Autore: Aderhold Carl
Genere: Romanzo
Traduttore: Angelini F.
Pagine: 323
Prezzo: 18.60 €
Che cos’è esattamente un imbecille? Esiste una definizione universale, o un insieme di categorie standard entro le quali classificare i diversi stadi dell’imbecillità? Forse non ce lo siamo mai chiesti davvero. Di certo è capitato a tutti, almeno una volta, di pensare “quanto sei imbecille, ti ammazzerei!”. Per fortuna nell’intimo dei nostri pensieri la legge non può nulla. Al contrario, il cinico e bizzarro protagonista di questa storia passa – con estrema nonchalance – dal pensare all’agire. Da una vita del tutto anonima e normale a un progetto rocambolesco.
Un gatto. È un gatto la chiave di volta nella vita del nostro killer (come precisa lui stesso non è un serial killer, perché la definizione sminuirebbe la sua battaglia). La gatta dei vicini è solita intrufolarsi nell’appartamento in cui il nostro uomo (di cui l’identità rimarrà segreta) vive con la moglie. Una sera – apparentemente uguale a mille altre – al culmine di un’escalation di pensieri esistenziali nefasti, l’arrivo dell’animale nel proprio spazio vitale diventa intollerabile. Il tutto si conclude con il felino che vola dalla finestra. Nei giorni seguenti si rende conto che il fattaccio porta conseguenze positive tra i condomini: un’amorevole e inaspettata collaborazione fra vicini, dove prima esisteva solo indifferenza. Da qui il piano, che nella testa del protagonista diventa una sorta di filantropica missione: uccidere altri fastidiosi animali per migliorare i rapporti umani. Ma il passo dall’animale al padrone è presto fatto: il nostro uomo diventa un vero e proprio giustiziere. Colui che difende l’umanità dal Male generato (o generabile) dagli imbecilli. Il tutto procede senza eccezioni o sentimentalismi, perché la sua prima certezza è che l’imbecille non è recuperabile. In questa narrazione si delinea così il paradosso del “omicidio etico”. Dove sta l’imbecillità delle persone? Nell’abuso di potere? Nell’ottusità? Nella maleducazione? Chi è il nostro nemico? L’impiegato che ci ingarbuglia apposta nella sua rete burocratica? Il politico di turno che fa campagna elettorale a colpi di frasi fatte e interviste? Una moglie che pressa per stereotiparsi facendo figli in una grande casa fuori città? Il nostro vendicatore si districherà così tra omicidi casuali o ben congeniati, e la creazione di una super teoria che aiuti la pianificazione: un postulato universale sull’imbecillità (senza sapere che in realtà, così facendo, sta costruendo il movente che potrebbe incastrarlo).
La storia – grottesca e irriverente – è narrata in prima persona (forse è per questo che in copertina si specifica con cura che il romanzo è l’opera prima dello storico Aderhold, ma non autobiografica!). La narrazione ironica e tagliente ci conduce in una surreale apologia dell’omicidio, ma non manca – tra le righe – di una moderna analisi antropologica e sociologica che a un lettore attento non sfugge. Un diario folle che non si veste di politically correct, e a tratti può turbare gli animi dei più delicati di spirito. Qualche passaggio risulta un po’ ridondante verso la fine, ma in linea di massima la storia è fluida e coinvolgente in tutta la sua lunghezza. Un libro che diverte e allo stesso tempo mette alla prova la considerazione dei ruoli, delle persone e anche di noi stessi: “se fossi io l’imbecille agli occhi di chi mi osserva?”. Suvvia, è solo fiction. Nonostante ciò farei attenzione alle parole del nostro uomo, presenti in sinossi e all’interno del libro
Io voglio che sappiano che li osservo e che il tempo dell’impunità è finito.
Conto all’attivo 140 omicidi di imbecilli.
Affinché non siano morti invano, vi ingiungo di leggere questo manifesto.
Vi spiegherà il senso della mia battaglia.
E ora, buona lettura.
Monia Colianni