Data di pubbl.: 2024
Traduttore: Bianca Martino
Pagine: 200
Prezzo: € 18,00
È uscito per Argolibri (nella collana Talee diretta da Andrea Franzoni e Fabio Orecchini) Ciò che scrivo non è scrivere (modelli di pensiero, problemi di poesia), un volume che raccoglie per la prima volta in Italia tre quaderni di Paul Valéry. Ego scriptor, il primo, era già apparso per Adelphi, gli altri due, Poésie e Poïetique, sono inediti.
Un’opera per frammenti in cui l’autore di Monsieur teste annota osservazioni sull’essenza della poesia, la composizione poetica, prende appunti sulla funzione della letteratura, sui rapporti stretti tra poesia, pensiero e filosofia.
Tutti e tre i quaderni trattano di poesia. Del fenomeno poetico umano o di quello linguistico combinatorio. Della poesia pura e dell’arte del rifiutare, scomparire e collegare armonici di suono e di senso.
Aforismi che vanno alla ricerca del senso nascosto della letteratura, scritti e appunti che indagano la compatibilità della poesia con i gradi della conoscenza e della coscienza.
In questi quaderni Valéry con una straordinaria lucidità di pensiero si perde nel tempo della parola che diventa scrittura.
«La poesia è il risultato della lotta tra le sensazioni e il linguaggio (e nel linguaggio includo le condizioni metriche, ecc.)»: «La poesia, – è raggiungere lo stadio dell’invenzione perpetua. Il verso non è altro che questo- lo stadio d’invenzione in sé, stabilizzato – è la regola del gioco e che ciò che si inventa non deve valere niente».
Per Valéry non esiste poeta senza poetica e scrivere significa partire dalle forme d’espressione alle cose, tramite la postura data dalla forma – postura che si completa necessariamente e si trova una ragion d’essere.
In virtù di tutto questo occorre per la poesia un’organizzazione personale tra le più delicate, se si vuol conquistare la verità e la purezza di questa produzione.
Nei Quaderni di Valéry, che è il suo personale Zibaldone, il pensiero poetante trova una casa solida e per il poeta filosofeggiare in versi è stato ed è ancora voler giocare alla lotteria secondo le regole degli scacchi.
«La poesia più preziosa è (per me) quella che è o che determina il presentimento di una filosofia».
Ciò che scrivo non è scrivere è un viaggio nel lavoro letterario di Paul Valéry: appunti, frammenti, osservazioni, annotazioni in cui il poeta riempie quaderni per raccontare il suo rapporto con la scrittura, con il pensiero e con la poesia, che per lui non è mai stata un fine ma uno strumento, un esercizio.
«E in questo percorso di poesia cosciente, Paul Valéry, col suo culto della lucidità, compie un passo decisivo e realizza forse l’identificazione più totale di pensiero e poesia che si sia mai vista dal versante della poesia. La poesia ha cessato di essere un sogno». Queste parole di Maria Zambrano riassumono magnificamente l’esperienza letteraria di Valry, grandissimo esteta e raffinato intellettuale che ha fatto della scrittura un modo con cui prepararsi a scrivere per un giorno impossibile.
In Ciò che scrivo per non scrivere entriamo nella visione letteraria del suo lavoro di scrittore (Scrivere mette in catene. Conserva la tua libertà») che si affida al segreto delle parole per raggiungere il culmine dell’essere.