ROMANZI
Il Caciocavallo di Bronzo è un romanzo fatto di storie e di canzoni. Si tratta di 19 episodi in cui si celebra la Calabria dentro e fuori se stessa. L’ambientazione è il microclima relazionaledel villaggio, un paese della provincia lontano dalle grandi città e dai centri di potere, popolato da bizzarri personaggi alla ricerca di riscatto. La consapevolezza di vivere in un luogo dove il talento può diventare un disvalore, conduce il protagonista alla fuga verso il nord, l’estero, l’impossibile. La musica e le canzoni sono la colonna sonora di questa erranza, l’ancora di salvataggio poetica che unisce i fili e collega ogni singolo episodio. Tutto succede in Argentina, in Germania, in Francia a Bologna, sulle rotte delle grandi arterie che costeggiano il mare, nelle stazioni ferroviarie di Paola oppure di Sibari o di Rosarno. I versi che si trovano tra le righe del racconto sono la vera punteggiatura e servono a ricostruire la mappa immaginaria di un intero popolo nella sua diaspora. Niente meglio di un monumento dedicato al Caciocavallo può celebrare la rivincita. Il metallo scelto è il bronzo del terzo posto, che serve per dire che qui non si vince mai, l’eterno piazzamento prima della sconfitta.
“Il caciocavallo di bronzo” di Peppe Voltarelli. Nuovi Equilibri editore.
Nella sua seconda raccolta di racconti, che l’ha consacrato come l’erede di Mark Twain e Kurt Vonnegut nel filone più comico e immaginifico della letteratura americana, George Saunders descrive un futuro prossimo in cui il consumismo e l’aziendalismo regnano incontrastati. I suoi personaggi sono ingabbiati in esistenze assurde e umilianti: chi deve interpretare il cavernicolo in un parco a tema interattivo, scuoiando capre di giorno e facendo rapporto via fax al capo ogni sera; chi fa lo spogliarellista in uno strip club dove le clienti compilano severissime «Classifiche dei Carini»; chi cerca l’autostima in improbabili corsi motivazionali o l’amore nell’aula di un corso di recupero per automobilisti indisciplinati… In questo mondo grottesco e tragicomico, Saunders è però un maestro nel cogliere i piccoli gesti di umanità e gentilezza capaci di far rinascere la speranza.
“Pastoralia” di George Saunders. Minimum Fax editore.
Nel 1945, alla fine della 2nd Guerra Mondiale, Adolf Eichmann, uno dei capi della campagna nazista “soluzione finale”, sparisce nel nulla. Sedici anni dopo viene rapito alla fermata di un autobus in Argentina da un gruppo scelto di spie del Mossad, i servizi segreti israeliani, e trasportato di nascosto in Israele. Li sarà oggetto di uno dei più importanti e significativi processi contro criminali nazisti che avviene proprio negli anni in cui sta sorgendo un potente e pericoloso movimento negazionista dell’olocausto. Il libro narra come tutto ciò è avvenuto: il sopravvissuto Simon Wiesenthal riapre il caso Eichmann, un avvocato di origine ebraica, emigrato in Argentina, insieme alla bellissima figlia adolescente forniscono preziose informazioni per la sua individuazione; infine, un gruppo di agenti segreti, molti dei quali sono dei sopravvissuti o hanno perso familiari nell’Olocausto, partono da Israele per effettuare il rapimento. Un’avvincente spy story, piena di colpi di scena, battute d’arresto ed entusiasmanti recuperi, che si basa però su una profondissima e dettagliatissima ricerca storica.
“Nazi hunters. L’avventurosa cattura del criminale nazista Adolf Eichmann” di Neal Bascomb. Giunti editore.
Stavolta Sonja Gustavsson ha davvero colto tutti di sorpresa: la sua morte improvvisa, a poco più di cinquant’anni, lascia impietrite le sue tre inseparabili amiche e segna la fine di un’epoca e di un legame durati trent’anni. Rebecka, Susanne e Maggan non hanno nemmeno il tempo di riprendersi da questa perdita che scoprono, attraverso una lettera che l’amica scrive per loro, di essere le eredi delle sue strabilianti fortune, di cui ovviamente nessuno sapeva nulla. Ma le sorprese non sono finite… Per entrare in possesso del patrimonio, le tre donne avranno un anno di tempo per rivoluzionare completamente le proprie vite: Rebecka, dirigente di un’importante società, capace, intelligente ma anche disillusa, stanca e sola, profondamente sola dovrà arredare una sontuosa villa a Maiorca; Susanne, splendida hostess, indipendente e carismatica, dalla vita sentimentale burrascosa, dovrà gestire un albergo a Londra; Maggan, nonna a tempo pieno, una donna che si è sacrificata e lasciata andare in nome della famiglia e che vive soltanto in funzione del piccolo nipote dovrà occuparsi di un ristorante a Parigi e scrivere un libro. Ma qual era il disegno segreto di Sonja?
“Insegui la tua stella” di Asa Hellberg. Giunti editore.
