Autore: Francesco Abate
Casa Editrice: Einaudi Stile Libero Big
Genere: giallo
Pagine: 296
Prezzo: €18.00
Francesco Abate (1964) ha iniziato la sua carriera artistica giovanissimo come disc jockey radiofonico, per esordire come scrittore nel 1996 con il breve racconto L’Oratorio – Vietato ai minori di 14 anni. Da allora ha scritto dieci romanzi, partecipato a diverse raccolte di racconti e vinto numerosi premi letterari.
Con I delitti della salina, ambientato in Sardegna, per l’esattezza a Cagliari nel 1905, offre ai lettori un giallo gradevolissimo per trama e linguaggio. Un linguaggio frizzante e perfettamente adeguato all’epoca che sottolinea e arricchisce i bei dialoghi fra protagonisti e comprimari.
Conosciamo così la giovane e promettente giornalista Clara Maylin Simon, per metà italiana e per metà cinese, emula della celebre Nellie Bly, dal carattere indomito e invisa alla Cagliari bene – in particolare al Conte Roberto Cappai Pinna e alla sua anziana e proterva zia, la professoressa Maria Vittoria Dessy Pinna, nobildonna dedita a una pelosa e poco empatica beneficenza verso gli orfanelli – e molto amata invece dalle sigaraie della manifattura tabacchi, socialiste a oltranza, e dai muratori anarchici. Accanto a lei Ugo Fassberger, editorialista de L’Unione, nonché devoto amico d’infanzia, e il tenente dei carabinieri Rodolfo Saporito, da poco trasferito a Cagliari. Insieme a loro, fra battibecchi, gelosie, riappacificazioni, inseguimenti, colpi di scena, trappole e tranelli, Clara si troverà a indagare sulla sparizione e morte sospetta di alcuni piciocus de crobi, poverissimi bambini, sovente orfani o figli di prostitute, impegnati nel faticoso trasporto di pesanti ceste cariche di merci nei mercati generali della città.
Purtroppo, come Clara e i suoi sodali avranno modo di scoprire, questo non è l’unico impiego dei piciocus, ma altro non possiamo ora rivelare. Basti aggiungere che la storia si dipana attraverso le saline, poco lontane dalla città, dove a spaccarsi la schiena a costo zero sono i detenuti del bagno penale San Bartolomeo, il lazzaretto, la spiaggia del Poetto dove la facoltosa famiglia di Clara possiede una villa e l’intera città di Cagliari con i suoi ritrovi, palazzi, spiagge e l’Ospedale San Giovanni di Dio diretto dal prof. Callisto Rombi.
A parte la bella e intricata trama gialla, questo libro offre una vera chicca, un interessante elemento antropologico: la presenza a Cagliari di una corposa comunità Svizzera e il cognome Fassberger non è infatti usato a caso. Come non a caso si cita il Caffè Elvetico, punto di ritrovo e riparo dei protagonisti. Apprendiamo così che svizzeri grigionesi e ticinesi erano arrivati a Cagliari nella seconda metà del ‘700 e commerciavano in caffè, liquori e tessuti. Ne sono ancora oggi testimonianza cognomi come Fopper, Stuppani, Pollini, Clavot, Smit, Guicciardi e altri.
Bella anche l’idea di una protagonista come Clara Maylin per metà cinese, con un padre, Francesco Paolo Simon, capitano, scomparso durante la rivolta dei Boxer in Cina. Morto oppure no? Il mistero resta ancora da svelare. Di sicuro, però, la duplice natura di Clara, la mezzosangue, permette all’autore di ricamare intorno a un’altra tesi sociale, dopo aver denunciato lo sfruttamento dei minori e le terribili condizioni di lavoro delle sigaraie all’inizio del secolo scorso: quella del diverso, per giunta donna, e della sua mancata accettazione in una società, ahimè, poco diversa dall’attuale, nella quale trionfano i pregiudizi e un diffuso stigma contro tutto ciò che si presenta come non conforme alle regole e alle comuni convenzioni.