Il trentesimo anno – Ingeborg Bachmann

Titolo: Il trentesimo anno
Autore: Ingeborg Bachmann
Data di pubbl.: 2006
Casa Editrice: Adelphi
Genere: Letteratura tedesca
Pagine: 195
Prezzo: 11 €

Come è facile perdersi tra questi sette racconti raccolti in queste pagine, in cui ogni personaggio è un’anima errante in cerca di un “assoluto” nel quale trovare riparo. Si corre sul filo della “tragedia”; una tragedia che non ha inizio con un evento violento, ma che comincia da una confessione pacifica, che sgorga spontaneamente e improvvisamente dalla coscienza di questi uomini e di queste donne.

Attraverso la discesa negli abissi della coscienza, una passeggiata può quindi trasformarsi in un viaggio nei ricordi, durante cui si annusano i profumi della giovinezza o in cui l’anima si rallegra davanti a quei colori stagionali che riportano ai lieti giorni dei primi amori. Per Bachmann i ricordi sono tutto, stanno oltre il tempo, e servono per fare i conti con il presente o per estraniarsi da esso. Sul più bello, in ogni racconto, appare la guerra, quella cosa odiosa con cui i tedeschi e gli austriaci non hanno mai fatto i conti. Pertanto, tra queste pagine, si toccano pienamente il trauma di una sconfitta mai metabolizzata e il senso di colpa per un conflitto mondiale con il quale i germani non vogliono confrontarsi. Temi, questi, trattati con estrema lucidità nel racconto Tra pazzi e assassini.

E che dire del perenne vagabondaggio del protagonista de Il trentesimo anno, che dà il titolo al libro e che racchiude il tema che lega i sette racconti. Ecco un altro fuggiasco che nessuno sta braccando, che non riesce a ricordare, ma che ha bisogno di scappare via, di esplorare, di cercare, come se questo andare per il mondo sia l’unico modo per riappropriarsi di se stesso. E in questa folle corsa, in cui si fugge da qualcosa che ancora fa male, si insidia la follia.

In questi racconti la follia non è una condizione antisociale, ma una caratteristica innata dell’uomo, grazie alla quale l’essenza si manifesta. In ciò, Bachmann è simile a Bernhard. Nei personaggi in cui la follia prende il sopravvento, si alimenta un linguaggio di denuncia e di smascheramento della realtà. Realtà che, spesso e volentieri, appare come un comodo inganno sorretto da un tacito patto stretto dai protagonisti. Pertanto, nel non-detto o nel non-io si nasconde la verità. Verità che non conincide con la realtà. Tali elementi li possiamo cogliere nei racconti: A un passo da Gomorra; Un Wildermuth; Odina se ne va, in cui si trattano altri due temi cardine di questa raccolta, ossia, l’amore e la giustizia.

Ma c’è un elemento che cattura più di tutti, la scrittura. Le parole della Bachmann scivolano nel cuore. Un flusso di coscienza in cui ogni cosa annega, una lucida rappresentazione che violenta i sensi, un linguaggio aulico che rapisce il lettore; registri diversi che la scrittrice austriaca usa a piacimento, perché il suo obiettivo è proprio quello di raggiungere un luogo “assoluto” e “tragico”, dove l’anima si rigenera.

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Martino Ciano

Classe 1982, vive a Tortora, comune della provincia di Cosenza. Promesso ragioniere, lascia la partita doppia per la letteratura, la poesia, la musica e il giornalismo. Si laurea in Scienze Storiche all’Università La Sapienza di Roma. Attualmente è corrispondente per l’emettente televisiva Rete 3 Digiesse. Nel 2011, l’incontro con Gli amanti dei libri, per cui cura la rubrica Amabili letture. Collabora anche con le riviste letterarie Euterpe, Satisfiction e Zona di Disagio di Nicola Vacca. Ama scrivere racconti, alcuni dei quali sono stati pubblicati su siti e riviste on-line. Tra questi, La logica del difetto è nel catalogo dalla Bla - Bookmark Literary Agency di Paolo Melissi. La sua pagina personale facebook è Dispersioni 82. AMABILI LETTURE: I libri che mi piacciono, i classici che mi hanno formato, il profumo delle parole che mi hanno riempito l’anima. Sono un lettore anarchico, che si sposta da un genere all’altro con il solo obiettivo di saziare le mie curiosità. Voglio condividere con voi le mie impressioni sulle opere che mi hanno reso un divoratore di parole. In questo spazio verrà data voce agli esordienti, agli autori dimenticati, ai poeti, ai sognatori, agli irregolari. La letteratura è arte e scrivere d’arte è il mestiere più bello del mondo.

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