Titolo: Nata in una casa di donne
Autore: Cetta De Luca
Casa editrice: L’Erudita
Genere: romanzo
Anno di pubblicazione: 2013
Pagine: 104
Prezzo: 11 €
“Sono nata in una casa di donne, prima di quattro figlie femmine; ma non ne ho avuto la consapevolezza finché non è arrivata l’ultima, quando ormai avevo diciotto anni. Pure mio padre era un po’ femmina, in fondo” (pag. 13) così inizia la storia narrata da Cetta De Luca in Nata in una casa di donne, edita da L’Erudita, neonato marchio di Giulio Perrone editore che punta su scrittori emergenti.
Una storia lunga cinquant’anni e oltre, concentrata in appena un centinaio di pagine. Teresina, avvenente diciottenne calabrese, si trasferisce nella capitale in casa della sorella maggiore. La sua vita in Calabria non aveva prospettive e la capitale è un’occasione. Conosce Giorgio, un giovane sergente napoletano, collega del cognato, un romantico. Teresina se ne innamora e due anni dopo si sposano. Una famiglia normale: “Ben presto Giorgio si ritrovò con qualche chilo di troppo sulla pancia e con tre figlie a gironzolare per casa, senza neppure rendersi conto di quando tutto ciò fosse accaduto” (pag. 21). La narrazione avviene attraverso le parole di Lucia, la primogenita, secondo il suo particolare punto di vista che è nel medesimo tempo sfogo dei suoi conflitti interiori, degli amori e delle gelosie verso le sorelle e delle incomprensioni con la figura paterna, “il silenzio cominciò a scavare un fossato profondo tra padre e figlia” (pag. 37).
Nei cinquantanni di racconto le vite dei protagonisti cambiano e il tutto ha come sfondo un Paese in continua evoluzione. Anche Giorgio, Teresina e le tre figlie vanno incontro a dei mutamenti: tornano al sud, in Calabria. La rivoluzione iniziata nel Dopoguerra fa da cornice alle vicende della famiglia, che nel frattempo si è allargata con l’arrivo di una quarta figlia: “ebbe tre madri e una nutrice” (pag. 69). Lucia racconta la difficoltà del padre nel trovare un punto di contatto con questo universo femminile toccatogli in sorte e della difficile costruzione di un rapporto con le figlie. Un padre figura smorta, ai margini di tutte le situazioni, in veste di osservatore silente, incapace di instaurare un rapporto costruttivo con le sue donne e di emergere con una personalità ben delineata. In Nata in una casa di donne le voci femminili sovrastano sempre quella del capofamiglia e, col passar del tempo, abbandonano sempre più il desiderio di emulare la figura paterna, ma non di meno cercano di fuggire dalle imposizioni della madre.
Il romanzo, oltre ad un sapiente intreccio degli eventi, cattura il lettore con il linguaggio. L’uso dell’imperfetto colora di melanconia ogni passo, ma non concede ai fatti nessun oblio. Il libro si divide in tre parti: le origini, gli anni di mezzo e gli anni delle luci e delle ombre; ognuna viene introdotta da alcuni versi di due grandi poeti: Tagore e Khalil Gibran, che racchiudono un mondo di affetto e di amore. Le parole di Cetta De Luca tratteggiano la storia di una famiglia come tante, con vicende che aprono un cerchio e lo richiudono, così come deve essere, nella voce dell’amore.
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