Autore: Botta Valeria, Giacobbo Roberto
Data di pubbl.: 2017
Casa Editrice: RaiEri
Genere: storico divulgativo
Pagine: 238
Prezzo: 18
“Stanislav Petrov è un uomo integro, che la vita ha fatto a pezzi”. Il Tenente Colonnello Petrov, classe 1939, è ormai anziano e malandato e vive, ignorato dalle istituzioni del suo Paese e perfino dai suoi vicini di casa, in un casermone alla periferia di Mosca. Potrebbe essere l’incipit di un romanzo e invece è una storia vera. Del resto Roberto Giacobbo brillante ideatore e conduttore di Voyager, trasmissione cult di Rai2, ci ha abituati a questi singolari incroci di fatti, possibili verità e destino. E in questo libro scritto a quattro mani con una della autrici storiche del programma, Valeria Botta, ci dimostra che Petrov fu proprio l’incarnazione di un destino e di una data, quella del 26 settembre 1983.
Mancavano sei anni al crollo del muro di Berlino e si era ancora in piena guerra fredda. Guerra di nervi tra le due super potenze Stati Uniti e URRS che non si risparmiavano smargiassate e colpi bassi compreso quello in cui finì, per motivi a tutt’oggi non ancora chiari, il volo di linea coreano KAL007 che venne abbattuto. Morirono 269 persone di varie nazionalità, fra cui Patton McDonald deputato del Congresso statunitense. Pare che l’aereo stesse sorvolando, senza autorizzazione, lo spazio aereo sovietico: da qui l’ordine di intervenire. In realtà le ipotesi su come siano andate le cose sono le più varie. C’è perfino un Comitato costituitosi nel 2001 che chiede la liberazione dei sopravvissuti al disastro perché l’aereo, secondo questo Comitato, non si sarebbe mai schiantato, bensì sarebbe stato obbligato ad un atterraggio di emergenza al fine di prelevare e uccidere Patton.
Roberto Giacobbo e Valeria Botta ricostruiscono il contesto storico e culturale in cui ha vissuto Petrov con tanti aneddoti interessanti risalenti agli anni della cortina di ferro. Chi ha vissuto quel periodo riesce a rileggerlo con una maggiore coscienza critica, e chi era allora troppo giovane o nemmeno nato impara con la piacevolezza di una narrazione mai noiosa, quel che sui banchi di scuola spesso non si fa in tempo a studiare. Tutti, però, rimangono basiti davanti all’ignota ed eroica figura di Petrov, rimasta “secretata” quasi fosse un dossier per molto tempo. Eppure lui la notte del 26 settembre 1983 si trovò per caso a sostituire un collega e a svolgere la sua mansione di analista dati nel Centro di Comando Nucleare per cui lavorava. All’epoca era in vigore un sistema d’allarme considerato perfetto: nome in codice OKO ossia, in russo, “occhio”. Adottato dall’Unione Sovietica alla fine degli anni ‘60 a scopo preventivo, combinava l’uso dei satelliti con la rete di radar di scoperta e tracciamento sul territorio. Peccato che la notte in cui Petrov si era trovato per caso di guardia, il sistema perfetto non funzionò e i satelliti segnalarono un attacco di ben cinque missili partito dagli Usa. Petrov, però, non rispettando il protocollo decise di testa sua e non avvisò i superiori. Ragionando aveva intuito che qualcosa non andava e pur non avendo certezze in merito, sensazione questa che gli lacerò l’anima, sapeva anche che avvertire i capi avrebbe significato far partire un contrattacco e innescare la terza guerra mondiale, l’ultima di un’umanità a quel punto pronta al totale disfacimento. Per fortuna andò diversamente e un solo atto di disobbedienza, quello di Petrov, salvò l’intera civiltà presente e futura.
All’interno del libro molte chicche tra cui l’intervista integrale a Stanislav Petrov ottenuta dal gruppo di Voyager con immensa fatica, l’intervista all’Ingegnere nucleare Felice Vinci, e infine la curiosa storia del “Doomsday Clock” l’orologio dell’Apocalisse che ancora oggi ci segnala quanti minuti mancano alla fine del mondo.