Adam e Thomas hanno nove anni, frequentano la stessa classe, eppure sono bambini quanto mai diversi. Adam è estroverso e ottimista, ama la natura e gli animali, ha dentro di sé la saggezza concreta del padre falegname. Thomas è più insicuro, spesso goffo, ma per la sua età straordinariamente maturo e riflessivo; figlio di insegnanti, è abituato a farsi molte domande, a chiedersi, per esempio, perché gli ebrei vengono perseguitati. Il destino li fa incontrare nel bosco dove le loro madri li hanno portati per metterli in salvo dalla deportazione degli abitanti del ghetto, promettendo che torneranno a riprenderli. Solo facendosi forza a vicenda Adam e Thomas potranno affrontare la fame e il freddo dell’inverno, vincere la paura della guerra, costruirsi un rifugio, tenere viva la speranza. Fino all’incontro con una bambina molto speciale, che non sembra essere di questo mondo…
“Una bambina da un altro mondo” di Aharon Appelfeld. Guanda editore.
L’ufficio come luogo di alienazione per eccellenza: ambiente malsano e competitivo, coacervo di paranoie e paure, motore di dinamiche che possono portare alla follia. In questo romanzo dalle atmosfere kafkiane, il protagonista, Björn, ci racconta nel dettaglio i suoi primi giorni in un nuovo ambiente di lavoro, e la scoperta fortuita, tra i bagni e l’ascensore, di una «stanza» misteriosa, stranamente inutilizzata e in perfetto ordine. Björn è incapace di integrarsi a causa di una congenita refrattarietà ai rapporti personali, unita alla consapevolezza di essere migliore degli altri e al desiderio di fare carriera. Trova allora utile e rilassante rifugiarsi sempre più spesso nella stanza, al riparo dagli opprimenti meccanismi d’azienda. Una stanza che, chis sà come mai, nessuno dei suoi colleghi ha mai visto o sentito nominare. Con una scrittura asciutta e incisiva, cambi di prospettiva e colpi di scena destabilizzanti, Jonas Karlsson ha scritto un romanzo perfetto sulla percezione distorta della realtà e sull’ansia legata al lavoro moderno. Un libro sorprendente e drammaticamente attuale. La stanza mette in mostra tutte le qualità di uno degli scrittori europei più promettenti degli ultimi anni.
“La stanza” di Jonas Karlsson. Isbn Edizioni.
1986. Una ragazza, un ragazzo, una cagnetta che ha il nome della prima lanciata nello spazio: è la notte del 6 gennaio e la loro bambina sta per nascere. Intorno a questo evento si raccoglie una folla domestica. Nonni che scrivono acrostici, nonne che hanno il compito di scegliere nomi: sono loro le sentinelle che sorvegliano, scandiscono i minuti, sanno tutto da prima, da sempre. Futura nasce, Laika si ammala. C’è sempre qualcosa che finisce, per qualcos’altro che inizia? 1996. È la notte dell’Epifania, la bambina ha dieci anni, è una piccola nuotatrice con tutto il futuro davanti e tanto coraggio nelle gambe. Il regalo che sta per aprire non è un dono qualunque. È un regalo che respira. Sporco, malato, scheletrico – un cucciolo di cane che forse non supererà la notte. La bambina chiude gli occhi, mentre sua madre pensa a tutte le cose che cominciano mentre altre finiscono. 2011. Di nuovo una ragazza, un ragazzo, un cane. Di nuovo la notte dell’Epifania e ancora un’attesa. I ragazzi si sono appena scambiati un po’ di passato, stanno per cominciare qualcosa, mentre qualcos’altro intorno si spegne, e per sempre. Ma forse può, deve andare solo così: come gennaio, che inizia dalla fine, dove dicembre e un vecchio anno lasciano il passo al nuovo. Al suo esordio narrativo, Michela Monferrini compone un libro lieve e intensissimo. Con la libertà e la naturalezza proprie delle generazioni più giovani, dà vita a un racconto che è veloce ed essenziale come una canzone e insieme è animato da una profonda ricerca di senso, dal continuo scavo sotto la superficie dell’esistenza per raggiungerne il messaggio più autentico. Una voce delicata e originale, saldamente ancorata al reale eppure percorsa da una vena di sogno, in un equilibrio pieno di grazia.
“Chiamami anche se è notte” di Michela Monferrini. Mondadori editore.
«Sono convinta che la Storia è come un riassunto ben fatto: mette in risalto quanto c’è di più importante, seleziona ciò che ha contato da ciò che è stato insignificante; nella sostanza non mente. La vita invece è il libro intero: contiene tutti i gesti, i pensieri, le occasioni, gli avvenimenti, senza la capacità di metterli in ordine di importanza. E questo è molto pericoloso. » Nelle parole di Miriam – appassionata, indomita protagonista – è racchiuso il senso di questo romanzo: uno scavo nella Storia per recuperare le storie, quelle vive, pulsanti, ricche di dettagli che cambiano il senso di tutto, se li si sa ascoltare. Il dottor Capecchi, bibliotecario e storico a tempo perso, in cerca di una passione che gli accenda la vita, si sta dedicando alla stesura della biografia di Antonio Manca, uno dei più importanti politici italiani della seconda metà del Novecento, un padre della Repubblica. Ormai anziano e accudito da un infermiere, durante uno degli incontri con il suo aspirante biografo Manca pronuncia il nome di Enrico Foà, e le antenne del bibliotecario ne captano l’importanza. Chi era Foà? E perché non compare in nessun libro, in nessun archivio? Grazie a questo nome – e a una visita al Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano – Capecchi incontra Miriam, ebrea emigrata da decenni in Argentina. Lei Enrico Foà l’ha conosciuto. Lo ha amato. E lo ha perduto. E se quando si incontrano Miriam non confessa nulla a Capecchi, sarà proprio la sua voce registrata ad attraversare l’oceano grazie a una chiavetta usb svelandogli infine il segreto nascosto tra le pieghe del passato, nelle vie operose del Ghetto di Roma prima del fatidico 16 ottobre 1943, per le strade di quella città che a ogni angolo offriva a due ragazzi ardenti uno scorcio di speranza. Un amore forte come solo da giovani, e in guerra, lo si può provare emerge dal buio e ci consegna la chiave del proprio significato, della propria stessa fine, di una scelta radicale di cui il mondo non sentirà mai parlare. Giorgio Van Straten scrive un romanzo in cui la nostra grande Storia, quella dell’orrore e della liberazione, si intreccia a una vicenda di struggente intensità emotiva e civile, rievocata sul filo di una memoria lucidissima. Dà voce alle accensioni emotive e agli slanci ideali dei suoi protagonisti e insieme alza lo sguardo per restituirci un’immagine coraggiosa di quello che siamo stati, di quello che siamo voluti diventare.
