Ieri, giovedì 16 maggio, il paese ospite, il Cile, ha presentato al Salone la figura di “Don Patagonia”, al secolo padre Alberto Maria De Agostini, un esploratore-poeta nelle terre della fine del mondo, in occasione della presentazione del libro Andes patagonico.
Il padre salesiano De Agostini, fratello di Giovanni De Agostini fondatore dell’omonimo istituto geografico, svolse la sua attività pastorale in Cile fra il 1912 ed il 1959 ed affiancò alla sua missione pastorale in difesa degli ultimi indios quella di fotografo, cartografo e divulgatore della cordigliera andina del Cile.
La visione che in precedenza si aveva della Terra del Fuoco era profondamente segnata, in maniera negativa, dai resoconti dell’evoluzionista Charles Darwin che descriveva quelle terre come lande orride e selvagge, abitate da indios che praticavano il cannibalismo. Il padre salesiano ribalta questa visione e queste terre incominciano, attraverso le sue descrizioni, ma soprattutto attraverso le sue fotografie, ad essere considerate amene, belle da vedere, conoscere e visitare.
La sua opera di missionario e fotografo è stata duplice perché ha fatto conoscere sia agli Europei che ai Sudamericani la bellezza di quelle terre poco conosciute e ha portato alla luce le condizioni degli abitanti della Patagonia. Il lavoro del padre De Agostini ci mostra un popolo di abitanti allegri e solari in un territorio da riscoprire. Dai suoi lavori possiamo capire lo stile di vita, la condizione economico-sociale, ma soprattutto l’impatto che l ‘industrializzazione ha avuto su quegli uomini e su quel territorio.
La visione della Terra del Fuoco che abbiamo dalle fotografie realizzate dal padre salesiano riprende l’ideale paesaggistico della pittura; la fotografia diventa non solamente mero specchio della realtà, ma poesia romantica che narra la storia di un ambiente e dei popoli che lo vivono. L’idea che emerge dalle opere del padre De Agostini è quella dello “sguardo che abbraccia”, ovvero come la visione fotografica e documentaria possano ampliare la nostra conoscenza: accogliere e abbracciare quei popoli, che seppur molto distanti da noi, sono nostri fratelli.
Dunque quella di De Agostini può essere considerata una vera scoperta della Terra del Fuoco. Infatti, se in Europa le Alpi sono state descritte fin dall’epoca classica e medievale grazie alle traversate di Annibale e di Carlo Magno, nessuno prima del padre salesiano aveva documentato ed illustrato con immagini così esaurienti quelle terre. Nel 1965 il Cile gli ha dedicato un grande parco nazionale.