Grandi riflessi – Albert Camus: L’étranger

Titolo: L’étranger

Autore: Albert Camus

Anno di scrittura:1942

Edizione usata per la recensione: Gallimard, 2007 (Albert Camus, L’étranger)

L’opera di Camus “ci offre la promessa di una letteratura classica, senza illusioni, ma piena di fiducia nella grandezza dell’umanità; dura, ma senza inutile violenza, appassionata ma riservata…una letteratura che si sforza di descrivere la condizione metafisica dell’uomo pur partecipando pienamente ai movimenti della società” ( J. P. Sarte, in un testo apparso sulla rivista “Vogue” nel 1945).

Albert Camus sale alla ribalta della scena intellettuale francese grazie a due opere: Lo Straniero e Il mito di Sisifo.Camus ha conosciuto la povertà e la miseria, la morte gli è passata accanto e così comincia ad interrogarsi sull’esistenza di Dio. Sostiene che se Dio esiste è un dio malvagio o privo di onnipotenza oppure non esiste e il mondo non ha giustificazione.

Sin dal maggio del 1936 Camus tiene dei taccuini sui quali compaiono già le parole “assurdo” e “assurdità”. Nel 1937, quando ancora non ha terminato La morte felice, comincia a prendere appunti per Lo Straniero e appaiono nei Taccuini alcune note concernenti in modo sempre più preciso quest’opera: “un uomo, che ha cercato la vita dove la si colloca abitualmente (matrimonio, posizione etc.) s’accorge improvvisamente, (…) quanto è stato estraneo alla propria vita”.

Si ritroveranno nello Straniero molti elementi della Morte felice, a cominciare dal nome del protagonista che è simile, con la variante di una lettera: Mersault diventerà Meursault. Nel nome Mersault vi è mer (mare) e forse soleil (sole). È un eroe dionisiaco. In Meursault vi è anche meurs (muoio). L’eroe, incarnazione della sensibilità assurda, è condannato fin da principio. Camus sceglieva con molta cura i nomi dei suoi personaggi.

La cultura dell’epoca e l’impiego della parola “assurdo” hanno fatto sì che Camus venisse – a torto – inglobato nel movimento esistenzialista. Se tentassimo di vedere nel personaggio principale del romanzo un’autobiografia dell’autore ci sbaglieremmo, infatti lo scrittore domina il proprio romanzo, mentre l’uomo non ha in mano la sua vita. Meursault non si fa domande, Camus si tormenta. Meursault ostenta una certezza, Camus è in cerca di una via d’uscita. Meursault, inoltre, è lontano da Caligola ma i due personaggi sono vicini al loro autore. Viene allora spontaneo domandarsi se il personaggio di Meursault sia completamente inventato o si ispiri in parte alla vita reale dell’autore. Camus per rispondere a questa domanda scrive: “Tre personaggi sono entrati nella composizione dello Straniero: due uomini (uno dei quali sono io) e una donna”, ma nulla impedisce che si tratti di una battuta.

Lo straniero è un titolo perfettamente consono al proposito di Camus: riassume l’opera in una parola e se, a prima vista, può apparire banale, esso annuncia in realtà un’opera del tutto nuova, sia per il contenuto sia per la forma.

Per comprendere l’opera è necessario raccontare brevemente la vicenda. Il narratore Meursault, impiegato in un ufficio di Algeri, apprende che sua madre è morta in un ospizio. Va al funerale senza lacrime poiché troverebbe ipocrita simulare un dolore che non prova. Di ritorno ad Algeri si reca al mare a fare il bagno con una ragazza, Marie Cadorna. Poi i due vanno al cinema e lei diventa la sua amante. Meursault fa amicizia col suo vicino di pianerottolo, Raymond, una specie di protettore  che gli chiede di scrivere una lettera per lui. Invitato da Raymond a trascorrere una domenica al mare nel capanno di un amico, Meursault vi si reca con Marie. Qui incontrano due arabi che dovevano vendicarsi di Raymond. C’è una rissa sulla spiaggia e Raymond viene ferito. Poco dopo Meursault rivede per caso gli arabi e  senza sapere perché ne uccide uno con la pistola che aveva avuto da Raymond.

La seconda parte, perfettamente parallela alla prima, racconta il processo di Meursault. Tutti gli avvenimenti della sua vita, che già conosciamo, vengono passati in rassegna. La sua indifferenza prova che egli ha un’anima da criminale. Viene condannato a morte, rifiuta i conforti religiosi e muore aprendosi “per la prima volta alla dolce indifferenza del mondo”.

Lo straniero colpisce per la sua apparente aridità. In realtà, dal punto di vista stilistico è un testo estremamente complesso; tutto, a partire dagli agenti atmosferici fino allo stile con cui l’autore racconta la vicenda, sembra creare ansia e da episodi che a prima vista appaiono casuali o privi di importanza si scatena la tragedia della condanna a morte del protagonista. Inoltre, anche se è una sorta di favola o di racconto morale, ciò non significa che si tratti di una pura invenzione. Parecchi dettagli sono stati suggeriti all’autore da esperienze che aveva realmente vissuto; infatti egli descrive il processo con molto realismo poiché era stato cronista giudiziario. Al momento della condanna a morte è proprio tramite il giornalista, suo doppio, che Meursault prova l’accenno di un’emozione: “…la sensazione strana che ho provato vedendo che il giovane giornalista aveva voltato altrove lo sguardo”

Meursault ricorda quando sua madre gli raccontava del padre che aveva voluto assistere all’esecuzione di un assassino e che al ritorno a casa aveva vomitato, anche questo è un episodio ispirato alla realtà; infatti Camus comincerà con lo stesso aneddoto il suo saggio La ghigliottina, e questa volta non parlerà a nome di Meursault ma di se stesso. (Lo stesso tema dell’esecuzione di una pena capitale è ripreso, ma con tono del tutto diverso, nella Peste).

Lo Straniero viene pubblicato nel giugno del 1942 e si fa rapidamente notare. Il romanzo è molto apprezzato anche da Malraux: secondo lui gli editori non mancheranno di fare accostamenti con Sartre e Camus dovrà ignorarli. Il libro ha avuto molto successo, ha suscitato tanti commenti e molte interpretazioni; è stato studiato dal punto di vista letterario, stilistico, nella storia delle idee, della filosofia, della politica, del colonialismo.

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