“Storia d’amore in tempo di guerra” di Giorgio Van Straten. Mondadori editore.
Filadelfia, 1975. In un campus prestigioso e progressista, una ragazza viene trovata morta in circostanze non troppo chiare. Di Minette Swift si sa che era una studentessa dal carattere deciso, scostante e facilmente suscettibile. Ma soprattutto era una delle poche ragazze di colore in quella scuola all’avanguardia. Genna Hewett-Meade era la sua compagna di stanza e, all’opposto, è una personalità tranquilla, accomodante: una ragazza dell’upper class che tenta in tutti i modi di riparare agli involontari privilegi che la sua educazione elitaria le ha assicurato. Le due non sono propriamente amiche, ma in qualche modo dividono una parte delle loro giornate. Così, quando a metà del loro primo anno Minette diventa improvvisamente il bersaglio di un’ondata di offese e molestie razziste, Genna sente il dovere di proteggere l’amica, costi quel che costi… Quindici anni dopo, tormentata dal ricordo di quella morte, Genna proverà a ritornare indietro a quei mesi, alle settimane, fino a ricostruire le poche ore che hanno preceduto la morte tragica di Minette. Guardando in faccia la propria identità, chiedendosi quanto le strutture sociali in cui lei stessa era immersa abbiano avuto a che fare con quella morte. Genna si troverà costretta a rimettere in discussione la sua famiglia, a cominciare dal padre, un avvocato di spicco nella difesa dei diritti civili. Fino a che punto le sue battaglie radicali – compresa la difesa di sospetti terroristi ricercati dall’FBI – hanno condizionato lo sguardo della figlia sulla vita? Quanto profondamente possono essere messe alla prova le nostre convinzioni più tolleranti in un mondo pervaso da una morale grigia e opportunista? Joyce Carol Oates torna a indagare la doppia anima degli Stati Uniti, alle prese con i sentimenti del dopo Vietnam, con le questioni razziali e i diritti civili. Un feroce ritratto in bianco e nero di una nazione lanciata verso il progresso democratico e fatalmente dimentica dei propri più oscuri fantasmi.
“Ragazza nera ragazza bianca” di Joyce Carol Oates. Mondadori editore.
Wisconsin, anni Trenta. Per Elsa Emerson, Hollywood non è solo un sogno o un’aspirazione, bensì una necessità.
Da bambina, Elsa cresce con il profumo della campagna in fiore che si mescola a quello del legno scricchiolante del palcoscenico: è suo padre a mostrarle le prime luci dello spettacolo e a condurla verso il mondo della recitazione gestendo un piccolo teatro estivo all’aperto. Elsa impara a memoria le battute delle rappresentazioni e ammira quegli attori che le regalano momenti magici fino al giorno in cui viene inaspettatamente chiamata a essere una di loro. Da gioco meraviglioso, calcare le scene diviene la sua via di fuga dalla realtà di provincia nella quale vive, finché il piccolo teatro di casa non le basta più. Sarà Los Angeles ad accoglierla e a trasformarla da ragazza qualunque in una vera diva, grazie all’aiuto di un produttore con cui si sposa formando una delle coppie più invidiate dello star system. La giovane Elsa non esiste più e nasce l’icona Laura Lamont, nome che sembra più appropriato al mondo di cui ora lei fa parte. Ma proprio quando pare aver conquistato il successo, l’amore e quella vita perfetta che ha sempre desiderato, Laura scopre che tutto questo ha un prezzo, ed è costretta a pagarlo troppo presto. Per tenere in piedi il suo mondo, la grande star ha bisogno di Elsa, di quello che era prima. Emma Straub trasporta il lettore nel mondo del cinema in bianco e nero, dove il grande potere dell’illusione e la vita reale si scontrano. Dalle pagine di L’ultima diva traspaiono grande intelligenza, delicatezza e profondità di un’autrice che dà vita a un personaggio che non è mai scontato e in cui è facile identificarsi.
“L’ultima diva” di Emma Straub. Mondadori editore.
