Casa Editrice: Rizzoli
Genere: Romanzo per ragazzi
Traduttore: Giulia De Biase
Pagine: 299
Prezzo: 14,00
“Diario assolutamente sincero di un indiano part-time” è la storia di formazione dell’adolescente Junior Arnold Spirit, cresciuto nella riserva di Wellpinit, negli Stati Uniti, e alter ego di Sherman Alexie, autore di questo romanzo, che nel 2007 ha vinto il National Book Award per la letteratura per ragazzi.
In realtà, si tratta di una lettura adatta anche ai più grandi, tant’è che viene catalogata all’interno del cosiddetto filone per “young adult”. Unendo note leggere e gravi, umorismo corrosivo e struggente malinconia, le vicende del protagonista risultano, infatti, decisamente accattivanti per una fascia di lettori molto ampia, che potrebbe includere sia i teenagers che gli adulti.
Spirit – diverso per eccellenza, soprattutto perché nato ‘idrocefalo’ (con l’acqua nel cervello, come dice all’inizio del suo diario, ma non per questo stupido) e ha, per voler essere carini, l’aspetto di un nerd, è una sorta di giovane Holden alle prese con un ambiente in cui esiste come un tassello di un puzzle fuori posto. Membro di una famiglia indiana su cui pesa un forte senso di fallimento, ereditato, oltre che dalle singole storie dei personaggi, anche dalla Storia con la ‘S’ maiuscola, Spirit passa le sue giornate con una famiglia composta da un padre dedito all’alcool, una madre rassegnata e una sorella maggiore auto-segregatasi nello scantinato di casa per fuggire al mondo. Il suo unico amico (e si fa per dire) è Stizza, compagno di scuola manesco e capace di violente sfuriate, che ha il pregio di sapere difenderlo dalle numerose bande di bulli che vorrebbero malmenarlo, approfittando della sua debolezza fisica, per riempire il loro vuoto esistenziale.
Sarà il dialogo, inaspettato, con un insegnante a innescare, in Spirit, una reazione di rifiuto per l’assenza di senso in cui sembra sprofondare, ogni giorno di più, la sua vita nella riserva. Tutto ha inizio quando, una mattina, nell’aula scalcinata della scuola di Wellpint, Spirit apre il libro ‘nuovo’ su cui dovrà studiare e si accorge, da una firma a penna nella prima pagina, che si tratta di un testo ‘vecchio’ almeno quanto sua madre, essendo il nome che ha appena scoperto proprio il suo. A cosa serve andare in una scuola decrepita in cui si studiano cose che non sono più vere o, almeno, non sono al passo coi tempi?, si chiede Spirit, appena prima di scagliare – ebbene, sì – il volume contro la testa dell’insegnante. Sospeso e relegato in casa, il ragazzo vedrà arrivare, per parlargli, proprio la parte offesa (e non solo in senso metaforico), che gli svelerà alcune cose che non sapeva (ad esempio, che sua sorella, prima di rifugiarsi negli scantinati, era un’allieva brillante che sognava di fare la scrittrice) e gli suggerirà di trovarsi un destino migliore. Come? Andandosene dalla riserva e affrontando i bianchi, per poter ottenere nuove opportunità.
Spirit sciocca la sua famiglia – in fondo, fiera di lui – e annuncia di andare a studiare nella prestigiosa scuola di Reardan, dove gli indiani, semplicemente, non esistono.
Si apre un mondo: fra molti alti e bassi, nascono nuove amicizie, si scopre perfino l’amore (o qualcosa di simile) e si impara a giocare a football.
Sarà proprio una partita a football, niente meno che fra la squadra di Wellpint (dove è considerato un traditore) e quella di Reardan, a mettere Spirit di fronte ai fantasmi del passato e ai dubbi, ancora vivi, del presente.
Corredata da originali disegni di matrice fumettistica, questa lettura presenta davvero una lunga serie di temi, collegati alla dimensione della crescita e della ricerca della propria identità, presentandoli in chiave nuova ed originale.