Marco Saya Edizioni è una giovane casa editrice che si occupa prevalentemente di poesia contemporanea. Tuttavia la linea editoriale prevede in catalogo anche narrativa e saggistica.
Perché decidere di partecipare all’Incubatore per il secondo anno consecutivo?
Essendo un neo editore potevo ancora usufruire di questo spazio, un “luogo” dove mi sono trovato bene l’anno scorso sia per la professionalità delle persone preposte all’Incubatore sia per l’area riservata alle presentazioni. Ritengo che per la piccola editoria sia un punto di eccellenza che debba essere sviluppato ampiamente nei prossimi anni.
Come è cresciuto il vostro catalogo in questo anno?
Rispetto all’anno scorso sono raddoppiati i libri del catalogo, la media è di una-due pubblicazioni per ogni mese. La linea editoriale è, attualmente, sempre legata alla poesia contemporanea e alla saggistica in forte espansione.
Come si può incentivare la lettura di raccolte di poesie in un periodo in cui tanti scrivono versi ma pochi li leggono, eccezion fatta pare per i grandi classici?
È molto importante, per una piccola casa editrice che si affacci, oggi, sul mercato, la proposizione del proprio catalogo. Quando si parla di poesia contemporanea mi riferisco sia a una scrittura/percorso di ricerca sia ad un linguaggio che rispecchi e si compenetri con il nostro tempo/presente. È vero che la poesia è un mercato di nicchia ma è anche vero che lettura di “nicchia” è spesso la solita lettura dei soliti lettori che si scambiano le figurine/libro tra i soliti autori. Si tratta, appunto, di ribaltare questa visione con nuovi stimoli di lettura che siano fuori dai cori e non intonati con essi. È evidente che sarà, poi, il tempo a decretare se la scelta degli autori sarà stata efficace per far cambiare un giudizio spesso aprioristico e omologato sul presente della poesia contemporanea in Italia. Vorrei riprendere un pensiero sparso di Pasolini: “Quelle che amo di più sono le persone che possibilmente non abbiano fatto neanche la quarta elementare, cioè le persone assolutamente semplici. Non lo dico per retorica, ma perché la cultura piccolo borghese, almeno nella mia nazione (ma forse anche in Francia e in Spagna), è qualcosa che porta sempre a delle corruzioni, a delle impurezze. Mentre un analfabeta, uno che abbia fatto i primi anni delle elementari, ha sempre una certa grazia che poi va perduta attraverso la cultura. Poi si ritrova a un altissimo grado di cultura, ma la cultura media è sempre corruttrice.” Riprendendo, poi, Pasolini e il suo Gennariello nelle lettere luterane penso che sia necessaria una ri-educazione alla cultura e alla sua lettura, l’editore dovrebbe essere un neo educatore, una scuola di pensiero condivisa o un movimento che vive il proprio tempo, e non un “ solitario personal trainer” che nutre i propri lettori con insipide insalatine che aiutano, forse, a vivere solo più a lungo…, ecco la cultura può divenire autentica se si inizia col proporla fuori dalle omologate regole del mercato, un mercato che impone le proprie “scelte” massificate e strumentalizzate al bene di pochi “corruttori”.
Quali caratteristiche deve avere un libro perché attiri la vostra attenzione e venga scelto per la pubblicazione?
Oggi, a mio avviso, in Italia ci sono degli ottimi poeti. Dove nasce il problema? Normalmente sono sempre i soliti noti che pubblicano con i soliti editori nel solito scambio di figurine tralasciando tutto un mondo di altrettanti ottimi poeti che vengono spesso lasciati fuori dal mercato dello scambio delle figurine. Non si tratta dunque di incrementare il numero di player nel catalogo della Panini ma di dare voce a chi, a nostro avviso, merita di essere selezionato e pubblicato secondo alcuni parametri in parte soggettivi, legati a un proprio gusto, in parte legati all’individuazione di un’univocità e ricerca della scrittura poetica che anche se buona o eccellente non sia omologata come tantissima poesia del 900. Sicuramente tematiche legate all’attualità del nostro presente, l’impegno “sociale” e non la vita dei bianchi gabbiani sono un plus per essere letti e valutati anche dai collaboratori della casa editrice. Come in parte delineato in precedenza l’attinenza o presa di coscienza critica con il tempo presente, l’urbanità amara del proprio raccontarsi che è poi il racconto di tutti noi, una sperimentazione del proprio linguaggio mai avulso dalla concretezza della realtà, l’ironia, sono tra le peculiarità degli autori pubblicati dalla casa editrice. Non vorrei che queste guidelines fossero, però, viste come un editto bulgaro. Quando ho deciso di intraprendere questa attività editoriale ho pensato a una linea editoriale che, e sarà il tempo a deciderlo, avesse una propria coerenza di scelta all’origine. La casa editrice deve indicare, giusto o sbagliato che sia, un percorso preciso al lettore il quale nel tempo a venire, quando prenderà in mano un libro del catalogo saprà di “che morte deve perire”. Non si possono mischiare, come spesso accade nei cataloghi proposti dalle varie case editrici, gli amori della peppa a cui non frega a nessuno anche se in “bello stile” con i voli pindarici di gabbiani sempre più neri e sempre meno bianchi con la poesia “pacifista” tanto per dare un colpo al cerchio e uno alla botte, una politica, questa, demenziale, come andare all’Esselunga con il carrello della spesa e prendere ciò che capita, quasi a caso.
Quali progetti per il 2014?
Continuare, ovviamente, su questa linea editoriale di forte e precipua caratterizzazione arricchendola con la narrativa che partirà a settembre di quest’anno e con la collana di blues/jazz anch’essa in “decollo” da Settembre 2014.