Quando tutto sarà finito – Audrey Magee

Titolo: Quando tutto sarà finito
Autore: Magee Audrey
Casa Editrice: Bollati Boringhieri
Genere: Romanzo
Traduttore: Carlo Prosperi
Pagine: 319
Prezzo: 18

Di tutte le storie narrabili, la Storia, con il suo bagaglio cartesiano di dati incrociati lungo la coordinata del tempo e le ascisse di luoghi, nomi ed eventi certi, è l’unica incompossibile con le altre. Limite o privilegio della scientificità, la storia, in quanto disciplina, registra, spesso immobile rispetto al flusso degli avvenimenti, annota e annoda un’epoca, un volto o una svolta alla zavorra di un monumento alla memoria. Ma cosa resta di tutti, la maggior parte, i suoi attori non protagonisti quando tutto sarà finito? Cosa possono i corpi, tritati dai denti del meccanismo dell’astrazione ideologica e politica? Peter Faber era un giovane insegnante prima di essere spedito sul fronte orientale per combattere una “guerra lampo” contro la Russia; ha bisogno di una licenza e di un obiettivo concreto come la famiglia per immaginare la sua vita quando tutto sarà finito.

Così decide di prendere moglie e lo fa, secondo gli usi del tempo, per corrispondenza, senza averla mai vista una sola volta. Katharina Spinell è una ragazza di Berlino, il cui padre, per convinzione e interessi personali, simpatizza con i dettami del nazismo. A lei interessa garantirsi una pensione sicura, come vedova di guerra, e rifuggire un impiego svilente e l’oppressione dei suoi genitori: “Ventidue anni. Una donna sposata. Quand’è che se ne sarebbero fatti una ragione e avrebbero smesso di trattarla come una bambolina? Non ce la faceva più a essere una brava bambina: Peter doveva tornare e trascinarla via” (p. 49).

Eppure, al primo sguardo, i due s’innamorano perdutamente e vivono i pochi giorni che li separano dalla realtà come una coppia felice, lontani dalla guerra, lontani dalla paura, promettendosi di continuare il loro idillio quando tutto sarà finito. Il romanzo della scrittrice irlandese, Audrey Magee, si dipana come un’ellisse definita da questi due fuochi. Tutto ha una duplicità, un’ambivalenza: due sono i corpi, due i destini, le guerre (l’attacco della Germania alla Russia e la controffensiva Russa in Germania), le città (Stalingrado e Berlino) e le prospettive sempre e comunque opposte. In questo gioco di specchi, le polarità si attraggono per respingersi: ogni cosa può trasformarsi nel suo contrario, come il negativo delle foto, le stesse che, inserite nelle poche lettere che i due si scambiano, prefigurano un passato, una storia appunto, che l’oggi può sempre contraddire o mutare, come il proverbiale rovescio della stessa medaglia: “Abbiamo avuto un assaggio della terribile neve russa. Fa già freddo, Katharina. Mai passato un novembre così freddo. Come sarà il resto dell’inverno in questa terra dimenticata da Dio? Ci siamo rimessi in marcia. […] Marciamo, marciamo, ma pare che non si arrivi da nessuna parte” (p. 71).

Quando tutto sarà finito è un romanzo semplicemente meraviglioso, tecnicamente scritto in maniera perfetta (struttura, costruzione dei personaggi, dialoghi, stile, intreccio), la dimostrazione, per uscire dalla metafora cartesiana, che in letteratura tutto finisce solo per ricominciare e che tutte le storie sono compossibili.

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