Sono passati quasi settecento anni dalla morte di Dante Alighieri. Eppure il Sommo Poeta è ancora vivo. Non parlo delle letture che si fanno nelle scuole o nelle lectio magistralis universitarie, non mi riferisco nemmeno alle numerose iniziative che ci sono in questi giorni. Dante, infatti, una volta all’anno riceve il permesso dell’Altissimo di lasciare il Paradiso e di tornare sulla terra. Dante, pur avendo questa opportunità, non ha mai lasciato il Battistero e ha osservato, invisibile, l’umanità e la vita passare inesorabilmente anno dopo anno. Ma qualcosa di diverso sta per accadere. Una nuova piaga ha colpito Firenze e la città è deserta. Mancano anche i turisti che saltuariamente incuriosivano il Sommo Poeta. Solo un vagabondo circola per le strade. Ha rubato due birre e sta per essere arrestato ma in suo soccorso giunge una giovane ragazza di origine straniera: Grace. Quella ragazza attira subito lo sguardo invisibile del Sommo Poeta che decide di seguirla riavventurandosi per Firenze come non faceva da oltre settecento anni. Osservandola, Dante capisce che lei ha qualcosa di particolare, è uno spirito affine, dolce e gentile e quando riescea entrare in casa della ragazza, scopre che la giovane è grandemente innamorata del Poeta e dei suoi versi.
Qualcosa di nuovo nasce in Dante. Qualcosa che aveva descritto secoli prima. Forse ora che ha trovato Grace, non sarà più costretto a lasciare in Paradiso alla ricerca di qualcosa. Forse quel qualcosa lo ha trovato. L’Amore che non ha mai avuto. E mentre Dante si rammarica di non poter essere carne e ricambiare la giovane, ecco tornare il vagabondo che in realtà non è davvero un vagabondo ma qualcosa di più.
Ho deciso di pubblicare questa recensione proprio in questi giorni di avvicinamento alla Pasqua per due ragioni: la prima è che il libro è ambientato in questo periodo e mi piaceva molto l’idea di scrivre una recensione nello stesso tempo del racconto. La seconda ragione è..Dante. La sua Divina Commedia inizia nei giorni della Pasqua e scrivere di lui in questo periodo mi sembrava un bel modo (per me che adoro i libri ma non sono di certo una autorità) per dare il mio contributo al suo ricordo.
Chi sceglierà di leggere questo libro si ritroverà in una situazione davvero unica. Condividere i pensieri con il Sommo Poeta e dialogare con lui. Il Dante descritto da Giuseppe Conte è quasi la stessa persona che ha scritto la Vita Nova e le Rime. Un personaggio innamorato, profondo e poetico, vivo come sonmo vive le sue poesie e animato di un sentimento così straordinario da lasciare sbalorditi per la sua profondità.
Conte, con una prosa fantastica (e già lo amavo per le sue poesie, lette per caso nella biblioteca universitaria e tenute gelosamente sul comodino per recitarle alla mia fidanzata quando non riusciamo a dormire) ed evocativa riesce a incantare e acommuovere il lettore dimostrandosi ancora una volta un grande maestro del nostro tempo.
Il personaggio di Grace è bello, troppo bello per essere vero. Non sono riuscito a trovare una sbavatura in lei, un qualcosa di sbagliato che potessi rimproverarle per dire “non sei degna del Sommo Poeta”.
Forse mi piace più di Beatrice.
Interessante anche la scelta del nome, Grace (Grazia) che richiama ancora una volta il mondo religioso e filosofico in cui si mosse il Sommo.
Potrei continuare in un esercizio dialettico, dando finalmente un senso alle sudate carte (ops ho sbagliato autore) dei miei studi universitari ma non voglio tediare il lettore ulteriormente.
Solo un consiglio. Leggetelo.
Finirete per innamorarvi una seconda volta.