaggio chiamato vita.
Non so voi, ma io non ho alcuna fretta di arrivare. Quasi quasi tiro il freno di emergenza!
Già, lo faccio. Gliela do io una bella fermata improvvisa a questo treno. La impongo io la mia variazione ritmica. Ora fermo questo treno e SCENDO.
Riprendo a camminare… Un po’ piano, un po’ veloce, un po’ fermo, un po’ di corsa.
Cammino, corro, rido, piango, cado, mi rialzo.
Danzo nelle mie sfavillanti variazioni.
E poi chissà, magari fermando improvvisamente questo treno sveglio anche qualcun’altro dal toropore.
Si sa, le fermate alzano le palpebre e abbassano la sonnolenza…
Sveglia!!! Sveglia!!! Sveglia!!!!
Scendete!
E attenti a controllori…
Daniel Tarozzi (Chieri 1977) è cresciuto a Roma, mezzo siciliano e mezzo ligure. Forse anche per questo, dopo 35 anni di attesa, ha deciso di partire con un vecchio camper per girare il Paese, da nord a sud e andare ad incontrare l ‘“Italia che Cambia”, ovvero un campione di quelle centinaia di migliaia di persone che hanno deciso di prendere la propria vita in mano senza aspettare che qualcuno lo faccia al loro posto e che si sono assunti la responsabilità della propria vita. Ne è uscito un libro, edito da Chiarelettere e intitolato Io Faccio Così – Viaggio in camper alla scoperta dell’Italia che Cambia. D’altronde, il cambiamento è un’ossessione da anni per Daniel, che ha fondato e diretto prima Terranauta.it (nel 2003 con Francesca Giomo) e poi IlCambiamento.it nel 2010 (con Paolo Ermani). Cura anche un blog sul Fatto Quotidiano, ama il teatro, la letteratura, la bellezza, la natura, le risate, l’armonia. Tra un articolo e l’altro, ha realizzato documentari, fatto l’autore televisivo e il videomaker. Nel 2002 si è laureato in Scienze della Comunicazione con una tesi sul giornalismo d’inchiesta (e sul perché non si fa quasi più). Ora continua a raccontare il suo viaggio (interiore e esteriore) su www.italiachecambia.org
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