Autore: Fofi Goffredo
Data di pubbl.: 2022
Casa Editrice: La nave di Teseo
Genere: Saggi
Pagine: 183
Prezzo: € 16,00
Molti libri su Pasolini, usciti quest’anno che ricorre il centenario della sua nascita, potevano tranquillamente restare alberi. Gli autori di questi testi non sono riusciti ad andare oltre l’agiografia.
Per fortuna esistono le eccezioni e il pensiero critico si affacciano in questa omologata celebrazione dello scrittore friulano.
Goffredo Fofi dà alle stampe Per Pasolini, un saggio distante e distinto dai numerosi dedicati all’intellettuale che in questi mesi hanno affollato gli scaffali delle librerie.
Da testimone attento e mai banale del Novecento, il critico letterario pubblica un libro autobiografico in cui riassume tutti i rapporti che ha avuto con Pier Paolo Pasolini.
Goffredo e Pier Paolo litigavano spesso, la loro frequentazione era complessa ma sempre dialettica: «Lo vidi un giorno davanti a Canova in Piazza del Popolo e mi chiese perché non lo stimavo, e io spudoratamente gli risposi: “Perché sei diventato un mercante nel tempio”; e lo vidi impallidire».
Fofi, pur riconoscendo a Pasolini un ruolo fondamentale nella cultura del suo tempo, gli rimprovera una serie di contraddizioni, in primis l’ambiguità del suo rapporto con ciò che marcusianamente veniva chiamato “sistema”.
Pasolini ha molto parlato di palazzo come il luogo dove agisce il potere, dove il potere attua i suoi riti.
Oggi è il luogo del potere politico. Ma palazzo è diventata una parola che va bene per tanti, per troppi, e di cui abusa chi scrive sui giornali.
Fofi scrivendo questo arriva ad affermare: «Questo ha permesso a Pasolini di sentirsi estraneo a complicità di potere anche quando del potere ricercava i premi e le lodi e quando agiva all’interno di una logica commerciale o istituzionale che era di potere.
Nevroticamente, Pasolini cercava il plauso di quella borghesia che detestava e che lo detestava, ed era questa una delle contraddizioni più vistose, che si preferisce non ricordare».
Era queste una delle cose che Fofi gli rimproverava, da essa derivava i suo presenzialismo, il suo protagonismo.
Con Pasolini che lotta contro il sistema, non osando ragionare sulla specifica e grandissima contraddizione dell’esserci dentro, fa i conti Goffredo Fofi nel suo libro onesto in cui egli mostra i motivi del loro perenne litigio che avveniva sempre nei termini di una perenne dialettica.
Fofi all’amico Pier Paolo riconosce la validità delle sue idee provocatorie che costringevano la sua generazione a ragionare su questioni di fondo, fuori dalle idee correnti dell’epoca.
Molto dobbiamo al Pasolini polemista. Ancora oggi le sue previsioni e profezie ci riguardano. Lui è stato uno dei pochi intellettuali a leggere tra le righe le deviazioni e le aberrazioni del suo tempo. Le sue riflessioni polemiche sul Paese e la sua cultura hanno toccato un vertice incandescente di verità: «Pasolini aveva ragione, aveva più che ragione e ha ragione oggi come non mai».
Tra le cose che oggi Fofi rimprovera a Pasolini c’ è un certo “ tatticismo” in certi anni nei confronti dei comunisti, così come l’aver subito, per il tramite del successo cinematografico e del potere – denaro che gli veniva da questo, il fascino non della borghesia ma di un rapporto con la borghesia e di una qualche eccessiva mediazione con il “sistema”- parola che non amò, è fece male, proponendo quella di “ palazzo”, che ha mille meriti ma ha anche il demerito di far pensare che il male è tutto lì.
Fofi torna sempre con una certa emozione a Scritti corsari e a Lettere luterane, testi di cui riconosce un alto valore pedagogico, libri imprescindibili per la comprensione del nostro presente, di come siamo diventati e cambiati. Pasolini è stato un grande poeta e un tragico testimone della nostra disfatta Se oggi fosse ancora vivo, Goffredo Fofi litigherebbe ancora con lui, come fa ogni giorno nei suoi interventi con gli attuali mercanti del tempio della cultura.