La fabbrica dei cattivi – Diego Agostini

Titolo: La fabbrica dei cattivi
Autore: Agostini Diego
Casa Editrice: Giunti Editore
Genere: Romanzo
Pagine: 282
Prezzo: 12.00 €

Alex e Mara sono soliti passare l’estate negli States e, dopo alcune esperienze in California dove hanno molti amici, da due anni “ un po’ per rendere le vacanze meno monotone e un po’ per esplorare qualche nuovo orizzonte” (pag.21) hanno optato per la Florida. Così, con i piccoli Giulia e Lorenzo, per il secondo anno sono tornati a Port Florence e qui la vacanza si rivelerà decisamente meno monotona.

Un giorno qualunque una fuga dalla spiaggia per un improvviso temporale tropicale costringe la famigliola ad una sosta in un centro commerciale per acquistare una maglietta asciutta. Giulia, la piccolina, si è addormentata. Alex e Mara, accompagnati da Lorenzo, la lasciano sola in auto per pochi minuti, giusto il tempo necessario per l’acquisto. La macchina è parcheggiata all’ombra, proprio di fronte alla vetrina del negozio, quindi non può succedere nulla. Invece i due incauti genitori, senza saperlo, hanno contravvenuto ad una legge dello Stato della Florida perché bastano pochi minuti per essere accusati di abbandono di minore. La situazione precipita. Alex e Mara si troveranno a dover affrontare le maglie della giustizia statunitense, scontrandosi con un muro di gomma.

L’io narrante è il protagonista, Alex. Il fatto che la narrazione sia soggettiva ci permette di vivere in prima persona le angosce di quest’uomo: quello che vive lui, di riflesso lo viviamo anche noi e, come lui, ci poniamo le sue stesse domande. Ci troviamo di fronte ad un diario lucido dove ben emerge l’inconscio del protagonista: è molto bravo lo psicologo Agostini in questo lavoro e perché la narrazione sia  più pregnante ha costruito frasi brevi, incisive, capaci di trasferire l’angoscia del protagonista nel lettore. La narrazione è incalzante.

Ma cosa è successo in seguito? Alex e la moglie Mara rimangono intrappolati in questa tela del ragno, i loro bambini vengono dati in affidamento temporaneo, le loro facce stanche e sofferenti vengono immortalate in foto segnaletiche. Vengono ammanettati, vestiti nella divisa arancione dei prigionieri, separati, interrogati aggressivamente nel tentativo di metterli l’uno contro l’altro, mescolati ai criminali comuni. Nessuno risponde alle loro domande. Un incubo, un orrore. La coppia rischia una pesante condanna per avere abbandonato la piccola e la conseguente perdita della potestà genitoriale.

In questo romanzo pare che nessuno voglia veramente capire i fatti. Il “sistema” agisce  mosso dall’unico bisogno di provare la colpevolezza dei due genitori: non solo non riesce a disincentivare il crimine, ma è la sua stessa soluzione ad alimentare il problema. Sono la tv e il web a fabbricare il vero colpevole. Ci sono infatti due sistemi con cui è impossibile battersi, dice l’avvocato di Alex: “quello della polizia e quello dei media“. Il web viene usato come forma di controllo, così che una reputazione infangata impedisce di avere una posizione sociale. Davanti al tribunale del web ogni individuo è sottomesso, impotente, sperando di non incappare nell’errore. Nel frattempo si è  colpevoli qualunque cosa accadrà “dopo”. Dove l’immagine è tutto, nessuno può ottenere giustizia. Sconcertante provare, attraverso l’esperienza del protagonista, come la polizia americana possa schiacciare l’individuo e come l’opinione pubblica, ottusa, possa fare il resto.

La fabbrica dei cattivi ci porta nei meandri della cultura americana, dove delinquenti e polizia sono legati da una invisibile catena simbolica. Un “buono”, un uomo innocente, può essere trasformato in “cattivo”, perché il sistema fabbrica criminali per garantire al paese sistemi di sicurezza efficienti. Così si genera la “fabbrica dei cattivi”. Credo che l’autore abbia voluto metterci di fronte a riflessioni importanti, prima tra tutte la distruzione di una persona comune, normalissima, a vantaggio di sedicenti eroi. Alex ce la farà a non farsi sopraffare dal sistema?

La trama, se pur grottesca, è così verosimile che tutto risulta plausibile e concreto e inchioda il lettore fino all’ultima pagina. Una vera narrazione psicologica dove l’attenzione si focalizza sui meccanismi mentali del protagonista: le sue emozioni, gli stati d’animo, le riflessioni consce e inconsce. Il fatto in sé non è che un mezzo per compiere un vero viaggio nel mondo interiore dell’individuo. Ai lettori, dunque, il compito di accompagnare Alex in questo viaggio.

 

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