Autore: Totò Schillaci
Data di pubbl.: 2016
Casa Editrice: Piemme
Genere: Autobiografia
Pagine: 287
Prezzo: 17,50
“Il coraggio e l’altruismo valgono più della conoscenza, perché la conoscenza la si può acquisire, queste doti no. Chi le possiede, le ha dalla nascita e deve saperle mettere a frutto. Totò lo ha fatto. Ricordate quello che avete, che sia cultura, doti o denaro, non vale niente se non lo mettete al servizio del prossimo” (p. 27)
Il sogno di Italia 90 non è solo quello della Nazionale, o degli 11 giocatori schierati in campo da Azeglio Vicini, ma è il sogno di un popolo di milioni di persone che guardano con ammirazione, orgoglio e un pizzico di invidia Totò Schillaci, lo scugnizzo siciliano venuto su dal nulla per vivere le indimenticabili Notti Magiche. Un bambino nato e cresciuto nel quartiere popolare di Palermo, il Cep, dove tra amicizie poco raccomandabili, droga, soldi facili e delinquenza è facilissimo perdersi. E allora ci si attacca a tutto pur di non “affogare”, anche ad un pallone di plastica che può davvero cambiarti la vita, come le traiettorie impossibili che può prendere, sfidando le leggi della fisica.
Ce lo ha dimostrato Totò Schillaci con un unico grande sogno, giocare a calcio da professionista e vestire la maglia della Nazionale. Più gli dicevano che non poteva farcela, più lui si caricava a molla per azzittire tutti.
“A me tocca il 19. Come il numero civico di via della Sfera, dove sono nato. La sfera e il 19, dunque tornano oggi ad essere la simbologia che rappresenta la mia vita: il pallone e la maglia della nazionale”. (p. 164)
Dalle giovanili del Palermo, al Messina, alla Juventus, alla Nazionale maggiore, all’Inter, al Giappone e poi di nuovo nella sua Sicilia, la vita di Totò Schillaci è così, una montagna russa dopo l’altra, una sfida da vivere giorno per giorno, con un solo ed unico desiderio, insaccare quella palla nella porta degli avversari; e non importa che i pali siano fatti di ferro, con delle cartelle da scuola o immaginari, l’importante è alzare le braccia al cielo per averla messa dietro le spalle del portiere. Perchè in fondo è vero che l’importante è partecipare, ma vincere è tutto, come il gol!
“Il pallone, già: il mio talento, la mia fortuna. Senza sarei perduto. Tuttavia, da solo, non basta. Ci vogliono fame, entusiasmo e disponibilità al sacrificio. E la forza per non mollare, per restare in piedi quando soffia la bufera” (p. 246)