Autore: Giacomo Verri
Data di pubbl.: 2019
Casa Editrice: Nutrimenti
Genere: Narrativa
Pagine: 255
Prezzo: 18 €
La storia non è solo una successione di eventi, ma tutto ciò che crea un senso comune.
Per parlare dell’ultima fatica letteraria di Giacomo Verri bisogna partire da questa premessa, perché, tra queste pagine, la materia trattata mette in mostra uno scrittore ancora legato alla tradizione novecentesca. Lo si comprende dallo stile e, soprattutto, dalle tematiche affrontate, ossia, spaesamento, sradicamento, frammentazione della memoria, ricerca di un nuovo status.
Un altro candore inizia alla fine di un’epoca, il 1992, ma non si apre con un evento storico, bensì, con un particolare che dà senso al tutto: un incidente automobilistico. Ad essere investita è Donata, moglie di Claudio, ex partigiano che ha combattuto nei monti della Valsesia e che, nel corso di quella lotta per la liberazione, ha vissuto il suo amore proibito con Franco. È proprio la donna che, dopo quasi cinquant’anni, spinge il marito ad incontrare quell’uomo che lui ha amato, perché l’omosessualità non è una vergogna.
Da questo evento prendono vita i ricordi. La memoria riporta alla luce non solo le vicissitudini di Franco e Claudio, ma anche quelle di Sebastiano e Cristina. Il primo è stato un adolescente feroce, la seconda è stata una donna che ha amato senza pregiudizi. Sono vite che si intrecciano, che tracciano le loro strade guardando sempre al passato. Pian piano, le esperienze e i perturbamenti di questi quattro personaggi si insinuano nelle altre generazioni e l’incontro-scontro, ossia, il movimento tellurico della storia generato dall’impatto tra vecchio e nuovo, dà forma all’armistizio delle contraddizioni.
Verri fa trapelare tutto questo con molta delicatezza, senza forzare le azioni, ma rendendole volutamente sbiadite. Non è il colpo di scena, ma l’ordinarietà a fare la differenza. Di qui, il senso di continuità temporale che mai abbandonerà i personaggi, anche se tutto si svolgerà in pochi giorni, sparsi tra gli anni Quaranta, Settanta e Novanta.
Com’è possibile? Proprio per quel discorso sul senso della storia di cui ho parlato all’inizio di questo articolo. D’altronde, la fine della Seconda Guerra mondiale fu vista come un nuovo inizio, come la possibilità di un’isola libera ed egualitaria, in cui anche l’amore, in ogni sua forma, avrebbe potuto manifestarsi, invece, ciò che avvolgerà i personaggi di questo romanzo sarà una coltre di insoddisfazione. Tutto il contrario, insomma, di un altro candore. Anzi, ognuno lotta per ripulirsi delle colpe commesse in guerra, ognuno va alla ricerca della purezza e del suo EsserCi in una temporalità che renda palese il senso.
Sta qui la bellezza di questo romanzo: saper riscrivere il significato della Storia.