
Autore: Carmen Korn
Data di pubbl.: 2021
Casa Editrice: Fazi editore
Genere: Romanzo storico
Traduttore: Manuela Francescon
Pagine: 505
Prezzo: 20.00
“cosa ci porteranno gli anni Cinquanta?”
Se lo chiede Heinrich Aldenhoven mentre parla con sua moglie Gerdail primo giorno dell’anno. La guerra e il frastuono delle armi, i ricordi lugubri della dittatura ormai sono conclusi. È tempo di pace ormai. Tempo ricostruire e di iniziare a vivere. Aldenhoven non sembra riuscirci. Qualcosa si è rotto dentro di lui con il passare del tempo. Quando ancora il vecchio mondo esisteva (prima della dittatura e delle guerra) lui era direttore del Gürzenich, il museo di Arte, e salutava il nuovo anno assistendo al concerto nelle sale della cultura. Ora, quel luogo giace distrutto e Heinrich non vuole festeggiare in strada. Lascia i figli liberi di andare a divertirsi e ricostruirsi una vita dopo la guerra e i suoi orrori mentre lui e la moglie salutano il nuovo anno con le cugine di Heinrich, Billa e Lucy.
Mentre Heinrich è alle prese con i suoi rimproveri verso le cugine e il loro modo di vivere troppo spensierato, ad Amburgo l’amica di Gerda, Elizabeth e il marito Kurt, sono molto preoccupati per la figlia, Nina. Sposata con un soldato, Nina non vede il marito da ormai cinque anni. Nessuna notizia da parte sua, nessuna lettera dai campi di prigionia da cui, grazie alla Croce R ossa, è possibile inviare lettere ai familiari. Nina sta perdendo le speranze di veder tornare l’amore della sua vita, il padre del piccolo Jan che non ha mai potuto vedere e conoscere il frutto del loro amore. Kurt vorrebbe che l’uomo venisse dichiarato morto e dare pace alla figlia, ma Elizabeth ha un presentimento per questo nuovo decennio di pace.
Nel frattempo in Italia, a Sanremo, Margareth Aldenhoven si sta preparando per la festa di inizio anno al Royal. Ci saranno tutti, compresa la suocera Agnese. Donna odiosa lei. Nata da umile famiglia veneta, ha sposato un ricco esponente della città sanremese e porta vanto del suo lignaggio. Monarchica convinta, è rimasta duramente colpita dall’esilio di Umberto II, il re di Maggio, che sconfitto alle elezioni ha deciso di andare in esilio per evitare nuove ferite nel cuore della nazione. Margareth, sebbene sia felice di aver sposato Bruno Canna, non tollera la suocera da cui riceve continue angherie e insulti. Vorrebbe evitare di andare al ricevimento e preferirebbe essere in una modesta trattoria o almeno di poter tornare a Colonia dove ci sono il fratello Heinrich e la moglie Gerda. Chissà cosa la aspetta in questi anni Cinquanta?
Cosa mi aspetta? Cosa succederà quando sarò grande?
Non so voi lettori, ma quando ero piccolo avevo due o tre momenti nella mia giornata in cui cercavo di guardare avanti e vedere cosa poteva succedere. Chi ci sarà al mio fianco? Cosa sarà di me? Dall’alba dei tempi penso un po’ tutti ci siamo posti questo problema cercando di dare una soluzione ai nostri quesiti e di trovare un senso in ciò che accade.
Carmen Korn sfrutta questa domanda che avevamo da piccoli per costruire un romanzo che vuole guardare al futuro con speranza. Il mondo è in crisi, ma non è necessario che questa crisi sia qualcosa di negativo. Gli anni Cinquanta potrebbero portare qualcosa di buono e di positivo. Il papà di Jan potrebbe tornare..oppure no. Magari un nuovo papà entra nella vita di Jan. Heinrich potrebbe tornare a fare il curatore artistico..oppure potrebbe accettare che quella vita è finita. Margareth potrebbe diventare amica di Agnese, l’odiata suocera, oppure tornare sui suoi passi e trovare un nuovo senso ai ricordi.
La vita, sembra dirci l’autrice, è possibilità.
Di questo romanzo è molto interessante la ricostruzione della vita post bellica in Germania e in Italia. Ho trovato curioso il modo di pensare, di vedere e di interpretare la Storia (recente per i protagonisti e passata per noi) fatta anche in queste pagine di finzione, con molti “se” e “forse”. Heinrich, inoltre, è un personaggio curioso. Appare burbero e scontroso ma è dotato di una bellissima umanità e di una profondità interiore che lo rendono unico sulla scena. Più complesso e psicologicamente strutturato è la figura di Margareth, la sorella di Heirich sempre mossa da una grande tensione che la spinge a desiderare e a cambiare.
Come romanzo mi ha ispirato un forte senso di fiducia e un certo grado di ottimismo che hanno fatto sì che questa lettura fosse piacevole e scorrevole.