SAGGI
Il degrado dell’ambiente provoca malessere sociale, crisi economiche, forse carestie. In gioco non c’è la salvezza di alcune specie rare di pinguini o di balene, la corsa allo sfruttamento del territorio è un problema politico, non solo ambientale, e può essere causa di nuove guerre. Questo libro lo dimostra. La crisi mondiale la supereremo valorizzando il territorio come bene comune da difendere, non da aggredire. Da qui possiamo ripartire. Equilibrio ambientale vuol dire sviluppo (diverso) e pace. L’autore rivolge un pressante invito ad aprire gli occhi perché non tutto è perduto se saremo in grado di fare scelte coraggiose. A partire da noi stessi.
“L’arca di noé. Per salvarci tutti insieme” di Grammenos Mastrojeni. Chiarelettere editore.
“È possibile descrivere una cosa così grande, così enorme come Auschwitz e Birkenau?” Per noi, la storia, la storia a noi contemporanea, noi è come se abitassimo tutti in un appartamento al settimo piano che dà su uno snodo ferroviario ma ci abitiamo da tanto di quel tempo che se ci chiedono «Ti dà fastidio, il rumore dei treni?» ci vien da rispondere «Il rumore dei treni? Che rumore? Che treni?» Questo non vuol dire che i treni non facciano rumore. E non vuol dire che a concentrarsi, a tendere l’orecchio, come si dice, non si senta, quel rumore, il rumore che il treno della storia fa in questo preciso momento che noi siamo qui.
“Si sente? Tre discorsi su Auschwitz” di Paolo Nori . Marcosultra editore.
Il libro narra la vicenda del naufragio più insensato della storia, mille volte più del Titanic: quello della nave da crociera Costa Concordia. Come responsabile delle relazioni con la stampa del dipartimento dei vigili del fuoco, l’autore è subito intervenuto sull’isola del Giglio. Il racconto del naufragio avviene attraverso sensazioni vissute sulla pelle: gioie, dolori, lacerazioni di chi ha incontrato sul proprio cammino la città galleggiante che s’è arenata sugli scogli del Lazzeretto, quelle dei vigili del fuoco che hanno salvato vite e che hanno recuperato corpi, quelle dei parenti dei dispersi. In questo racconto in presa diretta c’è anche la storia di un altro naufragio: quello dell’informazione, che è stata in grado di trasformare il dramma del Giglio in un reality ad alto consumo. I piani rovesciati, alla fine, non sono solo quelli materiali della nave, che si sono girati fino a invertire pareti e pavimenti. Sono anche quelli di chi è stato a modo suo tirato dentro una tragedia resa possibile dalla follia umana: i piani di vita delle trentadue vittime, dei loro parenti, quelli degli abitanti dell’isola, dei soccorritori, quelli dell’autore stesso. Tutti rovesciati in un attimo. Alle 21,42 di un venerdì 13 qualunque.
“Mai più Concordia” di Luca Cari. Nuovi Equilibri editore.
Aldo Capitini visto attraverso l’occhio fin troppo vigile di operatori e collaboratori di polizia. Ma non solo Capitini: anche numerose personalità del mondo della cultura e della politica dal 1933 al ‘68 (anno della morte di Capitini) passate al vaglio dei resoconti stilati da prefetti e questori delle città interessate dal raggio d’azione del filosofo perugino. Il libro risponde a una duplice esigenza: 1) far emergere la rilevanza della fitta rete di rapporti politico-culturali intessuta da Capitini (si pensi a Benedetto Croce, a Guido Calogero, a Tommaso Fiore, Walter Binni, Tristano Codignola, Enzo Enriques Agnoletti, Danilo Dolci, solo per citarne alcuni) nel corso delle sue battaglie per la nonviolenza, per la scuola pubblica, per il dialogo interreligioso e in generale per la promozione di una cultura democratica e aperta; 2) porre l’accento sulla pervasività di quella “cultura del sospetto” montata attorno a un personaggio così scomodo e ancora viva anche in epoca repubblicana.
“Dossier Aldo Capitini” di Andrea Maori e Giuseppe Moscati. Nuovi Equilibri editore.
Un escort che è anche ghost writer. Un immobiliarista che sfrutta il mito di Pasolini per gonfiare le quotazioni delle periferie romane. Un importante economista condannato a fare sempre e solo marchette. E poi ereditiere dell’Olgiata, signore di Cortina d’Ampezzo, conduttori televisivi che crollano e risorgono. Sono questi i protagonisti di un romanzo che, avendo come crocevia il rione Monti di Roma (un tempo covo di prostitute e di briganti, oggi zona in della città), racconta le vicende di un gruppo di radical chic al tempo della crisi. Tra attacchi di panico, sedute di pilates, finti loft, spritz, amori non corrisposti, e molte ansie da salto sociale. Un viaggio nell’Italia che siamo diventati, dove la vecchia arte di arrangiarsi si nasconde tra i festival letterari e lo slow food, e la patina del buon gusto dissimula a malapena gli appetiti di chi il potere lo gestisce e dei tanti che lo sognano. Una satira dei nostri tempi firmata da un esordiente il cui talento è grande quanto il coraggio di raccontare un mondo in cui tutti siamo immersi fino al collo.
“Addio, Monti” di Michele Masneri. Minimum Fax editore.
