A tu per tu con… Folco Terzani

Titolo: Ultra. La libertà è oltre il limite
Autore: folco terzani, Michele Graglia
Data di pubbl.: 2017
Casa Editrice: Sperling & Kupfer
Pagine: 215
Prezzo: 18.50

A Ragusa, per l’ottava edizione del festival “A tutto volume”, abbiamo incontrato Folco Terzani che ci ha parlato del suo ultimo libro (su e) con Michele Graglia. Ultra. La liberta è oltre il limite (Sperling & Kupfer) è la storia di una “caduta” (evitata) e di un cambiamento radicale della vita di Michele che una volta ottenuto il successo come modello, si sente completamente svuotato di senso e di valori. Decide così di riprendere possesso del proprio corpo e del proprio sé, partecipando a ultramaratone che lo porteranno a supererare i propri limiti e ha ritrovare una nuova consapevolezza.

Che cosa ha significato per Folco Terzani l’incontro con Michele Graglia?

Per me è stato interessante incontrare un ragazzo che ha avuto tutte le cose che si dice bisogna avere, donne, soldi, successo, e poi ha mollato di colpo tutto. Un po’ è quello che più in generale sta succedendo. Come mai il mondo sta rallentando? Perché c’è una crisi economica così duratura? Forse non abbiamo più voglia di andare avanti per questa strada. Forse desideriamo un po’ tutti fermarci e cambiare direzione. Per questo è stato bello incontrare una persona come Michele che si è spinta al massimo, riuscendo a vederne i vantaggi e gli svantaggi. A un certo punto i secondi sono stati maggiori dei primi. Se ci pensiamo è anche un po’ assurdo che una persona che aveva così tanto, abituata a girare in Rolls-Royce, che guadagnava diecimila dollari al giorno come modello, arrivi a un certo punto a pensare di buttarsi giù da un palazzo di quattordici piani. Eppure lui ha avuto la capacità di capire il suo problema, a differenza di molti di noi che invece pensano sempre a come sfondare, a come arrivare a qualcosa, e non si è lasciato cadere. Anzi, ha cambiato vita e si è “buttato” a fare l’ultramaratoneta. La sua è stata una scelta radicale. Essenzialmente fare l’ultramaratoneta è un po’ come fare il fachiro. È una cosa di una difficoltà fisica estrema. Il corpo ti urla continuamente di smettere, di fermarti, ma tu devi andare sempre avanti oltre tutto il dolore, oltre i limiti fisici. Questa è una cosa che nessuno di noi fa più, una cosa eroica. Spesso pensiamo che un modello sia un ragazzo senza testa, un “coglione”, invece Michele ha avuto la testa per iniziare un percorso eroico. Piuttosto che correre per 5-10 chilometri, dopo soli cinque mesi, lui partecipa a una maratona da 160 chilometri, arriva al punto in cui si trova in testa, davanti anche a campioni professionisti, e poi sviene. Cade per terra e si risveglia in un’ambulanza con il padre che gli tira la lingua fuori della bocca per evitare che soffocasse. Ecco, questo è un esempio di determinazione totale, di come sia possibile tornare a essere forti. Perché, lo vedi?, se ti guardi intorno siamo molli. Non abbiamo più forza né determinazione. Ci raccontano storie di uomini che un tempo lo sono stati, ma oggi noi non ne siamo più capaci. Allora, lui, e tutti gli altri che fanno cose “ultra”, vanno oltre, un po’ come gli dèi greci, arrivando a fare ben 7 maratone di fila. È incredibile che esistano questi ragazzi, normali ma con una disciplina ferrea, con una mentalità propositiva e la voglia di andare oltre ogni limite. Non ci sono soluzioni, il futuro non ci viene dato da nessuno, ma bisogna trovare la forza dentro se stessi per crearlo. Solo così possiamo ritrovare quella forza di cui abbiamo bisogno. Il mio interesse per un ragazzo che faceva il modello sembra improbabile. E in effetti ho dovuto superare un pregiudizio per capire che invece Michele è un ragazzo da cui si può imparare molto. Perché queste cose lui le fa davvero, ed è diventato uno dei più bravi al mondo in queste sfide estreme. Allora ho voluto proprio prendere spunto da lui per capire come usare questa forza e riprendere in mano la propria vita, attraverso gesti semplici come il correre.

