
Autore: Saunders George
Casa Editrice: Minimum fax editore
Genere: Racconti
Pagine: 222
Prezzo: 15.00 €
Ho appena chiuso il libro. Mi soffermo un attimo sulla quarta di copertina, solo e pensoso. Riprendo fiato. Sì, perché il fiato viene a mancare, per tutta la lettura, e si rimane incantati a chiedersi “ma come fa?”.
Premetto che, me tapino!, non conoscevo George Saunders. Ingegnere geofisico texano che, dopo qualche anno di esplorazioni petrolifere in giro per il mondo, ha capito che l’oro (non nero) della sua vita stava nella scrittura, nella letteratura.
Premetto anche che, quando si tratta di racconti, sono di parte: le sillogi sono la mia grande passione, soprattutto quando l’autore riesce ad essere così eterogeneo, così abile, così coerente e così bravo da sembrare uguale e diverso ogni dieci pagine.
“Ma come fa?”, si diceva….come fa Saunders a scrivere così, prima di tutto: un visionario, che fa sembrare comune l’insolito e allo stesso tempo tratta tematiche di un’attualità sconvolgente mascherandole da fantascienza (il dilemma morale tra egoismo e altruismo, o tra ammirazione e invidia, la tensione amore/morte, il traffico di esseri umani, etc.).
E come fa a non risultare banale e “già sentito” su questi temi e con questi modi: ci ho sentito dentro Philip K. Dick e Douglas Adams, ma anche George Orwell e, in certi passaggi, addirittura Golding. Frullati insieme, shakerati e serviti on the rocks con l’ombrellino.
Per non rovinare la sorpresa ai molti che, spero, saranno incuriositi e finiranno per tuffarsi nel libro, cito soltanto il racconto “Fuga dall’Aracnotesta”: in una futuristica prigione, i detenuti vengono usati come cavie per lo sviluppo di medicinali. Farmaci usati per stimolare gli istinti erotici e sessuali delle persone di fronte a membri dell’altro sesso. Mai sentito parlare di effetti collaterali? Fin dove potrà spingersi la medicina del futuro? Quanto ancora il libero arbitrio sarà considerato un valore fondamentale della nostra civiltà?
Lo stile è quantomeno corroborante: “hilarious and alarming” l’ha definito il New York Journal of Books, e aggiungerei almeno “straniante”, perché proprio la percezione di aver sbirciato in una dimensione X, un universo alternativo eppure parallelo, è il sapore che rimane in bocca mentre si sta chiudendo il libro, soli e pensosi.
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