Autore: Vila-Sanjuan Sergio
Casa Editrice: Salani editore
Genere: Narrativa storica
Traduttore: Elena Rolla
Pagine: 224
Prezzo: 14.90 €
La Spagna degli anni ’60 ha voglia di dimenticare la guerra: vent’anni sono ancora pochi, ma per chi è giovane e desidera approfittare al massimo della vita possono sembrare un tempo sufficiente per ricominciare a divertirsi. I locali di Barcellona fioriscono agli angoli delle strade, la città è la sede della Seat, la celebre casa automobilistica, e la stampa, la radio e la televisione fanno a gara a chi propone il programma e il servizio più innovativo.
In mezzo a questo fermento economico e culturale, si agitano le vite di quattro personaggi di classe sociale diversa. Tona, ricchissima, bellissima e vittima dei primi psicofarmaci, abbandonata dal marito che le ha portato via il figlio e che la ricatta per adulterio, un crimine riservato alle sole donne all’epoca. Antonio Luna, giovane di umilissime condizioni, arrivato in città per ritrovare la madre – e la sua storia si contrappone a quella di Tona, con un obiettivo comune da raggiungere, ricongiungersi alla propria famiglia – persa durante la guerra Civile. Juan Ignacio, pubblicitario con la passione per il cocktail gin e Fanta, dalle idee troppo progressiste per il regime franchista, che capirà a proprie spese dove arriva il limite della libertà nei confini della propria nazione. Infine, Casimiro Pladevell, magnate dell’industria che approfitta della situazione politica per allargare il proprio impero e permettersi anche il lusso di modernizzare la società secondo le proprie regole con risultati variabili.
“La morale, e in particolare la morale coniugale, è per la classe media. I poveri non se la possono permettere, e noi ricchi non ne abbiamo bisogno” (pag. 169). Negli anni ’60 spagnoli – come anche nei nostri anni ’60 – gli eccessi sconvenienti della società vengono puntualmente contraddetti da un attaccamento perverso al perbenismo imperante, e ciò che conta è l’apparenza. Il programma radiofonico Rinomicina ti cerca può quindi continuare ad esistere solo se non fa riferimenti alla guerra, anche se è lei la causa principale dell’impressionante numero di dispersi in Spagna; l’analisi lucida delle contraddizioni di un regime autoritario rivestito di una patina di modernità è corredata di una documentazione approfondita ed esaustiva. Barcellona non è lo sfondo di queste storie, è l’anello che le collega, con i suoi negozi, i suoi quartieri affascinanti – tra i quali spicca il Somorrostro, il barrio della spiaggia popolato di gitani e future ballerine di flamenco di fama internazionale – la sua folle movida notturna e il suo status di leader della rinascita della Spagna, appena entrata nella seconda fase del governo di Franco, caratterizzata da un’apertura a idee e leggi più liberali (fino a un certo punto).
Per raccontare le vite dei personaggi senza scadere nel sentimentalismo da soap opera, Sergio Vila-Sanjuán adotta uno stile narrativo distaccato, freddo, obiettivo: la sua pretesa è quella di un lettore intelligente, capace di valutare la gravità dei fatti senza che la voce del narratore sia costretta a lasciarsi andare alle emozioni. Sorprendente è la precisione con cui vengono descritte le trasformazioni della città dagli anni ’60 ad oggi, in un continuo gioco di rimandi tra passato e presente, per permettere al lettore di percepire a fondo i cambiamenti nei costumi e nella mentalità di una società desiderosa di riscatto.