Titolo: Il metodo della bomba atomica
Autore: Noemi Cuffia
Editore: LiberAria
Genere: Romanzo
Anno di pubblicazione: 2013
Numero di pagine: 152
Prezzo: euro 15,00
Torino è una location formidabile per i racconti circondati da un alone di mistero; la dualità di questa città, stretta in un ventaglio di simbologia positiva e negativa, stuzzica da sempre la fantasia dei narratori. Il noir di Noemi Cuffia, nota blogger torinese all’esordio con il romanzo Il metodo della bomba atomica (LiberAria 2013), si slega dai luoghi della capitale sabauda pur mantenendovi un legame sufficiente a rivedere vie e piazze torinesi tra le righe. Una fitta nebbia cervellotica avvolge Celeste, la protagonista, e il suo mondo fatto di blog e piante disseminate sul proprio terrazzo. Una cura ossessiva dei fiori che trova compensazione nella cura ossessiva che il suo compagno, Leone, ha di lei. Ma quella che all’apparenza sembra una ‘normale’ storia d’amore sbilanciata, nasconde diverse ragioni che si intrecciano tra loro.
La struttura del romanzo è molto complessa, fatta di flashback ravvicinati che accompagnano il lettore verso il cuore della vicenda e formano una matrioska di contenuti. Il cuore. L’organo che fa da motore per la vita è anche ciò che lega Celeste e Leone, affetti da due disturbi simmetrici. Il conteggio dei battiti al minuto è per lei fonte di sicurezza, ma non è garanzia di sicurezza per tutti avere sempre la situazione sotto controllo? In Celeste è possibile identificarsi soprattutto nei momenti di difficoltà, all’interno dei quali non sembra riuscire a prendere la situazione in mano, finendo col subire la volontà di un personaggio forte, che non è Leone, e senza troppi fronzoli. Il ritmo pian piano si fa concitato ed ecco che il lettore, pagina dopo pagina, si ritrova idealmente a contare i battiti del proprio cuore. Celeste trascina chi legge nel proprio abisso di ossessioni e debolezze, forse perché è potenzialmente il mondo di tutti, la differenza sta nel controllo che si riesce a esercitare su di esse.
Nel libro ricorre un tema essenziale: quello della mancata elaborazione di un lutto. Esso può portare alla chiusura, riducendo al minimo i canali di comunicazione con l’esterno. E se le poche valvole di sfogo di Celeste si trasformassero nelle sbarre di una gabbia? “Le giornate trascorrevano in apnea. Nessuna risposta di lavoro, nessun colloquio e nessun nuovo commento sul blog. Il computer, che spesso era stato un amico e una protezione dal mondo, si comportava come un avversario qualunque, banale. Un amore non corrisposto”, dice la protagonista poco dopo la metà del libro. Serve un metodo per risolvere la situazione, serve un intervento esterno per superare lo stallo. A volte però i metodi non funzionano più, sono i momenti in cui contiamo esclusivamente su noi stessi. Leone lo sa bene, ma Celeste?