
Data di pubbl.: 2024
Traduttore: Raffaella Cesarini
Pagine: 382
Prezzo: € 16,90
1983, costa del Maine, Stati Uniti. Kit McDeere, che ha da poco superato la trentina, vive ancora con il padre e per diversi anni ha lavorato come caregiver a domicilio. Non una vera infermiera, piuttosto una badante diremmo oggi, altamente qualificata grazie a un corso speciale per diventarlo. Da mesi però è senza impiego. Il signor Gurlain, proprietario dell’agenzia di collocamento che porta il suo nome, l’ha sospesa in seguito a uno sgradevole incidente occorso a Kit durante un’assistenza: la morte della paziente. Indagata dalla polizia e poi scagionata, Kit viene ora richiamata per un nuovo incarico che proprio non può rifiutare. È quasi al verde e la vita con il padre, dopo la morte della madre, è diventata insostenibile. Non si parlano, si evitano e lei ne soffre nel profondo. Ma quando scopre chi è la persona che dovrà assistere le vengono i brividi. Si tratta infatti di Lenora Hope la quale, nel 1929, a soli diciassette anni, venne accusata e poi scagionata dall’accusa di aver ucciso la madre, il padre e la sorella nella maestosa villa a picco sull’oceano dal nome evocativo di Hope’s End. Un massacro compiuto a colpi di coltello e per impiccagione del quale si è sempre dichiarata innocente benché fosse – ma sarà vero? – l’unica persona presente in casa quella fatidica notte.
“Non è mai stata condannata per alcun reato…Dato che non è mai stata dimostrata la sua colpevolezza, non abbiamo altra scelta che credere nella sua innocenza.” (p. 17) così afferma il signor Gurlain piuttosto seccato all’idea che Kit anche solo immagini di rifiutare il nuovo incarico. E infatti Kit accetta, raccoglie i pochi abiti che le servono, saluta il giovanissimo vicino di casa Kenny con il quale ha una storia senza impegno e raggiunge Hope’s End con il cuore in tumulto per quello che l’aspetta. A riceverla c’è la governante Signora Baker pronta a informarla sulle attuali condizioni di Lenora:
“Una cattiva salute l’ha tormentata per quasi tutta la vita. La poliomielite a vent’anni le ha indebolito le gambe al punto tale che da allora non è più riuscita a camminare. Negli ultimi venti anni ha subito una serie di ictus. L’hanno lasciata muta e con la parte destra del corpo paralizzata.” (p. 39) Una sola cosa riesce a fare Lenora: usare l’indice della sinistra per battere sulla macchina da scrivere, unico suo modo per comunicare.
Di cosa dunque dovrebbe aver paura Kit? Forse più del fatto che la meravigliosa casa degli Hope resti in piedi e non scivoli nell’Oceano, come pare stia per accadere giorno dopo giorno, che della possibilità che Lenora l’aggredisca come forse ha fatto con la sua famiglia più di 50 anni prima. O forse di sparire misteriosamente come la precedente caregiver, Mary, della quale ha appena preso il posto. O di qualcuno degli occupanti di Hope’s End: il cuoco Archie, che di Lenora è sempre stato grande amico, la giovane cameriera Jessica, l’affascinante tuttofare Carter, oppure l’inquietante Signora Baker. Tutti, inclusa Kit, nascondono gelosamente un segreto inconfessabile. E nessuno è quello che dice di essere. In questo gioco di maschere e specchi, Kit dovrà districarsi e uscirne viva mentre l’antica magione, come la casa degli Usher nel racconto di Poe, scivola sempre più verso l’Oceano, metafora delle vite dei suoi abitanti. Un thriller ricco di colpi di scena, spiazzante e intrigante.