Autore: Pierluigi Vito
Data di pubbl.: 2016
Casa Editrice: Robin Edizioni
Genere: Romanzo sociale
Pagine: 384
Prezzo: 16 €
Quelli che stanno nelle tenebre non è solo un romanzo, ma una ricostruzione accurata del dopoguerra italiano. Pierluigi Vito scrive un’opera con cui dimostra che macro e microstoria si influenzano a vicenda.
Con la sua penna, l’autore viterbese, dal 2003 giornalista presso l’emittente televisiva Tv2000, assegna al libero arbitrio e all’umana comprensione, quest’ultima ispirata dalla saggezza divina, il compito di tirare le somme e di configurare l’uomo come essere umile, che nasce dalla polvere per farvi ritorno al termine del suo viaggio terreno.
Ma se fosse così, che significato avrebbe la vita di ognuno di noi? Il nostro passaggio è solo un’insensata recita della quotidianità? Certo che no! L’autore risponde con la Parola di Dio, ispiratrice della dottrina sociale della Chiesa, che nel romanzo riecheggia nelle parole di don Moraldo, parroco avanguardista, anzi, semplicemente umano; mentre viene messa a tacere la fredda teologia, che troppe volte ha reso il pensiero divino una matematica elucubrazione.
Chiariamo subito un aspetto, Pierluigi Vito non scrive sermoni, ma un romanzo. Nel caso specifico, questo è il suo esordio letterario. L’autore usa uno stile raffinato, descrittivo, in cui nulla sfugge all’occhio del narratore.
Gennaio 1956. Appennino parmense. In un piccolo paesino di campagna colpito dalla seconda guerra mondiale e dove lo scontro politico tra democristiani e comunisti è vivo e acceso, giunge il nuovo comandante dei Carabinieri, Mario Falcioni. Il militare viene subito accolto bene dalla comunità e stringe amicizia con don Moraldo, prete odiato tanto dai comunisti quanto dai conservatori, nonostante le sue prediche siano tutte in favore della giustizia sociale.
Tante le vicissitudini che ci verranno raccontate dall’autore. Questo microcosmo sarà toccato dalla Guerra Fredda, dai fatti di Ungheria, dall’accesa propaganda politica che i comunisti e i democristiani irradiano da Bologna e da Parma. Ma nel borgo si consuma un omicidio, la cui risoluzione porterà alla scoperta di una verità incredibile.
Proprio il colpo di scena finale ha il potere di farci comprendere l’intento dell’intero romanzo, ossia, dimostrare che gli uomini sono autori di una storia che solo Dio può davvero comprendere. A Pierluigi Vito il merito di aver scritto un’opera davvero intensa, che rompe molti schemi, senza usare esagerazioni o soluzioni scioccanti. Attraverso la linearità della storia, l’autore è capace di mostrarci un’ingarbugliata sequenza di contraddizioni, che sono proprie dell’animo umano e che non hanno epoca.
In questo romanzo tragicomico, perché in ogni azione dell’essere umano si cela qualcosa di grottesco, l’autore si rifà a maestri come Hugo e Balzac. Pertanto, Pierluigi Vito si mostra un romanziere sensibile, che con occhio attento guarda al tutto e non solo al particolare. Insomma, in un’epoca di egocentrismo, ecco uno scrittore che parla del noi e non solo dell’io.