Voci bianche – Andrea Gruccia

La voce di Andrea Gruccia è quella di un poeta che scrive per raccontare il suo modo di stare al mondo.

Nella sua poesia troviamo un coro di voci immerse nel quotidiano, impastate da un’immanenza che rivela le sue fragilità.

Andrea è uno straordinario poeta fisico che ci fa toccare la realtà e noi mentre lo leggiamo ne assaporiamo il dramma crudo.

Voci bianche, la sua ultima raccolta, è un racconto di frantumazioni infinite, le parole deflagrano nel rumore che schianta sulla pagina.

Gruccia è un poeta che sceglie la via diretta per raccontare tutto il freddo del suo mondo in cui si trova al il gelo del mondo intero.

Nella voce della nature e delle cose, il poeta va in cerca delle persone. In queste pagine sono annotate le cadute nel tempo e noi che precipitiamo in un inferno di voci che non siamo capaci di ascoltare.

«Vivo nel mio corpo puntellato dai terremoti, / non c’è più una cosa intera, / cerco il simile nel disordine / nella nausea di essere uomo».

Vive nell’indecenza degli anni la poesia di Andrea Gruccia, che senza essere mai accomodante con le parole avverte il peso del mondo e quel bisogno di creare vita per sentirsi vivi nel nulla.

La paura che troviamo nei versi di Andrea ci riguarda perché è la paura che ci fa sentire addosso questo nostro tempo che ci incatena alla sua voce di assurdo e di orrore.

«A volte non mi sento accolto, / né da me stesso, né dalle cose, / entro in differita con il mondo, / sono altrove nel mio tempo» –

Insieme alla sua poesia aspettiamo la luce che rovescia la paura, intanto ci perdiamo, inventandoci qualcosa da cercare, nel concerto di voci dissonanti che il poeta ci propone nei suoi versi che ci uccidono con gentilezza perché «La poesia, porta in sé, la sua prigione».