Data di pubbl.: 2023
Pagine: 157
Prezzo: 14 €
C’è qualcosa che abbiamo dimenticato man mano che la “forza prevaricatrice della tecnica” ha preso il sopravvento e ci ha condotto in una lotta senza quartiere contro la natura. Troppi ignorano ancora che, un tempo, matematica e geometria hanno avuto funzioni spirituali e metafisiche, attraverso cui Cielo e Terra dialogavano.
Il teorema di Pitagora, secondo il matematico Paolo Zellini, ne è un esempio lampante e questa lettura ad “ampio respiro” non era poi così segreta, ma è stata ripresa da matematici e scienziati di ogni epoca, come ad esempio hanno fatto Cartesio e Leibniz, giusto per citarne qualcuno.
Eppure, l’uso puramente razionale di tali discipline ha seppellito millenni di tradizione, di sapere filosofico; tutto è stato etichettato come superfluo, addirittura superstizioso. Zellini invece ci porta alle origini, a quella geometria che era ricerca dell’equilibrio, a quelle formule che erano enunciazione di Giustizia e scoperta della discrasia universale, che tale ci appare, e che i numeri rendono leggibile.
Pitagora, ma prima ancora la matematica vedica e babilonese, hanno dato inizio a ciò che poi si è dilungato nel tempo; ogni cosa si è perfezionata o è apparsa facilmente interpretabile, ma non per questo ci si è fermati, perché una parte del tutto è sempre rimasta misteriosa, sfuggente, incomprensibile.
La forma è visione concreta; il suo studio è immersione nel caos. La scienza dell’infinito, ossia la matematica, fa i conti con Giustizia e Necessità e tutto resta ammirabile. Poi ogni materia di studio ha preso strade diverse; la metafisica, il Cielo, non sono stati più “argomenti scientifici”. Eppure, alcuni matematici preservano e preservarono certe dottrine, rifacendosi a Pitagora e a Euclide.
All’inizio del Novecento, con la crisi delle scienze e delle certezze che con tanta fatica avevano seminato, e che coinvolsero anche la matematica, ecco che quel semplice e intuitivo teorema, secondo cui “in tutti i triangoli rettangoli, l’area del quadrato costruito sull’ipotenusa è uguale alla somma delle aree dei quadrati costruiti sui cateti”, tornò di attualità e fece ripartire le lancette della fiducia nel positivismo.
Mistico e scientifico, rigoroso e multidisciplinare, Zellini attraversa quella parte dimenticata dalla scienza che contiene anche la sua finalità più alta, ossia la comprensione dell’armonia universale che ci sovrasta, che non possiamo dominare o stravolgere. I nostri avi sapevano che i piatti della bilancia non erano e mai saranno in equilibrio e che la matematica e la geometria erano i modi più semplici per capire le regole attraverso cui le forze agenti si compensano.
Ma perché questo? La grandezza della saggezza antica risiedeva in un semplice fatto: non pretendere di ricavare una risposta definitiva, ma solo di capire le regole della natura, perché mai si potrà giungere a rispondere a quel misterioso primo “perché” da cui tutto ha avuto origine.