Buio per i Bastardi di Pizzofalcone – Maurizio De Giovanni

Titolo: Buio per i Bastardi di Pizzofalcone
Autore: De Giovanni Maurizio
Casa Editrice: Einaudi editore
Genere: giallo
Pagine: 313
Prezzo: 18.00 €

Batman. Baaatmaaan. Il sussurro nel buio, nell’odore di umido, in mezzo alla polvere. Batman. Un fruscio del mantello, che fende l’aria davanti al viso di Dodo. Batman. Non lo vede, Dodo, perché è buio. Buio più della notte, più del ripostiglio che ha nella sua stanzetta, quello la cui porta non si chiude bene e spesso si apre da sola, cigolando”.

Fin dall’incipit il nuovo romanzo di Maurizio De Giovanni, secondo “capitolo”, che vede in azione “i Bastardi di Pizzofalcone”, ovvero la squadra del commissariato napoletano protagonista delle indagini contemporanee di questo apprezzato autore, ci trascina nella storia raccontata. E il buio gli dà il titolo. La storia ci coinvolge afferrandoci per lo stomaco, stringendocelo. Fin da subito è chiaro che il buio principale è quello della paura, dello smarrimento, dell’incapacità di difendersi. E’ il buio percepito da un bambino: Dodo, dieci anni, nipote di un ricco e ormai malato imprenditore napoletano, rapito seguendo un volto di donna che crede amica.

I particolari emergeranno dopo: i lineamenti dei personaggi che popolano il dramma, l’attesa, le parole e i silenzi arriveranno solo nelle pagine seguenti. Ma quella morsa allo stomaco è già lì, nella prima pagina, nelle prime frasi, brevi, di ricerca del giocattolo compagno di giochi che diventa ricerca e richiesta di aiuto. Il giocattolo eroe. Giocattolo che fa pensare ad altri eroi: il papà, il nonno, il piccolo Dodo vittima di un destino che lascia con il fiato sospeso sino alla fine e anche oltre. Ma eroi anche e soprattutto quelle persone chiamate dal proprio lavoro a investigare sul rapimento: i Bastardi, appunto. Quella squadra che qualcuno ha voluto mettere insieme attraverso casi umani, problematici, una squadra di apparenti sfigati che invece sfigati non sono. Quella squadra che di eroico ha le persone che la compongono, nella loro quotidianità, nella vita che li accompagna tutti i giorni, nelle loro personali storie di dolore, nelle personali sconfitte che non riguardano la professione, ma la loro vita, la loro esistenza. Ed eroi nel loro personale riscatto.

“Eroi. Ci sono tanti tipi di eroi, sapete. Non ce n’è mica uno solo. Gli eroi sono coraggiosi, non si smarriscono mai. Sanno a che cosa vanno incontro, guardano i nemici in faccia e li affrontano, senza paura” (pag. 157). Anche quando quei nemici sono loro stessi. E per se stessi.

Non c’è solo l’indagine, incalzante ritmo di una corsa contro il tempo, dove chi sembra buono non lo è così tanto, per cercare di ritrovare e salvare un bambino. In Buio c’è molto di più. C’è l’aspetto corale di una squadra che diventa quasi un unico personaggio, pur nella bella descrizione che De Giovanni dà di ciascuno di loro. C’è il quadro di una Napoli contemporanea dove non serve allontanarsi di tanto da dove ci si trova per trovare altri colori, altre situazioni, altre società. C’è, soprattutto, il porre il lettore davanti a un fatto drammatico che coinvolge, che non lascia indifferente, che  fa divorare quelle trecento pagine d’un fiato, come se anche la lettura diventasse una corsa contro il tempo per ritrovare quel bambino spaventato che dentro di sé si fa coraggio e si dimostra più grande dei grandi. La narrazione, anche quando lo sguardo che racconta non è quello di Dodo, ma dei grandi, non riesce a distanziarsi da ciò che prova quel piccolo prigioniero. Da quello che potrebbe accadere, da quello che accade, passo passo, sino alla fine.

 

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Prendete racconti per bambini e ragazzi, unitevi romanzi gialli, shakerate ed ecco che salto fuori io: letteratura per ragazzi e thriller sono passioni che mi accompagnano da sempre, insieme comunque alla condivisione del decalogo di Daniel Pennac con i suoi dieci imprescrittibili diritti del lettore. Che prevedono anche quello di “leggere qualsiasi cosa”, pur avendo una spiccata passione per quanto enunciato in apertura di presentazione. Pensando in ogni caso che nelle pagine, non sempre, ma in molti, moltissimi casi, uno scrittore ci sta donando qualcosa di profondamente suo: non per forza un ricordo, ma anche solo un modo di esprimersi, un ritmo narrativo, e ogni volta una creazione. E dunque una forza che va almeno conosciuta. Se poi questa forza avvolge fin da piccoli e aiuta a diventare lettori, oppure dissemina le pagine di indizi che trascinano chi legge in un’inchiesta al cardiopalma… allora conoscerla mi piace ancora di più.

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