Alla Bookstock Arena si è tenuto nel pomeriggio di ieri, sabato 18 maggio, l’incontro con uno degli ospiti più attesi di questa edizione del Salone del libro di Torino: Henry Winkler, il Fonzie della fortunata serie degli anni ’70 Happy days. Winkler ha abbandonato da tempo il giubbotto di pelle ed è diventato autore, con Lin Oliver, di una collana di libri per ragazzi “Hank Zipzer il superdisastro”.
Al Bookstock Village ha presentato il primo libro della serie, Hank Zipzer e le cascate del Niagara, in cui racconta in modo divertente e ironico la dislessia.
Winkler, dislessico come il protagonista dei suoi libri, ha spiegato che una malattia non può essere un impedimento allo sviluppo delle proprie potenzialità creative. “Ho sofferto di difficoltà di apprendimento in un’epoca in cui la dislessia non si sapeva cosa fosse. Mi dicevano che ero stupido, che ero pigro, che non volevo mettere a frutto le mie capacità. Per me era molto doloroso dover nascondere che leggere, scrivere o imparare la matematica fosse una difficoltà vera”, ha raccontato, “Mio padre avrebbe voluto che portassi avanti l’attività di famiglia ma io fin da piccolo sapevo che sarei diventato un attore. Non mi sentivo uno stupido e non ho mai voluto esserlo. Ho studiato e ho fatto un master in recitazione. Quando negli anni ’70 mi hanno proposto di interpretare Fonzie ho accettato perché sapevo che quel personaggio non sarebbe stato un semplice bullo, io gli avrei dato un cuore e dei sentimenti”.
Ad ascoltare Winkler c’era un pubblico numerosissimo, tanti spettatori nostalgici della vecchia serie TV, ma anche tanti giovani e bambini curiosi di conoscere la sua storia. Winkler ha catturato l’attenzione di tutti con grande simpatia e vivacità. Ha giocato a reinterpretare il personaggio di Fonzie Ponciarelli, che con quel suo “Hey” o con un semplice gesto riusciva a guadagnarsi il rispetto e l’affetto di tutti.
Ha voluto soprattutto parlare di cose serie, della necessità di far conoscere ai più giovani la dislessia. “Quando ho scoperto di essere dislessico ho capito che ciascuno ha qualcosa di grande dentro di sé, ha delle potenzialità e delle capacità che può e che deve sviluppare. Il mio messaggio oggi è che non bisogna mai rinunciare ai propri sogni. Dopo Happy days mi fu proposto una parte in Grease – ha continuato Winkler – ma io, forse sbagliando, non la accettai. Poi mi fu proposto di scrivere, ma io non mi sentivo in grado di farlo. Quando mi fu chiesto di scrivere ai bambini storie che parlassero di dislessia e dei problemi che io stesso avevo vissuto ho voluto provarci. Se non lo avessi fatto, se avessi rinunciato al sogno di scrivere, ora non sarei qui e non avrei questo meraviglioso rapporto di affetto e di amicizia con tanti bambini di tutto il mondo che vedono in me un amico o un fratello e si riconoscono nelle mie storie. Quando ho scoperto che la dislessia era stata la causa di tutte le difficoltà che avevo avuto, soprattutto durante la mia carriera scolastica, ho provato prima di tutto una grande rabbia. Ho pensato a tutte le inutili punizione che avevo subito per una difficoltà della quale non avevo colpa – ha detto – ma ora sono felice perché è dalla dislessia che deriva la mia forza di combattere”.