
Data di pubbl.: 2025
Pagine: 262
Prezzo: € 16,90
“…in una fredda mattina di fine marzo 1990, viene ritrovato – nella propria abitazione di via Untoria – il corpo privo di vita di Raffaella Santos, una donna di origini brasiliane, resiliente e coraggiosa che ha combattuto strenuamente per la propria libertà e per il rispetto dei diritti delle persone transessuali.” (p. 12 – Introduzione di Laura Morelli). Sul corpo straziato della donna, che aveva solo ventisei anni, la carta dei tarocchi che rappresenta l’Impiccato.
Passano venticinque anni e Raffaella attende ancora giustizia, attende che il suo assassino venga trovato. A riaprire il caso nel 2015 è il Commissario Giancarlo Settembrini della sezione criminale della Procura di Savona, in Liguria, affiancato dalla patologa e analista forense Anna Ferri. Ma chi era Raffaella Santos? Arrivata in Italia all’età di sei anni dal piccolo paese di Caieiras, Stato di San Paolo, Brasile, insieme alla madre Rosalba e al fratello maggiore Diego, viveva nel paese di Calizzano, poco lontano da Savona. Il suo nome sul passaporto, però, all’epoca non era Raffaella bensì Manuel che in quel corpo era tutt’altro che a proprio agio e lo aveva dimostrato fin dalla più tenera età. Invano la madre Rosalba, cattolica tradizionalista, aveva cercato conforto presso don Sebastiano Carrisi, parroco della chiesa locale; invano Diego si era scagliato contro il profondo desiderio di essere una donna del fratellino. Con gli anni, e in attesa di guadagnare abbastanza per portare a termine l’operazione chirurgica di cambiamento di sesso, Manuel/Raffaella aveva trovato lavoro presso un bar di Savona, si era trasferita in un alloggio indipendente in via Untoria e non esitava a prostituirsi per racimolare la grossa cifra di cui aveva bisogno. Benvoluta da tutti, aveva un amico fraterno Franco Torricelli e per alcuni mesi anche un amante, il carabiniere Giulio Cordona. Lo stesso don Sebastiano aveva con lei un rapporto speciale perché Raffaella era bellissima, intelligente e profondamente buona. Eppure, nell’ombra, qualcuno la insidiava, un cliente del quale Raffaella aveva davvero paura. Un cliente con un terribile passato e un presente che, per quei casi assurdi eppure reali della vita, finirà per incrociare quello di Raffaella e prima ancora quello di suo fratello Diego.
Finché il 21 marzo 1990 a Raffaella sembra di toccare il cielo con un dito: una televisione locale prima la intervista e poi le propone la conduzione di un programma rivolto alle tante persone come lei: i transessuali. La paga è ottima. Per Raffaella vuol dire non scendere più in strada, una nuova epoca di sicurezza e soddisfazioni. Organizza una piccola festa in casa propria, ma quella stessa notte invece di dare l’addio alla vecchia vita, darà l’addio al mondo.
Ma nella storia di questa giovane donna coraggiosa e indipendente c’è molto di più di quanto appena raccontato. Come c’è molto di più nelle vicende personali dei personaggi di contorno, quelli che hanno fatto parte della sua breve avventura terrena. E quando il commissario Settembrini scoprirà finalmente chi ha ucciso Raffaella e perché, si troverà anche a fronteggiare un abisso di abiezione da lasciare senza fiato.
Morena Beltrami racconta questa storia con grande bravura muovendosi sicura avanti e indietro nel tempo e costruendo per noi lettori una trama complessa e completa aderente alla realtà dei fatti. Possiamo solo immaginare quanto sia stata difficile la vita di Raffaella, quanto dolorosa la sua scelta e quanto coraggio abbia avuto nel mostrarsi esattamente per quello che era convinta di essere. Un grazie dunque alla Beltrami per averci narrato in modo così appassionato e preciso un cold case che per fortuna è stato risolto.