A tu per tu con…Nina George

nina georgeNina George, autrice dell’intenso Una casa sul mare del Nord (Sperling & Kupfer), è come le storie che racconta: un aspetto gentile che racchiude un animo passionale,  ricco di emozioni e sfumature. Parlando con lei si percepiscono intelligenza, grande sensibilità, forte umanità e quel tocco di magia capace di dare leggerezza e atmosfera alle sue parole.

Marianne, la protagonista del romanzo, vive un’esistenza soffocante, abituata a continue rinunce e privazioni per volere del marito. Molto spesso le donne sono sopraffatte dal senso del dovere e dimenticano quali sono i loro veri desideri: quali sono, secondo lei, le cause di questo diffuso comportamento femminile?

Credo che questo sia un comportamento molto diffuso in Germania, soprattutto tra le donne della generazione di Marianne, sui sessant’anni. Queste donne infatti non sono state abituate ad essere autonome e, a causa dell’educazione ricevuta, cercare la felicità sembra loro un atto egoistico.

Cosa succede poi a Marianne? Dove trova la spinta per cambiare vita?

Marianne tenta di suicidarsi, ma nel cercare la morte trova in realtà la vita. Dopo questo episodio, trova un luogo nel quale riesce ad essere veramente se stessa e, soprattutto, conosce un uomo che la fa essere se stessa, l’ama e l’accetta nella sua totalità. Incontra delle persone, dei nuovi amici, che le vogliono bene e che sanno apprezzare una donna capace di essere se stessa fino in fondo. Un luogo del cuore, amore e amicizia: tre cose fondamentali, che cercano anche le donne nella vita vera.

Nel romanzo ci sono molti personaggi interessanti, pieni di forza e di calore. Mi ha colpito molto Pascale, la sacerdotessa, la strega buona. Dove ha tratto ispirazione per questo personaggio?

La mia ispirazione la trovo nella realtà: sono una persona che osserva e ascolta molto quello che la circonda. Ritengo di essere una persona sinestetica, capace di capire con un unico senso quello che mi arriva da tutte le percezioni sensoriali. Ad esempio, guardo una persona negli occhi e capisco come si sente, non ho bisogno di parlare la sua lingua…amo essere molto vicina alle persone. Tutte le figure dei miei romanzi esistono nella realtà, non in senso letterale, ma nel senso che è il mondo circostante ad ispirarmi.

Marianne stessa scopre di avere un potenziale, dei poteri. Pascale le dice tutte le donne sono sacerdotesse, con doti particolari…cosa deve fare una donna per riscoprire la sua vera natura, la sua forza interiore?

Quando ho scritto questo romanzo, in realtà, io stessa stavo ancora ricercando il mio potere. Poi ho scoperto che il nostro potenziale, il nostro potere, nasce dall’ amore per se stessi: chi ha la forza di amare se stesso, ha la forza di fare grandi cambiamenti, anche verso il mondo, il proprio mondo, ma anche la realtà che ci circonda. Questo amore è capace di influire sullo nostre vite ma anche su quelle di chi ci circonda. E’ importante anche non vergognarsi dell’ amore per se stessi, ma esserne fieri e felici perché dà energia positiva nella vita.

La vicenda è ambientata in Bretagna, in particolare nel Finistère, terra dall’atmosfera magica. Cosa la lega a questi luoghi?una casa sul mare del nord

Questi luoghi sono davvero magici: ricchi di leggende, addirittura di miracoli, più di qualsiasi altra terra. Io in realtà ho conosciuto questi luoghi sbagliando strada: mi sono persa e …mi sono ritrovata! Ora infatti abito in Bretagna. E’ un’ambiente ruvido, selvaggio, ma con grande apertura, spiritualità, magia e profondità: trovo che questi luoghi mi rispecchino.

Dalla vicenda emerge che i Bretoni sono molto legati alla loro terra e che la natura di questi luoghi sia in grado di influenzare il loro temperamento, rendendoli più veri, a tratti selvaggi … Quanto c’è di vero in questo, secondo le sua esperienza?

Beh, diciamo che è vero e non è vero. Nelle grandi città si perde un po’ questa magia, questo temperamento bretone, mentre nelle zone rurali si trova ancora grande autenticità, la gente non è ancora stata influenzata dalla vita della città, è più pura. Io abito lì da due anni  e mi sento molto amata, rispettata come persona, nelle mie peculiarità, e come artista, anche più che in Germania.

Nel romanzo ci sono frasi, parole e modi di dire in lingua Bretone. Come si è documentata dal punto di vista linguistico?

Quando scrivo un libro faccio delle ricerche molto approfondite, visito i luoghi per captare le atmosfere, studio le abitudini…In questo caso ho fatto anche un corso di bretone, e conosco qualche parola come Kenavo (arrivederci) e Yec’hed mat ! (alla salute!).

Mentre si è documentata sulla Bretagna, probabilmente si è imbattuta nelle leggende affascinanti di cui è ricca la cultura Bretone.C’è una leggenda in particolare alla quale si sente legata, che vuole condividere con i nostri lettori?

La leggenda che mi ha colpito di più è quella della principessa Dahud, la figlia del re Gradlon. Dahud era molto bella e aveva tanti amanti, ma era anche sposata con il mare. Viveva in una bellissima città, Is, costruita sotto il livello del mare e protetta da alcune dighe. Un giorno Dahud aprì le porte del castello per far entrare il suo amante, ma il mare ingelosito travolse la città; il re cercò invano di salvare la figlia, ma la città venne sommersa. In seguito, le terre furono nuovamente popolate e la città venne ricostruita: non più Ys, ma “Par – Ys”…Parigi!

Un’ultima domanda. Nel suo precedente romanzo, Una piccola libreria a Parigi, il protagonista sapeva consigliare il libro giusto per ogni lettore, una vera e propria medicina dell’anima. In quest’ottica, a chi consiglierebbe Una casa sul Mare del Nord?

Il mio libro si rivolge, innanzitutto, a tutte le persone che pensano che la vita sia finita: la vita non è mai finita, fino all’ ultimo giorno. Chi ha il coraggio, la forza di cambiare la propria vita può farlo fino all’ultimo giorno: la storia di Marianne vuole testimoniare proprio questo, la grande capacità di cambiamento che abbiamo. Il romanzo si rivolge anche a tutti coloro che hanno paura della propria forza, soprattutto alle donne che se ne vergognano e, infine, a tutti coloro che cercando vicinanza e amicizia con gli altri, un valore prezioso e fondamentale. Oggi siamo tutti molto freddi e distanti perché abbiamo paura di ferirci e questo ci porta ad allontanarci, ma dobbiamo cercare di avvicinarci all’altro: questo romanzo è proprio per tutti coloro che cercano calore e vicinanza.

Chiara Barra

Se dovessi partire per un’isola deserta, e potessi portare con me soltanto un libro...sarebbe un’ardua impresa! Come immaginare la vita senza il mistero di Agatha Christie, la complessità di Milan Kundera, la passione di Irène Nemirovsky, l’amarezza di Gianrico Carofiglio, il calore di Gabriel Garcia Marquez, la leggerezza di Sophie Kinsella (eh sì, leggo proprio di tutto, io!). Ho iniziato con “Mi racconti una storia?” e così ho conosciuto le fiabe, sono cresciuta con i romanzi per ragazzi che mi tenevano compagnia, mi sono perdutamente innamorata dei classici...che ho tradito per i contemporanei (ma il primo amore non si scorda mai)!

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