“Io di Bologna, prima di venirci, sapevo solo che oltre a ’sti tortellini ci facevano lo zecchino d’Oro e non avevo nessuna intenzione di far parte del piccolo coro dell’Antoniano, anche se credevo che mi avrebbero costretto. Invece no, per fortuna. Non sapevo nient’altro. Non sapevo, per esempio, che a Bologna gli autobus sono arancioni e in certe ore non si pagano, mentre a Napoli sono verdi e non si pagano in nessuna ora, ma perché sono i passeggeri a deciderlo, mica l’autista.
A Bologna le insegne dei negozi sono dipinte a mano e non illuminate. A Bologna il droghiere non vende droga ma salami e dolci, a Napoli si chiama salumiere e mi pare più logico.
A Bologna uno che non sa giocare a pallone è tristo con la o.
A Bologna davanti alle femmine bisogna addirittura metterci l’articolo (la mamma, la nonna, la Giovanna, la Maria), mentre a Napoli si risparmia pure sulle sillabe (Giovà, Marì) però così le persone sembrano più vicine e non che le devi nominare tenendole per le pinze.
A Bologna i marciapiedi sono coperti e si chiamano portici, a Napoli quando piove ti bagni più che in qualsiasi altra parte del mondo.
A Bologna ci sono piccioni che cacano ovunque, pure sotto i portici, e li senti sempre fare glugluglu. Anzi a Bologna non cacano: cagano con la g. A Bologna i palazzi sono antichi, bassi e hanno i tetti di tegole rosse, a Napoli sono altissimi che non vedi cosa c’è sopra e quelli antichi sono vecchi e basta.
A Bologna quando un bambino entra in un negozio fanno finta che gli piace, a Napoli fanno finta che non l’hanno visto. A Bologna il cappotto lo chiamano paleto’ e il giubbino o il giubbotto hanno una bi di meno. A Bologna si gioca a scopa con le carte napoletane, a Napoli non si gioca con le carte bolognesi.
A Bologna i bambini li chiamano cinni e tutti dicono sempre soccia oppure – le femmine – soppa, oppure bonalé per dire basta e dai mò quando vogliono dire jamme. A Bologna girano tutti in bicicletta, anche i bambini, l’ho detto, a Napoli solo dentro casa, e se il semaforo è rosso a Bologna ci si ferma e si aspetta. A Bologna il bambino che per primo vede una suora per strada tocca un altro bambino e dice tua la suora, perché porta sfiga, io a Napoli a scuola andavo dalle suore e adesso capisco molte cose. A Bologna se un bambino ti tocca dietro l’orecchio devi sbatterti una mano forte in fronte subito, perché sennò vuol dire che sei ricchione. Ricchione a Bologna si dice busone. E scemo si scrive semo, come lo pronunciano. Sarà per quello che i semi li chiamano brustulini, per distinguere.
A Bologna i bambini in latteria possono comprare un bicchiere di spuma, che è come la Coca-Cola o l’aranciata ma allungata con l’acqua così costa meno, a Napoli non sono mai stato in latteria da solo. A Bologna c’è il latte Granarolo o Ala nelle bottiglie, a Napoli quello della centrale in cartoni a forma di piramide.
A Napoli se non hai voglia la spesa te la porta a casa un ragazzino, basta telefonare e dire cosa vuoi poi paghi quando ce li hai, a Bologna la spesa te la vai a fare da solo anche se hai 40 di febbre.
A Napoli c’è uno zoo, a Bologna un leone in una gabbia dentro i Giardini Margherita e dorme sempre. A Napoli la mozzarella sa di mozzarella e il pane sa di pane, a Bologna sanno tutt’e due d’acqua e aria. A Bologna quando i lampioni per strada restano spenti dicono che è per colpa dell’austerity, a Napoli che si sono fottuti le lampadine.
A Bologna le bidelle sono le dade e la monnezza invece si chiama rusco.
A Bologna, secondo me fa buio prima.
A Bologna, se sapevo che i bolognesi odiano i napoletani, mica ci venivo.
Emilio Marrese nasce a Napoli nel 1967 e cresce a Bologna; dal 2002 vive a Roma dove è vicecaporedattore a «la Repubblica», testata per la quale lavora dal 1987. Collabora inoltre con «l’Espresso» e con Radio Capital. Nel 2010 pubblica il suo primo romanzo Rosa di fuoco (Pendragon) che vince il Premio Coni per la narrativa e nel 2011 viene tradotto e pubblicato da Ediciones B in Spagna, Cile, Messico e Uruguay. A dicembre 2012 esce il racconto ucronico a tema sportivo Il terzo scudetto. Una Fortitudo da favola (Pendragon). A febbraio 2015 va in libreria per Piemme il suo nuovo romanzo, Il buio ha paura dei bambini.