Ciao Luca, presentati al pubblico de Gli amanti dei libri.
Ho 42 anni, vivo e lavoro a Roma da sempre, ma spero non per sempre. Invento storie. Una bella storia, che sia narrata in un romanzo, in un film, in una serie tv o in un fumetto, ma anche in altri tipi di narrazione, è ciò che più mi entusiasma.
Come nasce questo libro?
Da due righe lette su un romanzo di Giancarlo De Cataldo(Onora il padre, Einaudi Stile Libero ndr), da cui ho scoperto che negli Stati Uniti L’FBI fa uso dell’ipnosi a scopo iperamnesico. Quindi ho iniziato a documentarmi e ho potuto constatare che l’ipnosi investigativa è una realtà in molti paesi. Poi ho seguito una sorta di seminario individuale sull’ipnosi, e parallelamente ho creato la storia.
Tematiche nuove, trama avvincente ma a colpire è soprattutto la psiche dei personaggi. Perché hai puntato proprio su questa componente?
Il romanzo è centrato su cosa contiene la psiche di ciascuno di noi, sulla complessità e la fragilità dell’essere umano. Ho cercato di rendere questa complessità anche e soprattutto per mezzo dei miei protagonisti, attraverso coloro che per mestiere cercano nella mente degli altri.
Ti dico una parola Panopticon, cosa rispondi?
Orwell. Facendo le debite proporzioni, Orwell scrisse 1984 perché aveva vissuto sulla sua pelle quanto fosse tremendo un regime centralista e totalitario, e ha reso magistralmente quell’incubo, il suo incubo. Per certi versi Nel posto sbagliato è il mio incubo, il mondo in cui non vorrei vivere, la cura peggiore del male.
Oggi siamo tutti Nel posto sbagliato?
Il titolo del romanzo fa riferimento a questo, alla possibilità che ognuno di noi può trovarsi, suo malgrado, Nel posto sbagliato. Ma c’è anche una seconda chiave di lettura del titolo, che fa riferimento all’Italia, alla strategia della tensione, una serie di eventi che hanno segnato la storia di questo paese, e che lo rendono il “posto sbagliato” per antonomasia dove intraprendere certe pratiche.
Quanto l’assurda realtà del tuo romanzo rispecchia la quotidianità?
Non lo so, non posso saperlo, il mio non è un romanzo d’inchiesta. Posso dirvi però che gran parte di ciò che racconto è tecnicamente possibile. Uno dei primi giornalisti a leggerlo(Bruno Luverà, Tg1 Billy) mi disse come la cosa più inquietante fosse che la mia storia era molto più realistica di quanto potesse sembrare…
Philip Dick… ti dice qualcosa?
E’ un autore che stimo immensamente, ammiro la sua capacità di porsi e di porre domande esistenziali attraverso le storie.
Progetti per il futuro?
Vari, in questo momento in particolare molto vari. Ho finito un altro romanzo, mi hanno chiesto di lavorare al seguito di Nel posto sbagliato, sto scrivendo insieme a un affermato sceneggiatore una proposta di trasposizione seriale sempre di questo romanzo, forse sceneggerò una graphic novel tratta da un progetto inizialmente pensato per la tv con un collettivo di sceneggiatori con cui collaboro. Poi vediamo… è arrivata in questi giorni in libreria un’antologia curata da me(insieme ad Andrea Cotti) Roma a mano armata, Novecento editore; e sempre in questi giorni sta uscendo in Francia il mio secondo romanzo L’homme noir.
Un saluto a Gli amanti dei libri.
Un grande abbraccio a tutti gli amanti dei libri e delle storie.