
Autore: Javier Marias
Data di pubbl.: 2018
Casa Editrice: Einaudi
Pagine: 478
Prezzo: 22 €
Negli anni, Javier Marìas ha abituato i suoi lettori ad affrontare storie dalle trame in fondo semplici, sebbene narrate con la complessità e l’intensità di più sedute di psicoanalisi. Nessuno dei suoi personaggi vive in superficie ciò che gli o le accade. Ogni momento, evento, situazione, stato d’animo viene sviscerato nel profondo, in ogni suo possibile e persino recondito significato o implicazione con ciò che è stato e ciò che sarà.
Berta Isla non rinuncia a questo gioco narrativo, affascinante e intrigante al contempo, trascinando il lettore dentro la storia dei protagonisti principali, Berta e suo marito Tomàs, e dentro una Storia più grande e complessa: quella del Grande Gioco in un’epoca (all’incirca fra gli anni ’60 e i ’90 del secolo scorso) che lo ha reso più sfumato, sfuggente e perverso di quanto non fosse durante l’ultima Guerra Mondiale.
Incontriamo Berta e Tomàs a Madrid, giovani, fidanzati e costretti a lunghi periodi di separazione (Tomàs, o se preferite Thomas, figlio di una inglese e di uno spagnolo, perfettamente bilingue, studia con profitto in Inghilterra). E se la prima esperienza sessuale, con due estranei in due città lontane, resterà per Berta un ricordo simile a un:
“..rifugio … come chi si consola dicendosi che se c’è stato un tempo di spensieratezza e improvvisazione, di frivolezza e capriccio, di sicuro da qualche parte c’è ancora, anche se è difficile tornarci se non con la memoria che si diluisce e con il pensiero immobile che non avanza e non retrocede..” (p.39)
per Tomàs sarà la fine dei sogni di gioventù.
A Oxford, dove studia, ha stretto un forte legame intellettuale con il prof. Wheeler, ispanista e lusitanista:
“..del quale correva voce che fosse stato nei servizi segreti durante l’ultima guerra mondiale, come tanti altri intellettuali reclutati in quei tempi estremi, e che poi avesse mantenuto una collaborazione a distanza..”(p.42)
e una relazione di tipo strettamente fisico con una certa Janet, commessa in una libreria antiquaria. Inoltre Tomàs non è solo un ottimo studente e un ragazzo simpatico e affascinante, possiede anche una singolare predisposizione a imparare qualunque lingua fino ad imitarne gli accenti e le più sottili inflessioni. Predisposizione in virtù della quale, nel corso del quarto anno di studi, Wheeler gli proporrà una carriera nei servizi segreti. Tomàs nicchia. L’idea lo attrae per il lato avventuroso. Soddisfa un immaginario legato a film e libri di spie, ma la sua parte razionale si ribella. Incerto sul da farsi, ma più propenso a rifiutare, Tomàs trascorre una serata con Janet. Il giorno seguente un ufficiale di polizia lo informa che la ragazza è stata uccisa, che molti indizi rinvenuti sul luogo del delitto portano a lui e gli chiede pertanto conto e ragione del suo rapporto con la donna. Spaventato e angosciato dalla piega sinistra che hanno preso gli eventi, Tomàs domanda aiuto a Wheeler per vedersi infine costretto, suo malgrado, ad accettare di diventare un agente segreto.
Questo l’antefatto da cui prende il via il racconto, per dipanarsi nelle parole di Berta che occupano la parte centrale del libro: il matrimonio, la nascita dei due figli, il mistero in cui è avvolta la vita di Tomàs e che neppure sua moglie è autorizzata a conoscere, i viaggi all’estero – ufficialmente per conto del Foreign Office – infine la sua sparizione e i lunghi anni di attesa, solitudine, ansia e speranza che Berta è obbligata a sopportare.
“Com’è facile essere all’oscuro, forse è il nostro stato naturale. … Noi abbiamo la tendenza a credere, a pensare che la gente dica la verità, senza far troppo caso e senza diffidare; la vita non sarebbe vivibile se non facessimo così, se mettessimo in dubbio le affermazioni più insignificanti, perché mai qualcuno dovrebbe mentirci riguardo al suo nome, al suo lavoro, alle sue origini … a quella massa di informazioni che tutti ci scambiamo disinteressatamente, spesso senza che nessuno ci chieda nulla, senza che nessuno mostri il minimo interesse nel sapere chi siamo…” (p.177)
Pagine in cui pensieri, paure, ricordi e sogni personali si mescolano agli accadimenti del vasto mondo mentre Berta si sforza di dare un senso a questi come alla sua disperata e forse inutile attesa del ritorno di Tomàs.
Centrali nel libro sono i temi dell’inganno – quello degli altri nei nostri confronti e quello che ciascuno di noi s’infligge, mal valutando o giudicando i propri sentimenti e il carattere di chi amiamo o di chi ci vive accanto – dell’illusione, della fragilità e della falsità che informano le nostre vite. Perché se è vero che essere un agente segreto significa “vivere vite fittizie, vite che non sono la tua” è anche vero che ciascun individuo si vede sovente costretto, al solo scopo di darle un senso, a ripiegare su una narrazione della propria esistenza altrettanto fittizia e distorta. In realtà dobbiamo tutti, in qualche modo, sopravvivere al dolore della perdita di chi amiamo, alla sua scomparsa, alla solitudine sulla cui durata nulla sappiamo, alla ripetitività dei giorni, all’incertezza del futuro e a “un passato che non passa”, ma continua a esistere dentro di noi a volte come memoria lieta, altre come inizio del momento in cui abbiamo sbagliato a scegliere o a capire. Per tutti i temi trattati, Berta Isla resta un romanzo nero di indiscussa bellezza e profondità.