Libri al cinema: La mafia uccide solo d’estate

 

Sono le ore 9.15 di domenica mattina e la sala due del cinema Massimo di Torino, che trasmette film solo per i giornalisti, è già affollata. Tutti in attesa di vedere cosa avrà fatto il simpatico giornalista di MTV Pif. Già dal titolo il film sembrava interessante, ma nessuno poteva immaginare ciò che è stato fatto.

Dopo novanta minuti, quando si riaccendono le luci, siamo tutti con le lacrime agli occhi, scossi ed emozionati per questa storia di cui il nostro paese aveva realmente bisogno.

Crescere e amare nella Palermo della mafia. Un racconto lungo ventanni attraverso gli occhi di un bambino, Arturo, che diventa grande in una città affascinante e terribile, ma dove c’è ancora spazio per la passione e il sorriso.

La mafia uccide solo d’estate è, infatti, una storia d’amore che racconta i tentativi di Arturo di conquistare il cuore della sua amata Flora, una compagna di banco di cui si è invaghito alle elementari e che vede come una principessa. Sullo sfondo di questa tenera e divertente storia, scorrono e si susseguono gli episodi di cronaca accaduti in Sicilia tra gli anni ‘70 e ‘90. Un modo nuovo di raccontare la mafia. Un film che dissacra i boss e restituisce l’umanità dei grandi eroi dell’antimafia. Un sorriso ironico e mai banale sugli anni terribili degli omicidi eccellenti.

Arturo è un bambino che abita a Palermo e che sogna di fare il giornalista, venera Andreotti perché riconosce in lui una figura autorevole e stimabile. Con l’ingenuità che solo un bambino può avere, Arturo incontra i personaggi più rilevanti per quegli anni terribili a Palermo. Incontra Antonio Caponnetto, Rocco Chinnici, che come un padre gli dà consigli e con sguardo amorevole lo guida nelle avventure del giovane ragazzo, conosce ed intervista per la prima volta nella sua vita il generale Dalla Chiesa e lì capisce di voler fare il giornalista.

Fino ad allora chiunque a Palermo negava l’esistenza della mafia ma questa, bene o male, irrompeva con violenza nella quotidianità delle persone.

Da adulto Arturo ritrova la bambina di cui si era innamorato da piccolo: Flora, figlia di Granieri, importante bancario, con lei comincia a lavorare per Salvo Lima e lì cominciano a cadere le convinzioni della giovinezza.Quando anche Salvo Lima viene ucciso e Flora lo allontana dalla sua vita, nel giorno dei funerali del giudice Falcone, sembra che tutta la città di Palermo si risvegli dal lungo sonno e con forza abbia finalmente il coraggio di urlare il forte NO al potere mafioso.

Questo film ironico, intelligente, profondo, divertente, svela attraverso gli occhi e la crescita del protagonista quanto il potere mafioso sia stato per molti anni, e forse lo è ancora, radicato nella vita di tutti i giorni, nascosto nelle parole dei politici, evidente, tangibile, ma inaffrontabile ed inammissibile.

Un film di cui il nostro paese ha bisogno per comprendere meglio un problema che affligge la nostra storia, per guardare in faccia gli avvenimenti che hanno modificato per sempre la vita di molti di noi. Un film chiaro, che spiega con determinazione ciò che è accaduto, ciò che realmente esiste.

Allora, essere un bambino a volte conviene. Perché imiti i tuoi modelli, cioè gli adulti. E se per loro non ci sono problemi, non ci sono neanche per te. I problemi arrivano quando, un giorno, il bambino capisce che la mafia non uccide solo d’estate.

Un grande tributo va al regista: Pif che, per chi non lo conoscesse, è Pierfrancesco Diliberto, nato a Palermo nel 1972. Agli inizi della sua carriera lavora come assistente alla regia di Franco Zeffirelli in “Un tè con Mussolini”(1998) e un anno dopo con Marco Tullio Giordana ne “I cento passi”. Nel 2000 Pif partecipa ad un corso di Mediaset diventando autore televisivo. Acquista celebrità attraverso uno degli show più popolari del gruppo: la trasmissione di attualità investigativa Le Iene, dove lavora come autore e inviato dal 2001 al 2010.Nel 2007 per MTV realizza Il testimone, il suo primo programma individuale, uno tra i più originali e innovativi del panorama televisivo odierno. Dal 2011 è impegnato con Il testimone Vip, che racconta da vicino i dettagli di vita quotidiana di personaggi legati al mondo dello sport, della politica e dello spettacolo. “La Mafia uccide solo d’estate” è il suo debutto alla regia cinematografica.

Non sappiamo se la grande riuscita del film sia dovuta solo al fatto che gli eventi narrati stanno molto a cuore al regista, ma ci auguriamo che questa sia la prima di una lunga serie di opere cinematografiche perché, sebbene nessuno si aspettasse questa lucidità, questa ironia e questa leggerezza, questo film è qualcosa di importante e grande per affrontare nel modo giusto la tematica mafiosa.

L’unico libro che possiamo associare ad un’opera di questo tipo è associata ad un personaggio più volte citato nel film: Antonio Caponnetto, I miei giorni a Palermo (Garzanti).


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