L’ElzeMìro – La mosca e il vegetariano

Scianna Montalban SCF2934-1

       Ferdinando Scianna – Ritratto dello scrittore M. Vazquez Montalbán – ©Magnum

Schermata 2017-05-09 alle 10.57.25

Avere del buon tempo – modismo bresciano

Il vegetariano, già medico anatomico preclaro, stanco di già e di fui, li abbandonò pian piano per il sono e adesso, sicché, in età di pensione, Mèdico fue, méndìco or che più dico, da poeta scriveva e scriveva ogni giorno con tenacia d’insetto e diletto, in metri antichi e in rima giacché, La rima, dichiarò per azzardo al microfono di una radio localmente nota, è segreta promessa, è matrimonio svelato tra parole che si trovano, come gli umani, nel medesimo vocabolario ma in pagine distanti le une dall’altre… cuore e amore… hanno il loro daffare tra loro, ma di letto questo, di lettiga quello. Utile dire che furono quaranta gli ascoltatori.

Vien via Gìgia non hai dove covare le tue schifose uova, dice il vegetariano con forzata amabilità mentre si affanna a proteggere il suo pane, il suo burro e il suo miele, i suoi amati formaggini la-vache-qui-rit, il suo tè del mattino, dal caparbio ronzare, posarsi, ronzare di Gigia, una mosca. Non fa caldo né freddo tuttavia dal fuori spuntata, pare che al fuori non voglia tornare; benché freddoloso per natura, spalancata ogni finestra, il vegetariano ha provato a scacciarla sventolando torcioni e salviette, ma niente da fare. Ha persino tentato, pentito, di farla inghiottire dall’aspirapolvere ma, vinta dalla mosca la partita, il vegetariano l’ha adattata al paesaggio domestico con quel titolo petulante e ronzante, Gigia. Del resto, v’è da dire che solo al mattino col chiaro, e prima del buio la sera, Gigia arriva a frullargli sugli occhi, sul naso, sul bordo del suo piatto, tra i tasti dell’ordinatore cui il vegetariano ordina i suoi versi sui quali ciondola spesso e casca per un sonnellino; da sia dove sia, svola la Gigia scacciata, si posa, se ne lava le mani, svola di nuovo e scompare di notte ma checché, ritorna puntuale al mattino e così dura; se sia un indizio di predilezione, il vegetariano se l’è chiesto ma, Al vivo non far torto/mangiandone da morto, le chiacchiera paziente il vegetariano, poi stizzito, Oh Gigia, cretina/ ciccia non ho che ti piaccia,/è una zucchina.

Da qualche giorno erano parecchie a ronzare giro giro alle orecchie del vegetariano, d’intorno alla testa ciondolata sui tasti; gli camminavano ora su un braccio, ora su un dito al poeta. In uno degli occhi si torcevano cieche le larve. I pompieri spalancarono usci e finestre; ma niente da fare.

Schermata 2017-05-09 alle 10.57.25

Kounelkas Rovine

                                               Josef Koudelka – Rovine – ©Magnum

Domenico Cimarosa – Il matrimonio segreto – https://www.youtube.com/watch?v=NmlxiKPV-zY

Peter Brook – Il signore delle moschehttps://www.youtube.com/watch?v=3VDLEtgPCjY

Rainer Maria Rilke – Lettera a un giovane poeta – http://www.webalice.it/tognolini/doc/rilke.pdf

Sting – Every breath you take

https://www.youtube.com/watch?v=1jQjFm1P6_g&index=1&list=RD1jQjFm1P6_g

William Golding – Il signore delle mosche – Mondadori

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Pasquale D'Ascola

Pasquale Edgardo Giuseppe D'Ascola, già insegnante al Conservatorio di Milàno della materia teatrale che in sé pare segnali l’impermanente, alla sorda anagrafe lombarda ei fu, piccino, come di stringhe e cravatta in carcere, privato dell’apostrofo (e non di rado lo chiamano accento); col tempo di questa privazione egli ha fatto radice e desinenza della propria forzata quanto desiderata eteronimìa; avere troppe origini per adattarsi a una sola è un dato, un vezzo non si escluda un male, si assomiglia a chi alla fine, più che a Racine a un Déraciné, sradicato; l’aggettivo è dolente ma non abbastanza da impedire il ritrovarsi del soggetto a suo Bell’agio proprio ‘tra monti sorgenti dall’acque ed elevate al cielo cime ineguali’, là dove non nacque Venere ma Ei fu Manzoni. Macari a motivo di ciò o, alla Cioran, con la tentazione di esistere, egli scrive; per dirla alla lombarda l’è chel lì.

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