
Autore: Giuseppe Festa
Data di pubbl.: 2022
Casa Editrice: Longanesi
Genere: intervista
Pagine: 320
Prezzo: 18.00
Uno dei più interessanti e poliedrici scrittori del nostro paese, Giuseppe Festa riesce a conciliare stili e generi differenti e a dare origine a scritti dotati di spessore e di grande interesse.
Recentemente ha pubblicato, con la casa editrice Longanesi, il thriller “Una Trappola d’Aria” (ne abbiamo parlato in un articolo che trovate sul nostro sito) e abbiamo pensato di fare qualche chiacchera con lo scrittore per saperne di più su questo romanzo.
Articolo di Gabriele Scandolaro
- Quando e come nasce la storia di “Una Trappola d’Aria”?
L’idea è nata durante il primo lockdown, forse perché scrivere un thriller in quel periodo mi ha dato l’illusione di poter controllare il male, quando il male intorno noi era invece invisibile e incontrollabile. Sono partito proprio dalla figura del malvagio. Nei miei libri precedenti, il villain era sempre qualcuno che feriva la natura, invece qui ho provato a ribaltare le cose: ho pensato a un assassino che – sbagliando – si illude di difenderla, vendicandola in modo violento e aberrante.
- Marcus. Genesi del personaggio (erano proprio necessarie tutte quelle sfortune?)
Eh eh! Avevo la necessità di mettere Marcus in una situazione tanto difficile da farlo arrivare a un passo dal suicidio.
Ho optato per una concatenazione di “sfortune” che vengono elencate dallo stesso Marcus in un ordine non casuale. Questo mi ha consentito di chiarire da subito le priorità che ha nella vita: prima di tutto, le indagini. Nei rapporti personali, invece, è un disastro, soprattutto se riguardano la propria sfera emotiva. Come dice Valentina, Marcus è come uno di quegli psicologi che salvano le famiglie degli altri mentre la propria va allo sfascio.
- Per quale ragione ha pensato di ambientare proprio in Norvegia il romanzo?
Penso che la tipologia del crimine sarebbe suonata poco realistica in Italia. E poi ho un debito di riconoscenza con la Norvegia, paese che amo e che mi “salvò” da ragazzo: durante un periodo molto buio feci un viaggio nel grande nord che riaccese la luce e mi indicò la strada da seguire. Da allora ci sono tornato diverse volte e ho imparato a conoscere una terra che può essere tanto aspra quanto dolce e accogliente.
- Marcus è un poliziotto norvegese e Valentina una naturalista italiana. Due mondi e due formazioni completamente diverse. Perché questa squadra così insolita? Cosa l’ha ispirata a creare questo strano duo?
Mi stuzzicava l’idea che lo scontroso Marcus fosse stimolato dalla mediterraneità di Valentina, inizialmente così irritante per lui. Inoltre, il fatto che Valentina sia una naturalista, è funzionale alla trama: studiando le balene e il loro misterioso linguaggio, è abituata a osservare le cose da prospettive inusuali e attraverso codici diversi. Questo aiuterà Marcus nelle indagini.
- L’Antagonista: come nasce un vero cattivo nella mente di uno scrittore?
In parte ho già risposto. Aggiungo solo che in questo romanzo desideravo raccontare come il cattivo diventava tale, e ho quindi deciso di inserire delle pagine di diario che raccontassero la realtà dalla prospettiva dell’assassino, fin dalla sua infanzia. Il male non va mai giustificato, ma comprenderne l’origine ci può aiutare a prevenirlo.
- Quale è stato il personaggio o il passaggio nella storia che più ti ha messo in difficoltà?
Sicuramente Marcus: all’inizio la sua voce non era chiara. Tentavo di trovare un compromesso tra il dolore che provava e il bisogno di concedersi una nuova opportunità con Valentina. In realtà, è stata Valentina stessa ad aiutarmi: la sua voce è venuta fuori forte e chiara fin dalla prima bozza. Ci ha pensato lei a stanare Marcus dal guscio nel modo più naturale e coerente. La parte della storia che più mi ha messo alla prova sono stati gli ultimi capitoli, dove diversi piani si intrecciano in un climax che conduce al finale.
- Perché leggere un thriller? E perché alla gente piacciono così tanto, secondo te?
Quando leggiamo un thriller sappiamo che il mistero verrà risolto. Ciò non vuol dire che il bene vincerà, non è questo il punto: uno dei nostri bisogni primari è svelare ciò che ignoto, accendere una luce nella stanza buia. Il thriller adempie a pieno a questa necessità. Inoltre ci aiuta ad esorcizzare le paure, permettendoci di giocare con i nostri incubi in piena sicurezza. Infine, ci mette alla prova gareggiando con il detective, cosa che a me – da lettore – piace molto.
- Il tuo romanzo ha uno stile serrato e adrenalinico. Nemmeno le prime pagine riescono ad essere “quiete”. Come sei riuscito a creare questo stile così intrigante? Ci sono letture che ti hanno ispirato in qualche modo o autori?
Non so mai come rispondere a queste domande. Nel genere thriller non ho un autore di riferimento, forse il mio stile è una somma di tutto quello che ho letto, non saprei. Mi succede anche nella musica: divoro qualsiasi genere fin da bambino, e di conseguenza le mie canzoni non hanno mai avuto uno stile facilmente etichettabile.
- Un altro aspetto degno di nota è la grande visualità che ogni pagina da’ alla storia. Sembra di guardare un film. Effetto voluto o casualità? Hai pensato a proporre questo manoscritto per la realizzazione di uno sceneggiato?
So che questo romanzo, come gli altri che ho scritto, è stato proposto dall’editore anche al cinema, ma finora nessuno dei miei manoscritti è diventato un film o una serie. La speranza è l’ultima a morire, ovviamente. Per quanto riguarda la visualità delle pagine, io stesso, quando scrivo, ho bisogno di immaginarmi il contesto nei minimi dettagli, e questo forse si trasferisce anche nelle pagine.
- Tu sei stato lettore prima ancora che autore. Ora che ti trovi dall’altro lato del fiume ti chiedo di immaginarti di essere un lettore che ha appena finito “Una Trappola d’Aria”. Cosa chiederesti a Giuseppe Festa dopo aver letto questo libro? Cosa risponderesti?
La classica domanda sarebbe: “Ci sarà un seguito?”. Non lo so, non sono mai riuscito a scrivere un sequel di un mio romanzo: l’aspetto della scrittura che mi stimola di più è tracciare l’arco dei protagonisti, la loro evoluzione. Se questa è molto marcata e si compie nell’arco della storia – come nel caso di Marcus – per me è difficile riprendere lo stesso personaggio in una nuova trama. Certo, mai dire mai. Se Marcus e Valentina avranno altre cose da dire, sarò pronto ad ascoltarli.