Tu vorresti di meno. Minori distrazioni e meno cose da fare. La dose quotidiana di e-mail, sms, tweet, messaggi ti distrae e ti stressa. La richiesta continua di sforzi per coniugare lavoro e famiglia è sempre più pressante e comincia a chiedere il conto. Ma a quale costo? E allo stesso tempo vorresti di più. Maggior produttività, uno stipendio più alto, che ti permetta di migliorare il tuo stile di vita. Vorresti più soddisfazioni dalla vita e più tempo per te, la tua famiglia, i tuoi amici. Ora puoi averli entrambi, perché grazie a Una cosa sola riuscirai a farti strada in mezzo a mille impegni, costruire il tuo percorso verso il successo un passo alla volta, raggiungere migliori risultati in minor tempo, tenere sotto controllo lo stress. Imparerai che non è difficile. Anzi, basta Una cosa sola.
“Una cosa sola” di Gary Keller. Tre60 editore.
In questa straordinaria raccolta – che antologizza oltre quarant’anni di lotte e di pensiero – è il rigore dell’analisi a trascinare sul banco degli imputati i «padroni dell’umanità» e le idee che per decenni, e anzi secoli, hanno giustificato lo sfruttamento capitalistico e le guerre, dal Vietnam al Nicaragua, dal Centro America alla Serbia e all’Iraq. Principali accusati restano gli Stati Uniti: un’economia ufficialmente liberista ma in realtà sovvenzionata dallo Stato, una visione «messianica» del proprio ruolo nel mondo, una società dominata dalle multinazionali, la manipolazione dell’opinione pubblica per costruire un «consenso senza consenso» e piegare le masse «stupide» alla volontà di pochi «illuminati», la deroga al principio di universalità che vorrebbe regole uguali per tutti nel diritto internazionale, l’indifferenza e anzi l’occultamento della catastrofe ambientale: sono questi per Chomsky gli elementi fondanti di un potere non solo statunitense ma globale, che agisce per assoggettare i popoli e fare gli interessi di pochi, con il consenso e il belletto intellettuale fornito dalle tecno-intellighenzie di turno. È questo universale richiamo morale il fiume carsico di tutte le opere di Chomsky, una delle voci più autorevoli dei nostri tempi, in grado come pochissimi altri di pronunciare verità indocili e di indicare la strada di un vero cambiamento.
“I padroni dell’umanità” di Noam Chomsky. Ponte delle Grazie editore.
Il lager nazista è l’emblema più tragico del secolo appena finito; l’esperienza che più costringe noi contemporanei, e soprattutto noi europei, a riflettere sugli aspetti bui della condizione umana, sul male e le sue radici. In questa conversazione – terminata pochi mesi prima della morte di Levi – Ferdinando Camon e l’autore di Se questo è un uomo affrontano l’argomento in tutta la sua vastità, ciascuno alla luce delle proprie convinzioni e della propria formazione (non sfugge al lettore l’insistenza sul concetto di «colpa» in una discussione in cui uno degli interlocutori è di matrice cattolica). La «colpa» di essere nati; la responsabilità di chi obbedisce; se la storia sia fatta dai capi o dai popoli; popolo ebreo e stato di Israele; lager nazista e lager comunista; le SS e la polizia di Stalin; se Auschwitz sia la prova della non-esistenza di Dio; scienza e letteratura; se scrivere possa guarire: in questo dialogo intenso e serrato tutte le questioni vengono toccate, e nel suo svolgersi non mancano i momenti di acuto e doloroso disaccordo. Ma anche qui, forse soprattutto qui, si misura la ricchezza di esiti di un confronto appassionato.
“Se c’è Auschwitz può esserci Dio?” di Ferdinando Camon e Primo Levi. Guanda editore.
Wikipedia, il grande progetto culturale collettivo, è ormai una presenza costante della vita quotidiana. “Secondo Wikipedia” un ritornello che rimbalza su tutti i media. Ma sulle immense potenzialità dell’Enciclopedia Libera gravano ombre orwelliane. Wikipedia diventerà come il Ministero della Verità di 1984? Quali Grandi Fratelli ambiscono al controllo dell’enciclopedia? O riuscirà Wikipedia a rendere il mondo dell’informazione – e l’Italia – più liberi?
“Wikipedia. L’enciclopedia libera e l’egemonia dell’informazione” di Emanuele Mastrangelo & Enrico Petrucci. Bietti edizioni.
Chi è prete? È colui che avanza «soprattutto incontro agli occhi che ti guardano». È «il virtuoso del primo passo». Colui al quale il sorriso «conferisce ogni diritto». Quello di penetrare il cuore degli uomini e di farvi entrare la parola di Cristo e la sua salvezza. Ma perché ciò sia possibile occorre che il prete avverta in sé, con forza, il «potere di Cristo». E dunque: «Vergogna ai codardi, agli uomini d¿apparato, ai cacciatori di promozioni, agli ossequiosi per interesse, agli sdolcinati che inabissano la Chiesa sotto un ammasso di ipocrisia e di viltà!». Con il linguaggio ispirato del grande predicatore, padre Michel-Marie Zanotti-Sorkine, ex chansonnier nei cabaret di Parigi che all¿età di ventotto anni abbandona le scene per vestire l’abito talare, scrive contro la tiepidezza dei sacerdoti responsabile dello scadere della fede nei cuori degli uomini. Nella sua parrocchia, in un quartiere multietnico di Marsiglia, la chiesa, un tempo vuota e destinata all’abbattimento, oggi si riempie di fedeli, gli adulti si fanno battezzare, altri si convertono. Il segreto di questa rinascita è semplice: predicare i grandi precetti della Chiesa, il dono di sé, la carità verso il prossimo e la fiducia in Dio. Questo, padre Michel-Marie, vuole trasmettere a noi e a quei sacerdoti che, troppo tiepidi nel praticare i precetti della Chiesa e l’insegnamento di Gesù, non si curano più dell’avvenire di Dio nelle anime. Il suo è un grido accorato al sacerdote, l’invito a ritrovare il suo posto di apostolo, fermamente convinto che «la scristianizzazione dell’anima porta alla disumanizzazione della vita».
