Grandi riflessi – François Rabelais: Gargantua et Pantagruel

François Rabelais

Titolo: Gargantua e Pantagruele
Autore: François Rabelais
Prima edizione: pubblicato tra il 1532 e il 1552
Edizione usata per la recensione: Bompiani, 2012, a cura di Lionello Sozzi

 

” Al lettore

Cari amici che leggete questo libro,

spogliatevi di ogni passione

e, leggendolo, non vi scandalizzate.

Il suo contenuto non è malvagio né corrotto.

È vero che qui on troverete stimolo

a perfezionarvi, se non nella risata.

Ma il mio cuore non può scegliere nessun altro argomento,

vedendo la pena che vi insidia e vi consuma.

È meglio scrivere di riso che di lacrime,

perché è il riso che contraddistingue l’uomo”.

(pag. 11)

Fin dal prologo del primo libro dell’opera rabelaisiana sarà possibile comprendere la complessità, l’ecletticità e la poliedricità dell’autore che stiamo affrontando.

François Rabelais nacque in un villaggio contadino della Touraine e crebbe frequentando i ricchi uomini di legge amici del padre. Diventò molto presto prete, ma quando l’ordine dei francescani tentò di sequestrargli i libri egli passò all’ordine dei benedettini che lo autorizzò a studiare medicina all’università di Montpellier. Oltre a essere studioso del diritto, del greco e famoso umanista, egli fu un medico affermato che attirava folle di studenti. Fu medico personale di Jean du Bellay, consigliere di Francesco I e poi di Guillame du Bellay, governatore del Piemonte. Seguendo queste importanti personalità compì diversi viaggi in Italia dove incontrò il Papa.

La verve letteraria arrivò tuttavia molto tardi, quando, a più di quarant’anni, pubblicò il Pantagruel. L’opera, sebbene sia stata condannata dagli ambienti colti, ha subito avuto grande successo e in tre anni uscirono numerose riedizioni. Nel 1534 uscì il Gargantua. Spesso Rabelais è stato ritratto come un monaco gaudente che scriveva sotto i fiumi dell’alcool, tuttavia recenti studi hanno dimostrato che si trattava di pura fantasia, come del resto è stata smentita la lettura carnevalesca fornita da Bachtin.

Rabelais non ebbe grande successo in Italia, infatti, se la prima traduzione inglese uscì nel 1600, per quella italiana si dovette attendere il 1930.

Leggere Rabelais è estremamente complesso, ciò è dovuto a tre ragioni. Una difficoltà linguistica: la lingua è basata sulla sperimentazione, ci sono grecismi, italianismi e termini del dialetto francese dell’epoca. Una difficoltà di tipo storico: il libro fa riferimento ad avvenimenti a lui contemporanei che noi oggi non conosciamo. Vi è inoltre una difficoltà culturale data dalle immense conoscenze dell’autore, che morì nel 1553.

L’opera è divisa in cinque libri: il primo blocco che comprende il Gargantua e Pantagruel venne pubblicato tra il 1532 e il 1534. Il tiers livre fu pubblicato nel 1546 mentre il quart livre ebbe due edizioni, una risalente al 1548 e l’altra al 1552; il quinto libro venne infine pubblicato postumo.

Il primo libro segue la struttura dei romanzi cavallereschi e delle cronache. Racconta la nascita e l’infanzia del gigante Pantagruel, figlio di Gargantua (il nome Pantagruel deriva dal latino “panta”, tutto, e “gruel”, alterato, in origine demonio della sete); durante la sua educazione avvengono diversi episodi tra cui l’incontro con Panurge, un uomo stupefacente, capace di tutto e che parla tredici lingue: sarà lui a iniziare Pantagruel a una vita avventurosa. Poi Pantagurel scopre che il padre è morto e che il suo paese è stato invaso dai Dipsodi; dopo aver affogato l’armata nemica sotto un “diluvio urinario” egli affronta vittoriosamente Loupgarou e conquista il paese dei Dipsodi.

Il Gargantua, come il Pantagruel, è stato pubblicato sotto lo pseudonimo parlante di Maitre Alcofrybas Nasier. Pur condannato dalla Sorbona nel 1533, Rabelais cominciò a scrivere il secondo libro. L’opera racconta gli episodi di Gargantua: uscito meravigliosamente dall’orecchio sinistro di sua madre, che l’aveva portato in grembo undici anni, il giovane gigante riceve un’educazione tradizionale caratterizzata ogni giorno da ventisei o trenta messe; quindi viene affidato a Ponocratès, un umanista che lo educa associando esercizi intellettuali a esercizi fisici ottenendo risultati prodigiosi. Nel frattempo le terre del padre sono invase dal bellicoso re Picrochole; dopo la vittoria, Gargantua diventa generoso verso i nemici e per ricompensare il suo alleato, il pittoresco Frère Jean, fa costruire l’abbazia di Thélème, in cui l’unica regola è “Fai ciò che vuoi”.

Il terzo libro è la ricerca della risposta alla domanda se sia giusto sposarsi oppure no, e per questo Pantagruel interroga numerosi personaggi. Nel quarto c’è la descrizione di un lungo viaggio in mare per consultare la Dive Bouteille sulla domanda posta nel terzo libro: visita diverse isole, ognuna con un significato simbolico, ma non si trova una risposta, che arriva nel quinto e ultimo libro da parte dell’oracolo, “Trinch” (forse il significato di questa parola potrebbe essere “bevi”). In sostanza, Panurge e Pantagurel non imparano niente di nuovo.

Nonostante le moltissime interpretazioni dell’opera è lo stesso Rabelais a dirci, nel prologo, come interpretarla.

“Poi, con una lettura attenta e una riflessione assidua, vi conviene spezzare l’osso e succhiarne il midollo sostanziale (ecco quel che io intendo mediante questi simboli pitagorici!), nella speranza di diventare avveduti e virtuosi grazie a questa lettura. Vi troverete, infatti, un gusto ben diverso e una dottrina nascosta, che vi rivelerà dei profondissimi arcani e dei misteri tremendi, per quanto concerne la nostra religione, ma anche la situazione politica e la gestione della famiglia” (pag. 17). 

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