Autore: Carcano Fabrizio
Casa Editrice: Mursia
Genere: Noir
Pagine: 406
Prezzo: 17
“Sentiva il suo pene che la penetrava con una forza incalzante. Sentiva i suoi gemiti filtrati dal cappuccio. Sentiva il suo odore cattivo, mischiato a quello del fumo delle torce e degli incensi. Maledisse la sua scelta, rimpianse la sua vecchia vita”.
Fabrizio Carcano, il Dan Brown milanese, che ci ha abituati a storie gialle mozzafiato con tinte esoteriche, torna a raccontarci un’altra indagine, tutta ambientata nella “Milano da bere”,della coppia Ardigò-Malerba, lo scontroso commissario e il bonario giornalista.
Carcano che si è avventurato nei suoi romanzi precedenti tra cimiteri e sette sataniche, eresie e opere d’arte, in Mala Tempora apre invece una finestra su un mondo parallelo, quello che, nella calda estate del 2013, brulica dietro i palazzi del potere, tra escort, coca e lustrini. Quando affari, droga e sesso si mischiano, qualcuno, che non ha i nervi troppo saldi, può facilmente perdere la testa. E in effetti è proprio il corpo di una ragazza senza testa ritrovato nei Navigli ad avviare le indagini che, come una pallina da ping pong, rimbalzeranno tra il quadrilatero della moda milanese e le periferie nascoste, per arenarsi, almeno temporaneamente, in una chiesa, dove un ragazzo viene trovato sgozzato.
Sacro e profano sembrano mischiarsi in una trama in dissolvenza e, in mancanza di prove certe, bisogna addirittura scomodare lo spettro di Antonio Boggia, il primo killer seriale italiano, condannato a morte nel 1862, per aver decapitato un buon numero di vittime.
Mala Tempora davvero, se un fantasma commette inspiegabili ed efferati delitti, se il denaro può comprare tutto, silenzi, parole, corpi ed anime, e se lo stesso commissario Bruno Ardigò, l’uomo forte della situazione, alla soglia dei 40 anni, perde anche lui la testa per una donna che più sbagliata di così non si poteva proprio immaginare.
Carcano è molto bravo nell’incastrare i pezzi, nel dettare un ritmo che tra sospesi e accelerati, obbliga il lettore a seguirlo, anche nelle strette di curva, senza riuscire a staccarsi dal libro. E la Milano tanto cara allo scrittore, riesce a rimanere protagonista tra strade, vicoli, monumenti, scorci che incantano anche chi milanese non è. Romanzo che è spaccato di una buona parte della società postmoderna con i suoi ritmi impietosi, le belle maschere che nascondono volti putrefatti, la solitudine dei cattivi, ma anche dei buoni, un mondo dove redimersi è quasi impossibile, perché i sentimenti perdono e spesso tradiscono.
Carcano è maturato ed ha imparato a dosare meglio anche quei passaggi descrittivi, belli, ma forse troppo lunghi, che slittavano nei suoi gialli precedenti. Un libro più strategico, forse, che gli appassionati del genere ameranno, ma che per me, donna, lascia in sospeso una domanda: quando potremo finalmente trovare almeno un personaggio femminile positivo? Allo scrittore l’ardua sentenza.