“I tiepidi vanno all’Inferno” di Michel-Marie Zanotti-Sorkine. Mondadori editore.
La storia del processo che ha portato all’Unità d’Italia è complessa e ancora sottoposta a diverse interpretazioni storiche. Non si è trattato di un evento “lineare”, ma ha avuto diverse conseguenze, una delle quali è rappresentata dal rafforzamento del fenomeno del brigantaggio. Maria Pettinato ripercorre proprio questo cammino storico e ci offre uno studio che superi “l’opinione comune” relativa ai briganti, per ricostruirne invece la reale figura nel corretto contesto storico-sociale. Si parte quindi con la ricostruzione storica dell’Unità d’Italia, che è stata la causa scatenante dell’esplosione di un evento incompreso qual è l’affermarsi del brigantaggio: la società meridionale ha visto “calare dall’alto” un nuovo sistema governativo e legislativo, che non aveva nessun legame con il proprio retroterra culturale, e ciò ha provocato la ribellione della popolazione, che vedeva i suoi difensori proprio nei briganti. La scientificità dello studio e l’analisi del brigantaggio meridionale, e calabrese in particolare, sono arricchite dalla trascrizione di documenti dell’epoca relativi ai processi subiti dai briganti e da alcune loro immagini storiche.
“Potere e libertà” di Maria Pettinato. La Rondine edizioni.
Teresa Paone ci accompagna in un viaggio fatto di esperienze e di pensieri attraverso noi e la nostra anima. Partendo dal proprio vissuto personale, l’autrice ci guida in un cammino la cui meta è la nostra libertà interiore, con conseguente raggiungimento della felicità. I primi passi che siamo invitati a compiere sono rappresentati dalla riscoperta e revisione delle nostre emozioni. È fondamentale raggiungere la consapevolezza di ciò che siamo e ciò che vogliamo e desideriamo veramente. Focalizzati i nostri desideri, si passa all’azione! Agiamo per stare bene con noi stessi e con gli altri e la gioia non abbandonerà più il nostro cuore. La lettura del testo ci farà scoprire anche la bellezza, oggi dimenticata, del sorriso regalato agli altri, senza il bisogno di aspettarsi qualcosa in cambio: la gratuità del donarsi è gioia, ma fondamentale è anche la nostra creatività, la nostra capacità di sognare e di inseguire i nostri sogni. Ma l’autrice chiude il nostro cammino portandoci nel mondo e nelle bellezze di Madre Natura, che è capace di riprenderci nei momenti di sconforto in cui possiamo imbatterci durante il nostro percorso verso la felicità.
“Le ali della libertà interiore” di Teresa Paone. La Rondine edizioni.
GIALLI, NOIR E THRILLER
Un sacerdote torturato e ucciso nella propria chiesa, il corpo legato accanto all’altare e il numero 3 tracciato col sangue sul suo petto: è questa la scena raccapricciante che, una fredda mattina di dicembre, si presenta ai detective Hunter e Garcia. Dalle prove rinvenute, sembrerebbe un omicidio a sfondo religioso, forse opera di una setta. Tuttavia, quando pochi giorni dopo vengono trovati altri due cadaveri, contrassegnati coi numeri 4 e 5, Garcia si convince che il responsabile sia un serial killer sadico e perverso: una donna infatti è stata arsa viva in una villa di Malibu, mentre l’altro uomo è stato lentamente dissanguato usando centinaia di siringhe. Per Hunter, invece, le azioni dell’assassino sono state dettate da un movente ben più complesso: trasformare in realtà gli incubi peggiori delle vittime, le loro fobie, le loro paure più profonde. Ma come poteva conoscere fin nei minimi dettagli ciò che spaventava a morte quelle persone? E cosa avevano in comune un prete, un’agente immobiliare e un venditore d’auto? Per scoprire la verità, Hunter dovrà farsi strada tra le ombre del loro passato, avanzando a fatica lungo un sentiero disseminato di oscuri segreti e peccati inconfessabili, un sentiero in cui il confine che separa vittime e carnefici è sempre più sottile…
“La legge del dolore” di Chris Carter. Nord editore.
