Autore: Nori Paolo
Casa Editrice: Marcos y Marcos
Genere: Narrativa
Pagine: 181
Prezzo: 12.00 €
La storia. Quella serie di eventi che ci riguarda e a cui proviamo a dare un filo logico, attraverso cui cerchiamo di capire perché siamo qui, in queste condizioni. Paolo Nori ce ne parla in questa opera, in cui a brillare è certamente lo stile.
Non lasciatevi ingannare dal titolo, però, di Auschwitz e dei campi di concentramento si parla davvero poco. Sono solo incipit ironici per allargare il discorso ad eventi più vicini a noi. Certo non mancano i riferimenti al Giorno della Memoria, all’Olocausto, alla violenza nazista. I tre discorsi contenuti in questo libro sono stati letti dall’autore, tra il 2009 e il 2013, a Cracovia, nell’ambito di “Un treno per Auschwitz”.
Potremmo dire, però, che Nori abbia applicato in letteratura la proprietà commutativa dell’addizione, ossia, cambiando l’ordine degli addendi, la somma è sempre uguale.
Ma Nori è prima di tutto un comunicatore e il suo stile è noto. La sua narrazione parlata è un marchio di riconoscimento.
Quel Si sente? che dà il titolo all’opera, e con cui si aprono tutti e tre i capitoli del libro, sta ad indicare proprio la frase con cui il relatore prova il microfono, controlla l’audio in sala e cerca di attirare l’attenzione del pubblico.
Siamo sicuri che tutti ascolteranno? È proprio questo quello che Nori vuole fare. Il suo discorso è volutamente confuso. Si passa da un argomento all’altro e bisogna prestare molta attenzione, altrimenti, non ci si raccapezza più. Perché, in fin dei conti, la storia contemporanea è questa:
“è come se abitassimo – scrive Nori – tutti in un appartamento al settimo piano che dà su uno snodo ferroviario ma ci abitiamo da tanto di quel tempo che se ci chiedono “Ti dà fastidio, il rumore dei treni?” ci vien da rispondere “Il rumore dei treni? Che rumore? Che treni?” Questo non vuol dire che i treni non facciano rumore. E non vuol dire che a concentrarsi, a tendere l’orecchio, come si dice, non si senta, quel rumore, il rumore che il treno della storia fa in questo preciso momento che noi siamo qui”.
La storia insomma è un qualcosa che non ci scuote più, di cui non sentiamo più il rumore.
Un bel libro che ci invita anche ad essere un po’ stupidi, perché solo così possiamo apprendere le cose come se le vedessimo per la prima volta.