
Autore: Angela Nese
Data di pubbl.: 2018
Casa Editrice: L'Argolibro editore
Genere: Raccolta di racconti
Pagine: 118
Prezzo: 12 €
Non mi stancherò mai di dirlo, la letteratura migliore si trova nei piccoli progetti editoriali, nelle case editrici che preferiscono stare ai margini. Vero che la logica moderna richiede visibilità, spettacolarizzazione e persuasione, ma ogni giorno proviamo sulla nostra pelle quanto, dal punto di vista culturale e artistico, tutto ciò sia deleterio. Non abbiamo subito un impoverimento, ma un depauperamento del pensiero in favore della vanità. Oggi, infatti, vende più la proposta letteraria di uno scrittore o la sua immagine? La risposta è scontata, almeno spero.
Fatta questa premessa, passiamo ora al libro della Nese, scrittrice di Castellabate che ci consegna una raccolta di racconti dal gusto metafisico, in cui la fantasia è al servizio della sperimentazione. Ed è proprio questo aspetto, ossia, la sperimentazione, che mi ha appassionato. Certamente, le ispirazioni della giovane autrice sono Borges e Kafka, ma ciò che riesce a determinare uno stile originale è la capacità della Nese di creare un confronto con la nostra società ossessionata dalla mancanza di tempo.
Il tempo, il bene più prezioso che abbiamo, come diceva Seneca, è il tema degli undici racconti che compongono questo libro. Il tempo come dimensione psichica, come luogo dell’anima, come annullamento, come cassaforte del passato e della memoria. Ma cosa supera i limiti imposti dal tempo se non il pensiero? La Nese parte da qui. I suoi personaggi sono avulsi dal mondo e percorrono quell’Universo personale racchiuso nella mente. Né nei sogni né nei ricordi esiste il tempo, in questi due posti, ai quali l’uomo accede attraverso il sonno e la nostalgia, si sviluppano le trame logiche… logiche in quanto è solo un altro sistema, che risponde ad altri algoritmi comportamentali.
Ma l’assenza del tempo, che garantisce l’eternità e l’immortalità, può donare la serenità e, soprattutto, è la soluzione a ogni preoccupazione? Anche in questo caso la risposta potrebbe sembrare scontata, ma tra le pieghe di questi racconti non ci sono risposte, bensì dubbi. Ed è questo un altro elemento che rende originale l’opera della scrittrice campana, ossia, donare dubbi al lettore. Donare, perché in un momento in cui si legge troppa letteratura definitiva, che ha la presunzione di spiegare tutto, questi racconti fluidi, di parole semplici e quotidiane, attraversano il problema senza risolverlo. Raccontano di un mondo senza tempo, di un uomo ossessionato dal tempo, di un’eternità inconcepibile qui-ora e che impossessandosi di noi ci toglie i ricordi, ossia, i respiri dell’anima.