L’ElzeMìro – Finzioni suppletive 4

                                                                                           
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                                                                      Francesca Bertini in – da sinistra – Tosca, Fedora, La signora delle camelie  

                               4 La zattera delle meduse o Maria Bèrgamas*

Maria Maddalèna Bèrgamas, intesa Bergamaschi nel ventennio in fabbrica, povero cuore d’amor combusto nel mitologèma del su’ Gegè bambino, Agnus dei falegnami empirei lassù sul Cimone di Tonezza, 23.09.1916, chissà che Alzat’ecammina o qual altro menù da quello usuale della storia, tagliata e ragù, credeva in quelle bare, undici, ben chiavate e zincate….Si trattava d’eleggere agli altari, ottobre 1921, un corpo morto ignoto, non fosse bastato degli olocausti militi il precedente novero a satisfare le frogie pizzicagnole di certi dèi….da credere che l’ambrosia loro diletta altro non sia che un beverone di sangue, salnitro e cenere e vin da messa….glu glu glu….ma, l’avesse fatto un generale o qualsivolésse alpino sfuggito al cannoneggiare falbo dello Stilfser ovvero Stelvio, sarebbe parso brutto al re il sorteggio; dunque la Bèrgamas; vedova irredimìbile di figlio. Al provar però la scena anche per quei della Cinematografica Militare convenuti all’Aquilèia stessa là dove, diverso Attila ma uguale Unno scorrazzò (AD 452), ohiohiohi ondeggiò la Maddalèna; una hesitation nell’incedere, nel mimare la scelta della bara, lasciò dubitare la sanitaria e militare autorità, ch’ancho a benedirla un angelo, la poverina, sarebbe ma svanita in panico e impopolare furore popolare. Sicché l’opzione; fingerla; con una Bertinia di secondo piano, capace tuttavia di quei lazzi funebri da tosche, fedòre e margherite. Regarding Maddalena, le si garantì post mortem, 1952, l’altare dell’eternità, un monumento.

Agghindata invece con quel gusto vittorianosardou, consustanziale al commediante tanto che, dòrmiti nel letto o si ristori sul bidet, spesso è difficile capire se giuochi esso una sua parte o quale, l’attrice magnificò la regìa militare, andò, sostò, passò in rivista i cataletti, scossa, ne sfiorò gli spigoli con misurati porte de brasb, al decimo s’afflosciò in ginocchioni e pregò lo zinco, più impassibile quest’ultimo d’ogni Atena d’avorio e d’oroc. L’ignoto rivelato. Stanca, la doppiattrice tornò all’hotel, meublé Annalèna, tra le mutande sue ascose il soldo della comparsata a lutto e, riassunti i panni suoi di comprimaria, andò al restoràn, osteria Subàn, dove s’ingozzò del piatto suo diletto, sardoni in savord con pane e vino. Il caso.…colta tuttavia da indigestione, l’attrice corse in ritirata, o toilette, e rimise al debitore suo ogni sardone, boccon di pane, quarto di vino dei tre ingollati sicché, dal reciùto sfacelo nel vaso, divinò ma tanti spappolati alpini e fanti e marinari, riflusso gastrico e di sue mandibole voraci. E c’era quel tanfo di mortee ….L’attrice tirò la catenella. Flush.  

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* leggi in QuiTrieste https://quitrieste.it/tag/maria-bergamas/

a Francesca Bertini ( 1892-1985) la diva tra le più pagate al mondo, attrice e produttrice del cinema muto. Ultima sua interpretazione in Novecento con Bernardo Bertolucci (1941-2018)

b nella danza classica il porte de bras è l’attitudine di mani, braccia e spalle a proseguire il gesto (Gestus) organizzato  nel corpo. http://www.danzadance.com/classica.html

c o crisoelefantìna come l’Atena Parthènos del Fidia nel Partenone. Gambe e braccia d’avorio e il resto ricoperto d’oro. 

d tradizionalissimo piatto di cucina  veneziana e triestina costituito da sarde o sardoni fritti e lasciati riposare poi sotto una coltre di cipolle, pepe, lauro sfumate nell’aceto. http://www.scopritrieste.com/sardoni-savor/

e cfr. G. Pascoli -Myricae(1905) L’assiuolo

BA 10

Pasquale D'Ascola

P. E. G. D’Ascola Ha insegnato per 35 anni recitazione al Conservatorio di Milano. Ha scritto e adattato moltissimi lavori per la scena e per la radio e opere con musica allestite al Conservatorio di Milano: Le rovine di Violetta, Idillio d’amore tra pastori, riscrittura quet’ultima della Beggar’s opera di John Gay, Auto sacramental e Il Circo delle fanciulle. Suoi due volumi di racconti, Bambino Arturo e I 25 racconti della signorina Conti, e i romanzi Cecchelin e Cyrano e Assedio ed Esilio, editato anche in spagnolo da Orizzonte atlantico. Sue anche due recenti sillogi liriche Funerali atipici e Ostensioni. Da molti anni scrive nella sezione L’ElzeMìro-Spazi di questa rivista  sezione nella quale da ultimo è apparsa la raccolta Dopomezzanotte ed è in corso di comparizione oggi, Mille+Infinito

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No Responses

  1. Biuso ha detto:

    La feroce intelligenza della tua scrittura contro la feroce stupidità del conflitto che ha distrutto l’Europa, consegnandola da allora agli USA. Non ne siamo usciti, siamo ancora in quel flusso che la catenella non pulisce.

  2. D'Ascola ha detto:

    Sono Alberto attaccato a queste poche virtù che mi riconosci, ferocia e intelligenza, sperando che un qualche Alzheimer non me le porti via. Misera fine di esse entrambe altrimenti; io così come ora non sarei più, non capirei nulla e mi sarebbe anche negato di nascondermi in qualche ben architettata morte. Insomma una rovina e non di Atene. Augurami pertanto un exitus all’altezza di questo transitus. L’Europa povera stella è finita col muso nel vaso a mangiare i propri cataboliti. No push non flush. Grazie Alberto

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