UltraDi solito siamo portati a pensare, a causa di cliché e pregiudizi, che i ricchi sognino i sogni veri e i poveri il pane. Com’è riuscito Michele a realizzare il superamento dei suoi limiti, partendo da una condizione privilegiata?

In realtà è proprio questa la questione. Lui era ed è un ragazzo normale che si è trovato a Miami a fare un lavoro normale. Poi ha incontrato una donna che gli ha chiesto se avesse mai fatto il modello. Lui ha risposto di no e lei lo ha introdotto nell’ambiente. O meglio, lo ha letteralmente tirato dentro. Come lui dice nel libro, infatti, aveva i sogni di noi tutti. Avere una moto, la macchina, la casa, lavorando. Poi, d’un tratto, si è ritrovato a possedere cento volte le cose che desiderava. E lì ha iniziato a dubitare che quella non fosse una vita reale. Eppure, dalla depressione che si riscontra nelle nostre città, proprio quel tipo di successo è ciò che molti cercano, poiché siamo totalmente privi di forza e motivazione. Quello di Michele è quindi un esempio positivo di come ritrovare se stessi e la propria connessione con la natura, la nostra Grande Madre. Prima nessuno correva, ora c’è un boom mondiale della corsa. Tutti corrono dappertutto. Perché, cosa ci manca? La corsa è il modo più semplice per recuperare se stessi, il rapporto con l’aria aperta e con il nostro corpo. L’uomo ha sempre camminato o corso, a differenza di oggi che si sta seduti dietro a una scrivania. Dobbiamo tornare a uscire, a usare i nostri sensi. Spesso, anche quando sono stanco, vado comunque a correre e dopo, mi sento ancora più energico nonostante la fatica. Il corpo e la mente si rigenerano. Oggi ci siamo cacciati in vite assurde e dobbiamo cercare di cambiarle. Ormai siamo in tanti, le nuove generazioni mi sembra che abbiano molta voglia di muoversi in questa direzione. Invito davvero tutti a farlo.

Quindi la sfida reale non è solo quella di sfidare se stessi ma anche un intero modello sociale, giusto?

Sì, senza dubbio. Ormai assomigliamo sempre di più a polli di allevamento. Sempre chiusi in piccole capsule in città, stretti uno accanto all’altro. E noi non abbiamo più voglia di farlo. Correre è un modo per acquistare forza e quando il corpo è più forte si ha anche una volontà più forte per affrontare le cose che non ci stanno più bene. Bisogna recuperare il gusto della sfida e della difficoltà, abbandonare le nostre paure nei confronti di queste due parole.

Ha mai pensato di seguire Michele Graglia in una delle sue maratone?

Certo. Ho provato la settimana scorsa a partecipare a un’ultramaratona e sono collassato dopo 72 chilometri (ride). Però, appunto, la lezione sta proprio lì: collassi e ti rialzi. Il fallimento sta sulla via per il successo. Bisogna accettare i fallimenti e andare avanti. Se cadi e ti fermi, hai fallito. Se cadi e ti rialzi, no. Noi siamo fatti di corpo e anima. Non bisogna aspettare una malattia per prendersi cura di se stessi. Bisogna avere cura del proprio corpo, nutrirlo bene e usarlo bene. Non possiamo andare avanti a lungo mangiando “mangimi” e antibiotici come i polli.

Visto che siamo “amanti dei libri”, l’ultima domanda è: che tipo di lettore sei?

In passato sono stato un lettore forte. Da dieci anni a questa parte non leggo però molto. Ho letto tutte le cose belle: i classici, Dante, Shakespeare. Non ho più voglia di leggere. Ora ho solo voglia di incontrare le persone.

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