A Londra, in diciotto mesi, sono state rapite, imprigionate, torturate, amputate, lobotomizzate e poi liberate quattro donne. E adesso è il turno di Rachel Morris che ha abboccato come una sprovveduta alle avances di quel ragazzo conosciuto in chat, che sembrava avere tutto quello che lei desiderava al mondo. Si è buttata. Nella stanza in cui si risveglia, dopo essere stata rapita, c’è solo bianco: le pareti, le luci, il materasso e la poltrona odontoiatrica che si trova proprio al centro di quella “prigione”. Tutto ciò che Rachel considerava vero e affidabile è scomparso, sostituito da un nuovo ordine su cui non ha alcun controllo. Adesso ogni aspetto della sua vita non è più regolato da lei: il sonno, i pasti, le azioni, l’abbigliamento. Ora è soltanto la n. 5, il nome con cui la chiama il suo aguzzino. Privata di tutti gli elementi che costituiscono la sua personalità, Rachel rimane solo una bambola rotta. A Londra però è arrivato Jefferson Winter, un profiler americano che riesce a scoprire e collegare dettagli apparentemente insignificanti, e che la polizia di mezzo mondo chiama quando ha un caso particolarmente complesso. Lui sa che la lobotomia è lo strumento che permette al maniaco di distruggere l’anima delle sue vittime e, insieme al sergente Sophie Templeton e all’ispettore-amico Mark Hatcher, comincia a indagare, cercando di ricostruire un puzzle complicato e in continuo mutamento, in una corsa contro il tempo, sapendo perfettamente che finché sei “vivo”, al di là degli orrori che hai vissuto, hai sempre la possibilità di trovare un rimedio.
“Anatomia di un incubo” di James Carol. Giunti editore.
POESIE
Quando nel 1942 dà alle stampe il suo primo volume di poesie Le chiare notti. Poesie dalla Francia, Hans Sahl ha quarant’anni. Alle sue spalle l’Europa in fiamme e nove lunghi anni di esilio, trascorsi per lo più a Parigi. Dalla Germania nazista era fuggito, unendosi alla schiera degli emigranti della prima ora, nel marzo 1933, «non solo come ebreo, ma anche come oppositore di Hitler», riparando dapprima a Praga, poi a Zurigo e infine a Parigi fino allo scoppio della guerra. All’invasione della Francia da parte delle truppe tedesche, fu internato nei campi di lavoro francesi, in uno dei quali condivise la drammatica esperienza con Walter Benjamin. Nel 1941 riuscì a fuggire e raggiungere Marsiglia, uno dei pochi porti d’Europa dal quale era ancora possibile salpare in direzione degli Stati Uniti. Approdò a New York e vi si stabilì, per rientrare in Germania definitivamente solo nel 1989. Cinquantasei anni di esilio in cui Sahl svolse prevalentemente il lavoro di corrispondente culturale da New York per diversi giornali e riviste. Si dedicò altrettanto proficuamente all’attività di traduttore, nell’ambigua consapevolezza di avere ormai «siglato un patto con l’estraneità». Nei versi di Sahl riecheggiano i momenti bui del Ventesimo secolo e la dolorosa esperienza dell’esilio, rielaborati celebrando il coraggio, la tenacia, la forza necessaria all’elaborazione e la potenza della parola poetica. Dal tempo e dalla sua rima mi sono estraniato, il tempo la mia rima mi ha rubato. Dove i mondi crollano e s’annientano popolazioni, per addensarsi in rima la parola non ha più occasioni. Mettere in canto l’orrore non è forse azzardato, strappare a ciò che non ha rima qualcosa di rimato, per chi ancora le parole possiede nella parola cacciar di frodo per illustrare la carie ossea della lingua trovare il modo, e dove tutte le parole vengono meno, scandire in sillabe la danza della morte a cuor sereno?
“Mi rifiuto di scrivere un necrologio per l’uomo” di Hans Sahl. Del Vecchio editore.
L’avventura letteraria di Antonin Artaud inizia all’insegna della poesia. La produzione in versi – che confluisce nel primo volume delle Œuvres complètes, e che qui si ripropone integralmente – risulta composta tra il 1913 e il 1935. Già le prime poesie (1913-1923), sembrano rivelare più di quanto lo stesso autore non voglia dire: storia di un’ossessione, di una profonda e delirante ossessione. Quando si passa poi ai testi più compiuti degli anni 1924-1935, si respira l’atmosfera irripetibile della stagione surrealista, ma ciò che nei surrealisti figura spesso come qualcosa di freddo e cerebrale, in Artaud viene vissuto con intensa genuinità. Le liriche sono dominate dalla presenza di una prorompente fisicità, ma in Artaud il corpo, il “suo” corpo suppliziato, martirizzato, mortificato, diventerà paradossalmente strumento di conoscenza e di ribellione.
“Poesie della crudeltà” di Antonin Artaud. Nuovi Equilibri editore.
RAGAZZI
Quando nasce dal cuore, ogni parola può diventare preghiera. E i bambini, nella loro gioiosa spontaneità, sanno leggere le parole del cuore senza paura delle diversità. Nell’esperienza degli adulti, invece, la diversità diventa barriera. La croce, il velo, il digiuno, da segni della ricerca del cuore possono diventare limiti faticosi, che separano piuttosto che unire, che spaventano e spesso allontanano. Sarebbe bello poter tornare bambini per ritrovare lo slancio dell¿abbraccio che non vede le differenze. Le poesie di questa raccolta aprono il cuore a quell¿abbraccio, riempiendolo di freschezza, libertà dal pregiudizio, fiducia e capacità di rispetto. Nelle rime profonde e delicate di Roberta Lipparini la poesia parla al cuore di ogni lettore.
