Se siete fan del film Into the wild, interpretato da Sean Penn, allora non potete farvi scappare Into the wild truth, il libro di Carine McCandless, sorella di Chris, il protagonista della storia. Dopo tanti anni di silenzio Carine ha deciso che era arrivato il momento che tutti conoscessero la verità e, per questo, è venuta al Salone del Libro di Torino a presentare il suo romanzo. L’abbiamo incontrata e le abbiamo chiesto qualche dettaglio in più.
Come mai ha deciso di scrivere adesso questo libro?
Innanzitutto perché diventando madre ho capito, per la prima volta, che dovevo raccontare la verità su questa storia, dato che questo ha contribuito a cambiare la percezione che avevo della mia infanzia. Poi ho iniziato a lavorare sempre più spesso con cui studenti, dal momento che il libro di John Krakauer viene letto in moltissime scuole e college americani (in 3000 dei quali la lettura è addirittura obbligatoria) e ho visto dalle loro reazioni che questa storia li aveva colpiti al punto tale che quella non diventata più solo un compito, ma una lezione da portarsi fuori nella vita vera. A quel punto ho realizzato che avevo qualcosa da dire e che dovevo dirlo.
Per questa scelta di partire suo fratello è stato considerato sia coraggioso sia avventato. Qual era l’opinione che ha avuto di suo fratello quando le ha detto che sarebbe partito?
Non ho dovuto analizzare il motivo per cui lui stava fuggendo, perché prima di andarsene lui ha voluto spiegarmi le sue ragioni e io ho capito cosa significasse per lui. Io non ho lasciato casa mia, i nostri percorsi hanno preso due strade completamente diverse, ma, anche se entrambi non sapevamo cosa avremmo trovato, sapevamo benissimo cosa ci stavamo lasciando alle spalle. Per me è stato molto naturale vederlo partire.
Come si è sentita nel corso degli anni, sapendo che le persone conoscevano una verità che non era quella corretta?
Nei primi periodi subito dopo la pubblicazione del libro di John io mi sono letteralmente chiusa al mondo esterno: io mi ero aperta solo con lui e mi sembrava di aver fatto abbastanza, gli avevo raccontato la mia verità e il mio compito era terminato. Non mi era chiaro che così tante persone avessero bisogno di sentire tutto il resto della storia. Anche quando è uscito il film, sono riuscita ad aprirmi con Sean Penn però non avevo capito che c’erano così tante persone bisognose della verità. Quando mi sono aperta di più, anche grazie ai social network, mi sono resa conto che la storia di Chris era stata d’ispirazione per moltissime persone e ho capito che era necessario raccontare la verità, perché è da quella che arriva la vera ispirazione.
Come ha reagito la sua famiglia all’uscita di questo libro?
Ho detto a tutti loro che avevo deciso di scrivere questo libro, ho spiegato loro le mie ragioni e loro alla fine mi hanno compresa, dimostrandomi la loro fiducia e il loro rispetto. Ovviamente non tutti erano felici di questa mia scelta, perché non è bello esporre la propria famiglia sotto i riflettori, per questo ho deciso di rispettare il loro volere: ci sono persone, come Shona e Shelly, la cui voce emerge molto forte nel libro, mentre altri avevano chiesto di rimanere più nell’ombra e così ho fatto, ho chiesto loro tutte le informazioni che mi servivano ma li ho tenuti più “dietro le quinte”. Molti hanno voluto essere poco coinvolti anche durante la stesura del libro, ma credo che sia normale perché ognuno di noi reagisce in maniera diversa a situazioni di questo tipo. In realtà non erano fatti nuovi, eravamo cresciuti tutti nello stesso ambiente quindi tutti conoscevano bene quello che era accaduto, la cosa importante era che dovessi trattare tutti gli avvenimenti con molto rispetto ed è quello che ho fatto.