“Io credo come te” di Roberta Lipparini. Mondadori editore.
Quando Pietro vede Eleonora diventa tutto rosso. A scuola se ne sono accorti tutti e per questo i compagni lo hanno soprannominato Pietro Pomodoro. Ogni occasione è buona per prenderlo di mira… che fare? Semplice, basta avere un nonno campione di boxe come allenatore e un bel giorno anche la timidezza getterà la spugna.
“Pietro Pomodoro” di Daniela Palumbo. Mondadori editore.
Trascorrere le vacanze estive in campagna può essere una noia mortale, a meno che non si faccia parte di una banda. Di quelle che cercano fantasmi? Forse. Che fanno cose pericolose? Può darsi. Certo per Isabella e i suoi amici l’avventura e il mistero sono assicurati perché nel fosso che scorre dietro la scuola nuotano degli strani pesci senza coda e senza pinne…
VARI
Galilei e le montagne della Luna, Freud e il caso del piccolo Hans: la grafica in una prospettiva evoluzionista. Scienza, creatività e rappresentazioni: Voltaire, Madamedu Châtelet e i Principia di Newton, Albert Einstein e il pensiero per immagini. Design e artigianato, arte e design: i malintesi della comunicazione visiva. Il giardino di Arianna e i labirinti oulipiani. Viaggi: Ibn Fadlan da Baghdad al Volga, Afanasij Nikitin da Tver a Diu. Elogio del rinnegato: Gonzalo Guerrero e la costruzione di una nuova identità. Frammenti di grafica underground. Intagli e relitti.
“Altri fiumi, altre valli, altre campagne” di Giovanni Lossu. Nuovi Equilibri editore.
Croccante fuori e morbido dentro: è il ritratto di Ernst Knam, per gli appassionati di pasticceria il campione italiano di cioccolateria (2009-2010) e quello del mondo di gelateria (2012), per tutti gli altri semplicemente “il re del cioccolato”, grazie al celebre programma che conduce su RealTime. Che paradiso è senza cioccolato? raccoglie oltre sessanta ricette di Ernst Knam: dalle sue torte preferite alle mousse più paradisiache, dai cioccolatini (il segreto del suo successo) ai biscottini della tradizione italiana rivisitati secondo lo Knampensiero. Ebbene sì, perché alla base di tutto c’è una filosofia, secondo la quale la pasticceria è un’arte sentimentale: non solo perché i dolci fanno bene al cuore ma anche perché ogni preparazione richiede dedizione e attenzione – oltre che, naturalmente, ingredienti di altissima qualità. Non mancano i trucchi, le tecniche spiegate passo passo e i segreti per far sì che ogni dolce sia un trionfo per gli occhi, oltre che uno sfizio per il palato. Che paradiso è senza cioccolato? è la bibbia dell’aspirante pasticcere e il vademecum perfetto per tutti gli amanti del cioccolato, in ossequio alla prima regola dello Knampensiero: «L’arte di preparare dolci è molto più che saper eseguire ricette alla perfezione: è un vero e proprio gesto d’amore. E non è necessario essere un grande chef o un maestro pasticcere per potersi prendere cura delle persone attorno a sé».
“Che paradiso è senza cioccolato?” di Ernst Knam. Mondadori editore.
A trentadue anni Giacomo Sintini, detto Jack, è un campione di pallavolo. Ha vinto uno Scudetto e una medaglia d’oro agli Europei con la maglia della Nazionale. La sua carriera è in ascesa. È sposato con la donna che ama ed è da poco diventato papà. Un giorno un dolore alla schiena lo costringe a interrompere gli allenamenti. Ci vogliono mesi e decine di analisi per diagnosticargli quello che lui, ormai, immagina: “Nel buio, da solo, lo confesso a me stesso. Scandisco mentalmente la parola: tu-mo-re. E un dolore cupo, profondo. E nascosto, in un punto dove i miei occhi non possono arrivare”. Un linfoma maligno, molto aggressivo. Giacomo comincia in quel momento la sua lotta: per la vita, ma anche per rimanere se stesso e non farsi rubare tutto (la serenità, i sogni) dalla malattia. La combatte con gli strumenti che gli ha dato lo sport: la capacità di fare squadra con i medici e con la famiglia e una forza e una determinazione incrollabili. Dopo un durissimo ciclo di cure e un’infezione che gli fa rischiare la vita, riesce a guarire. A lui, però, non basta: vuole tornare a giocare. “Sono circondato da amore, ma è dura. Nessuno ti dice che Lazzaro per alzarsi e camminare ci ha messo settimane, se non mesi.” Con i capelli ormai quasi ricresciuti, Giacomo rientra a far parte di una delle squadre più forti al mondo, il Trentino Volley. Come nel più incredibile dei film, poco prima della finale Scudetto il palleggiatore titolare si infortuna. Tocca a Jack entrare in campo. E condurre la squadra verso la vittoria. La storia di Giacomo Sintini è una parabola dura con un finale luminoso, capace di dare speranza e conforto a chi la legge. Forza e coraggio – le doti servite a Jack per vincere la sua battaglia – diventa così un grande incitamento a tutti coloro che si trovano ad affrontare la malattia, o qualsiasi altra difficoltà la vita gli ponga davanti.
“Forza e coraggio” di Giacono Sintini. Mondadori editore.